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Cronaca
28 Ottobre 2025 - 17:44
Lite per un parcheggio degenera a Collegno: 66enne accoltella un uomo di 47 anni
A pochi giorni dall’omicidio di Marco Veronese, Collegno torna a fare i conti con la violenza di strada. Stavolta, la scintilla è una lite per un parcheggio in corso Palmiro Togliatti. È il 23 ottobre quando, in pieno pomeriggio, una discussione tra due uomini si trasforma in un’aggressione armata.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Rivoli, il 66enne Antonio Rubicondo ha estratto un coltello e colpito un uomo di 47 anni, ferendolo all’avambraccio sinistro. L’uomo è stato soccorso dal 118 e trasportato all’ospedale di Rivoli, dove i medici lo hanno dimesso con una prognosi di dieci giorni. Rubicondo è stato arrestato con l’accusa di lesioni personali pluriaggravate e porto abusivo di armi, mentre l’arma è stata sequestrata.
Durante i momenti concitati dell’aggressione, anche il figlio convivente della vittima è intervenuto, impugnando un bastone di legno con cui ha mandato in frantumi il parabrezza dell’auto dell’aggressore. Un gesto impulsivo che ha contribuito ad alimentare il caos e a trasformare una lite banale in una scena di violenza collettiva.

L’episodio ha scosso una comunità già provata, ancora segnata dal recente omicidio Veronese, l’imprenditore 39enne ucciso pochi giorni fa a colpi di arma da fuoco. Fatti diversi, certo, ma uniti da un filo comune: la percezione di un clima di tensione crescente e l’impressione che la rabbia quotidiana stia trovando sempre più spesso sbocchi brutali.
Una lite per un parcheggio non dovrebbe mai finire nel sangue. Eppure, accade. Dietro ogni episodio come questo si nasconde un mix di stress sociale, intolleranza e impulsività, aggravato da una preoccupante diffusione di armi bianche tra comuni cittadini. È un segnale di disagio che interroga le istituzioni ma anche la società civile.
Le forze dell’ordine invitano a non affrontare direttamente situazioni di conflitto, ma a chiamare subito il 112 in caso di aggressioni o minacce. La prevenzione, ricordano, non passa solo dai controlli, ma anche dall’educazione al rispetto e alla gestione dei conflitti.
Collegno, intanto, si ritrova ancora una volta a interrogarsi su una domanda che non dovrebbe più essere necessaria: come può la quotidianità trasformarsi così rapidamente in violenza?
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