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10 Dicembre 2013 - 12:48
Si erano conosciute perchè frequentavano la Parrocchia. L'anziana Mariangela Pescetto si era affidata ad Annamaria Barroero in un periodo difficile della sua vita: era da poco rimasta vedova, nel 2005, sola e abbandonata nella gestione di un grande patrimonio. L'amicizia si era fatta talmente forte che qualche anno dopo la Pescetto avevai intestato alla Barroero tutta la propria eredità. Ma qualcosa si era rotto, nel 2010, in quel rapporto, tanto da convincere l'ultrasettantenne a sporgere denuncia. E la Barroero è finita nei guai, imputata presso il Tribunale di Ivrea con l'accusa di appropriazione indebita insieme al figlio Andrea Coello e alla nuora Erika Aimonetto residenti a Chiesanuova.
Secondo l'accusa i tre avrebbe indotto la Pescetto, tra il 2008 e il 2010, a consegnare nelle loro mani somme elevate per un totale di quasi 700mila euro, destinati ad investimenti immobiliari con la "promessa di guardagni importanti" tra l'acquisto di alcune case a Cavagliè intestate al Coello per 535mila euro e prestiti, per restituirne poche briciole.
Gli imputati si difendono: sostengono che la Pescetto fosse perfettamente consapevole ed anzi che fosse stata proprio lei a decidere di intraprendere quegli investimenti in modo da "mettere al sicuro il denaro" dalle grinfie del fratello che temeva potesse prosciugarle tutti gli averi, come hanno peraltro confermato i testimoni della difesa interrogati venerdì scorso.
"Non voleva che le case fossero intestate a lei – ha affermato Andrea Coello, 40 anni, agente immobiliare sottoponendosi all'esame di fronte al giudice Ivana Peila -. Diceva che, effettuando gli investimenti, si sarebbe sentita giustificata con il fratello per la mancanza di disponibilità economica nei suoi confronti. Ero, ahimè, coinvolto personalmente, non porfessionalmente. In quel momento le volevo bene come fosse mia nonna per cui le consigliai i contatti con una società". Il rapporto cambiò poco dopo. "Al ritorno da un viaggio di dieci giorni a Megiugori – ha specificato Coello - ha cambiato idea, non so perchè. In un incontro successivo mi chiese tutta la documentazione. Ancor oggi, e sempre, le ho ribadito che gli investimenti erano a sua completa disposizione. Non volevo deludere la fiducia che mi aveva dato affidandomi tutto quel denaro". In quanto al testamento Coello ha sottolineato che "non ne sapevo nulla" e sugli aiuti economici ricevuti ha aggiunto che "solo in seguito mi disse che non si trattava di un anticipo sull'eredità ma di un vero e proprio prestito".
Il legale difensore Roberto Macchia ha prodotto diversi documenti relativi agli accordi. Addirittura l'amico del Coello che assistette al testamento ha raccontato: "era tutto molto tranquillo, la signora stava scrivendo, abbiamo preso un caffè" e sui problemi ha precisato "so solo che Coello voleva inetstare le case alla signora e lei non voleva".
"Non mi sono interessato – ha aggiunto, tra i testi della difesa, Silvano Coello di Agliè, altro figlio dell'imputata -. Ho solo detto a mia madre di stare attenta, le dissi: se la signora ha nipoti potresti avere dei problemi". L'altra figlia, Laura Coello, ha raccontato che "era in difficoltà, la Pescetto mi aveva offerto 20mila euro. Non ho accettato. Preferivo barcamenarmi. E' brutto avere debiti. Alla fine ho preso i soldi tramite mio fratello, li restituivo a lui o a mia cognata, 100 euro al mese, mi fidavo ciecamente. Riguardo al testamento mia madre mi disse della signora: è pazza".
Tra i testimoni è stato sentito, di fronte al Pubblico Ministero Roberta Bianco, anche l'ex Parroco che prestò servizio a Cuorgnè fino al 2009. Ha descritto la Barroero come una persona molto attiva e ha ricordato a grandi linee l'amicizia sbocciata con l'anziana.
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