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Cronaca
30 Dicembre 2025 - 19:23
Gran Bal Trad: denunce, indagini e silenzi dietro lo stop di Pianezze
Parliamo del Gran Bal Trad. Per vent’anni ha trasformato l’area naturalistica di Pianezze, a Vialfrè, in una piccola capitale europea delle danze e delle musiche tradizionali. Migliaia di persone da tutta Europa, un indotto economico significativo, un appuntamento diventato nel tempo identitario per il territorio. Oggi, però, quella storia si ferma. O, più correttamente, si interrompe. E non per un semplice “anno sabbatico”, come è stato raccontato.
Dietro la sospensione dell’edizione 2026 non ci sarebbe soltanto l’inasprimento dei vincoli ambientali imposti dalla Città metropolitana di Torino nelle Zone speciali di conservazione. Ci sarebbe anche e soprattutto un elemento rimasto finora ai margini del dibattito pubblico: l’esistenza di un fascicolo aperto in Procura a Ivrea e un’indagine avviata dalla Guardia forestale su presunti abusi "urbanistici".
Un passaggio che rappresenta l’epilogo – forse temporaneo, forse no – di una vicenda che affonda le sue radici almeno nel 2022, quando un consigliere comunale presentò esposti e denunce formali in Procura, sollevando dubbi puntuali sulla gestione dell’area e sull’impatto di eventi di massa ospitati in un sito sottoposto a tutela ambientale.
Denunce che, all’epoca, scivolarono quasi inosservate. Poca attenzione mediatica, fastidio politico palpabile, silenzio diffuso. Il festival andò avanti, l’area continuò a essere utilizzata e tutto parve procedere senza scossoni.
Oggi viene fuori che quelle questioni non sono rimaste lettera morta. L’apertura di un fascicolo in Procura e l’attività della Guardia forestale cambiano radicalmente la narrazione. Non si è più soltanto davanti a un confronto tra cultura e ambientalismo, tra grandi eventi e presunti “vincoli ideologici”. Qui si parla di verifiche, accertamenti, responsabilità che dovranno essere chiarite nelle sedi competenti.

Un dettaglio tutt’altro che marginale, perché ridisegna il contesto complessivo. Non è più solo una contrapposizione tra chi difende l’ambiente e chi difende le manifestazioni popolari. È una questione amministrativa e normativa, fatta di controlli, ipotesi di irregolarità e valutazioni che spettano ora alla magistratura. Ed è anche alla luce di questo scenario che vanno letti i nuovi vincoli e la prudenza – forse arrivata tardi – delle istituzioni.
Gli organizzatori del Gran Bal Trad raccontano una decisione “dolorosa” e ribadiscono che il festival non si ferma, ma “attende”. Pianezze - spiegano - non è un semplice spazio logistico, ma la casa del festival, il luogo in cui negli anni si è costruita una comunità viva, accogliente e partecipata. Una narrazione che restituisce bene il valore culturale dell’evento, ma che non può cancellare un dato di fatto: Pianezze è anche un sito naturalistico tutelato, con habitat delicati e specie protette.
Nei giorni scorsi anche la sindaca di Vialfrè, Lara Putto, ha espresso rammarico, rivendicando la volontà di continuare a lavorare “senza estremismi ideologici” per riportare grandi eventi nell’area. Una presa di posizione che risponde indirettamente alle critiche della Stazione Teriologica Piemontese, da tempo impegnata a denunciare l’incompatibilità tra manifestazioni di massa e la tutela di alcune specie animali, come pipistrelli e picchi.
Ma il nodo centrale non è ideologico. È amministrativo, ambientale e ora anche giudiziario. Perché se per anni Pianezze è stata attrezzata e utilizzata per grandi eventi, la domanda che oggi emerge con forza è semplice: tutto è stato fatto nel rispetto delle norme? E, se così non fosse, chi aveva il compito di vigilare perché non è intervenuto prima?
Il rischio concreto è che Pianezze paghi oggi il prezzo di una gestione troppo disinvolta del passato, in cui l’evento ha spesso prevalso sul contesto e le criticità sono state tollerate fino a quando non sono diventate un problema formale. E c’è un altro rischio, altrettanto reale: che il Gran Bal Trad, come già accaduto per l’Apolide Rock Festival, trovi altrove una nuova casa, magari oltre confine, in quei Paesi dove il rapporto tra grandi eventi e aree naturali è stato regolato prima e con maggiore chiarezza.
Gli organizzatori confidano nel dialogo e nelle iniziative avviate dal Comune per rivedere e limitare i vincoli. Ma il futuro dell’area eventi di Pianezze non dipenderà solo dalla buona volontà o dalla nostalgia per vent’anni di musica e danze. Dipenderà dagli esiti delle indagini in corso, dalle decisioni della magistratura e dalla capacità – finalmente – di definire regole chiare e compatibili tra tutela ambientale e uso pubblico.
Insomma, non è soltanto la storia di un festival che si prende una pausa. È la storia di un territorio che scopre la propria fragilità, di controlli arrivati tardi e di un equilibrio mai affrontato davvero fino in fondo. Raccontarla così, senza scorciatoie e senza narrazioni comode, è il minimo sindacale.
Il timore, non dichiarato ma evidente, è che la pausa del 2026 si trasformi in un addio definitivo. Che il festival migri altrove e che Pianezze resti con infrastrutture pensate per grandi eventi, ma senza eventi. E se davvero si vuole “ridare serenità e futuro” all’area, come auspicano gli organizzatori, la strada è una sola: fare piena chiarezza su ciò che è stato, assumersi le responsabilità e smettere di raccontare questa vicenda come se fosse soltanto colpa di qualche vincolo ambientale di troppo.
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