AGGIORNAMENTI
Cerca
Cronaca
01 Novembre 2025 - 12:15
Torino, la notte in cui il 118 non ha dormito: cinquanta chiamate, una generazione appesa a un bicchiere
Quante chiamate può reggere una notte di festa quando il divertimento deraglia? A Torino, la notte di Halloween lo ha messo alla prova: un’ondata di richieste al 118, telefoni incandescenti, sirene che squarciavano il silenzio tra piazze e periferie, e decine di ragazzi stesi sull’asfalto o riversi nei cortili dopo l’ennesimo bicchiere. Un bollettino che parla di molto più di una serata andata storta. Parla di un’abitudine che si ripete, di un confine sempre più labile tra leggerezza e rischio, e della necessità di affrontare il tema dell’alcol tra i giovani con strumenti seri, continui, credibili.
Alla centrale operativa di Torino, le prime chiamate sono arrivate poco dopo la mezzanotte. Poi un crescendo. Intorno alle quattro, il picco: “Venite, non si muove più!”, “Sta male, non riesce a respirare!”. Dall’altra parte del filo, voci giovani, tremanti. Diciassette, diciotto, diciannove anni, a volte anche meno. Ragazzi che, dopo una serata di festa, si sono trovati a lottare contro il panico e la paura di aver esagerato.
Almeno cinquanta le richieste di intervento per intossicazione da alcol in poche ore. Una macchina d’emergenza, quella di Azienda Zero, che ha reagito con prontezza, inviando ambulanze e personale medico tra i locali del centro e i ritrovi della cintura. I casi più gravi sono stati trasferiti negli ospedali cittadini. Molti altri sono stati assistiti sul posto. Codici verdi, per lo più, ma non solo: non sono mancati i codici gialli, quei casi in cui il respiro si fa incerto, la lucidità svanisce e la notte si trasforma in un rischio reale.
La fascia d’età colpita è quella che preoccupa di più. I protagonisti sono soprattutto diciottenni e diciannovenni, ma tra loro compaiono anche minorenni. Ragazzi che spesso bevono senza rendersi conto di quanto poco basti per perdere il controllo. Per loro, lo “sballo” è un linguaggio di gruppo, una forma di appartenenza. Ma dietro l’apparente leggerezza, si nasconde un rischio che cresce anno dopo anno, tra selfie, luci stroboscopiche e shot che bruciano in gola.

Eppure, la lezione di questa notte non è solo sanitaria. È sociale. Non basta correre quando la festa è già finita male: serve arrivare prima. È in quest’ottica che Azienda Zero sostiene da quattro anni “La vita non si beve”, un progetto promosso dalla Prefettura di Novara insieme a Polizia Stradale, Carabinieri, 118 e SerD dell’ASL. Nelle scuole, tra le quinte superiori, gli operatori raccontano cosa significa davvero bere troppo: cosa succede al cervello, al cuore, ai riflessi. Raccontano la vita reale, quella che non finisce su TikTok ma in pronto soccorso.
Questi percorsi funzionano perché non si limitano a dire “non farlo”. Parlano di conseguenze concrete. Insegnano a riconoscere i segnali, a chiamare i soccorsi, a non vergognarsi di chiedere aiuto. E costruiscono una rete che unisce scuola, sanità, forze dell’ordine e famiglie, una rete che può davvero salvare vite se entra in azione prima delle sirene.
Se un amico ha bevuto troppo, la prima regola è semplice: chiama il 118. Subito. Se respira male, non risponde o è agitato, ogni minuto conta. Poi resta con lui, mettilo su un fianco, proteggilo dal freddo e dal silenzio. Dimentica i “rimedi” improvvisati — niente caffè, niente docce fredde, niente farmaci — perché la prudenza, in quei momenti, è più efficace di qualsiasi leggenda metropolitana.
La notte di Halloween a Torino lascia due verità difficili da ignorare. La prima: l’alcol tra i giovanissimi è ancora una miccia accesa. La seconda: quando la prevenzione è reale, visibile e condivisa — come nel programma “La vita non si beve” — i comportamenti possono cambiare. Perché non si tratta di demonizzare la festa, ma di togliere fascino all’eccesso. Di restituire ai ragazzi il diritto di divertirsi senza rischiare di non svegliarsi il giorno dopo.
Le ambulanze, questa notte, sono arrivate in tempo. Ma la consapevolezza resta l’unico vero salvagente che funziona prima.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.