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Cronaca
09 Dicembre 2025 - 14:04
A5, la bambina sbalzata e uccisa a Volpiano: spunta il furgone che avrebbe provocato l’incidente e una terza auto che l’avrebbe investita
La sequenza che ha portato alla morte di una bambina di nemmeno tre mesi sulla A5 Torino-Aosta, sabato sera, non è più soltanto un mosaico di ipotesi: dalle prime verifiche della Procura, emerge che l’incidente non sarebbe stato autonomo, ma innescato dal tamponamento di un furgone, il cui conducente si sarebbe inizialmente fermato per poi fuggire. È un passaggio che sposta il baricentro dell’indagine, e lo sposta con forza. Si delinea la presenza di un primo veicolo che avrebbe urtato la Fiat 500X su cui viaggiavano la madre e la piccola, e di una seconda auto, ancora non identificata, che con ogni probabilità avrebbe investito la neonata dopo che era stata sbalzata fuori dall’abitacolo. Gli investigatori non nascondono la gravità di questa prospettiva: due fughe, due condotte omissive, un impatto devastante.
Sabato sera, intorno alle 20, l’auto della madre — una donna di 35 anni, residente con la famiglia a Quincinetto — ha iniziato a sbandare dopo un urto improvviso. La vettura ha carambolato sulla carreggiata, sfondando la siepe laterale e fermandosi fuori strada. Una dinamica violenta, compatibile con un tamponamento ad alta velocità. Nell’immediatezza non erano emerse tracce evidenti di altri mezzi coinvolti. Oggi, invece, il quadro è cambiato: testimoni già ascoltati e prime immagini acquisite dalle telecamere autostradali confermano la presenza del furgone. E confermano anche che, dopo un accenno di sosta, il conducente si è allontanato.

L’enigma centrale dell’inchiesta resta l’ovetto. Il seggiolino era presente, ed è stato escluso che la piccola fosse in braccio alla madre, come circolato nelle prime ore. Ma il punto decisivo è capire perché e come sia stato proiettato fuori dall’abitacolo, insieme alla bambina. Gli inquirenti stanno verificando l’effettivo posizionamento, il corretto aggancio, la resistenza dei sistemi di ritenuta. Un accertamento tecnico che richiederà tempo e che potrebbe determinare l’esatta qualificazione penale delle responsabilità.
L’ipotesi più drammatica sul tavolo è che la bambina, una volta finita sull’asfalto, sia stata travolta dalla seconda auto, quella che nessuno ha ancora identificato. Una presenza che non è più una congettura: gli elementi raccolti segnalano un veicolo che avrebbe colpito la piccola nella completa oscurità, avvolta in una copertina, invisibile a distanza. Il conducente non si è fermato.
La Polizia stradale di Torino-Settimo, che conduce gli accertamenti, ha trascorso due giorni a ricostruire ogni istante della scena: posizioni dei mezzi, tracce sull’asfalto, testimonianze, sequenze delle telecamere di sorveglianza presenti lungo quel tratto tra Settimo e Volpiano. Diversi automobilisti sono stati già ascoltati; altri verranno convocati nelle prossime ore per definire i minuti precedenti e successivi all’impatto.
L’intervento dei vigili del fuoco dei distaccamenti di Torino Centrale, Volpiano e Chivasso ha permesso di mettere in sicurezza la carreggiata e liberare l’area, mentre il personale del 118 di Azienda Zero ha tentato di rianimare la piccola, senza alcun risultato. Sul posto è arrivato anche il padre, un uomo di 47 anni, che si è ritrovato davanti a una scena impossibile da contenere.
La madre è stata trasportata all’ospedale Giovanni Bosco, dove è stata dimessa il pomeriggio successivo. Le sue dichiarazioni saranno determinanti: lo shock iniziale ha reso difficile ottenere un racconto lineare, ma sarà proprio lei, se e quando riuscirà, a colmare alcuni vuoti della ricostruzione.
La Procura di Ivrea procede con un fascicolo per omicidio stradale e fuga del conducente, aggravanti che si estendono ora a due veicoli. Il furgone, perché avrebbe causato l’incidente e sarebbe poi fuggito; la seconda auto, perché avrebbe investito la bambina senza fermarsi. Due comportamenti che, in prospettiva giudiziaria, assumono un peso enorme. Restano aperte anche altre ipotesi: manovre improvvise, concause non visibili, eventuali cedimenti strutturali dell’ovetto. Nulla, allo stato, può essere escluso.
Il nodo, oggi, non è soltanto ricostruire. È accertare il momento esatto in cui la vita della piccola si è spezzata. Se l’impatto con l’asfalto sia stato fatale o se la tragedia si sia consumata nei secondi successivi, con l’arrivo della seconda auto. È una distinzione che non cambia il dolore, ma cambia giuridicamente tutto.
Quello che rimane, mentre le indagini avanzano, è una notte di autostrada che ha inghiottito una vita appena iniziata. E un’indagine che corre contro il tempo, perché individuare chi non si è fermato — chi ha urtato, chi ha travolto, chi è scappato — è ora l’unico modo per dare un nome a una catena di responsabilità che non può restare sospesa.

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