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Cronaca
25 Novembre 2025 - 21:07
Nel giorno contro la violenza sulle donne lui la massacra di botte: orrore a Ivrea
È successo nelle palazzine ATC di via Buozzi proprio nella giornata contro le violenze sulle donne. Un paradosso crudele, quasi una bestemmia civile, mentre il Paese si preparava a sventolare fiocchi rossi e a pronunciare discorsi solenni. In un appartamento popolare, invece, c’era una donna di 45 anni che lottava letteralmente per restare viva. L’hanno trovata svenuta sul pavimento, in una pozza di sangue, con le costole rotte e ferite al collo e alla testa. Un miracolo che respira ancora solo grazie ai vicini che, sentendo le urla, hanno avuto la prontezza di chiamare il 112.
Quando i poliziotti sono entrati in casa, lui era ancora lì. Emanuele Trimarchi, italiano, 38 anni (37 per l’anagrafe, quasi 38), già noto alle forze dell’ordine, aveva ancora in mano il coltello con cui aveva infierito sulla compagna. Una scena brutale, agghiacciante. Gli agenti del commissariato di Ivrea, guidato da Domenico Giampà, lo hanno immobilizzato e arrestato per tentato omicidio. L’uomo, durante l’ammanettamento, avrebbe perfino cercato di opporre resistenza, urlando «Ma non toccate i miei due pitbull!» come se la sorte dei cani fosse più importante della vita della donna che stava massacrando da minuti interminabili.
È accaduto poco dopo le 23, alla vigilia della Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne. Una data simbolica, che ogni anno mette in fila i numeri di un massacro silenzioso: in Italia una donna viene uccisa ogni tre giorni, oltre 90mila chiedono aiuto ai centri antiviolenza, il 63% dei femminicidi avviene per mano di un partner o di un ex partner. Le statistiche raccontano tutto ciò che dovremmo sapere, ma niente di quello che continuiamo a non voler vedere: la violenza esplode soprattutto tra le mura domestiche, dove nessuno guarda e dove troppo spesso nessuno interviene.

Questa volta qualcuno ha avuto il coraggio di intervenire. Sono stati i vicini dell’ATC di via Buozzi a evitare l’ennesima tragedia. Sono stati loro a far scattare l’allarme che ha permesso ai poliziotti di entrare in quella casa trasformata in scena di guerra. E sono arrivati anche i sanitari del 118, che hanno soccorso la donna e l’hanno trasportata in codice giallo all’ospedale di Ivrea: non è in pericolo di vita, ma verrà ricordato per un soffio. È viva per miracolo, dicono fonti sanitarie. Un miracolo che, nella crudeltà dei fatti, non cancella ciò che ha vissuto: coltellate al collo e alla testa, fratture, sangue, paura.
Non risulta che la vittima avesse mai denunciato il compagno per maltrattamenti. Nessuna segnalazione ufficiale, nessuna precedente richiesta d’aiuto. Una storia purtroppo identica a quella di centinaia di donne che non denunciano – per paura, per dipendenza economica, per isolamento, per rassegnazione – e che finiscono nelle statistiche solo quando è troppo tardi.
Le indagini, ora, stanno ricostruendo cosa sia scattato nella mente dell’uomo e cosa abbia portato all’ennesima esplosione di violenza domestica. Gli investigatori del commissariato di Ivrea stanno lavorando per capire se ci siano stati segnali ignorati, episodi precedenti, escalation non emerse. Intanto il giudice, nelle prossime ore, valuterà la misura cautelare dopo l’arresto.
Resta l’immagine più amara: una donna a terra, esanime, e un uomo con un coltello in mano. Resta la domanda più inquietante: cosa sarebbe successo se i vicini non avessero chiamato? E resta soprattutto l’ironia tragica del calendario: mentre l’Italia si preparava alla giornata contro la violenza sulle donne, in un condominio qualunque si consumava esattamente ciò che quella giornata vorrebbe fermare.
Insomma, un’altra storia che non doveva accadere, e che invece si è ripetuta. Ancora. E ancora dietro una porta qualunque.
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