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04 Ottobre 2025 - 18:51
Abderrahmane Amajou
Non è tra i primi 26 italiani che rientreranno in patria entro stasera Abderrahmane Amajou, 33 anni, torinese e presidente di ActionAid Italia, fermato su una delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla diretta verso Gaza.
A dare l’aggiornamento è stato Abdullahi Ahmed, consigliere comunale del Partito Democratico a Torino, che in un post ha spiegato di aver ricevuto informazioni ufficiali dalla Farnesina: «Purtroppo Abderrahmane non ha firmato il foglio in cui avrebbe dovuto dichiarare di essere entrato illegalmente in Israele. Sta bene, ieri ha ricevuto il servizio consolare e l’assistenza legale». Il rifiuto di sottoscrivere il documento implica che dovrà comparire davanti a un giudice nei prossimi giorni.
«È molto importante tenere alta l’attenzione e monitorare la situazione», ha aggiunto Ahmed, invitando alla mobilitazione civile e istituzionale per garantire il rispetto dei diritti umani.
Anche il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha espresso pubblicamente la propria vicinanza e preoccupazione, con parole nette: «Chiediamo con forza che sia garantita la liberazione di Abderrahmane Amajou, torinese, presidente di ActionAid Italia e da sempre attivista per i diritti umani».
Lo Russo ha ricordato che Amajou si trovava «a bordo della Global Sumud Flotilla ed è attualmente detenuto in Israele insieme agli altri attivisti che hanno partecipato alla missione verso Gaza», ribadendo la necessità di un rilascio immediato nel pieno rispetto dei diritti delle persone coinvolte.
Il primo cittadino ha poi voluto sottolineare quanto la figura di Amajou rappresenti un orgoglio per la città: «Torino è orgogliosa del contributo che Abderrahmane, fondatore di Codiasco Piemonte – il Coordinamento delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale – per molti anni attivo in Slow Food e vicepresidente dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, ha dato e continua a dare alla nostra comunità».
Un impegno, quello del giovane attivista, radicato nei valori dell’inclusione, del dialogo e della cooperazione internazionale. «In queste ore difficili – ha proseguito Lo Russo – siamo accanto alla sua famiglia, agli amici e a tutta la comunità che lo conosce e lo stima per il suo impegno civile, sociale e culturale. Continuiamo a essere uniti nel sostenere chi agisce per la pace e nell’affermare ancora una volta l’importanza dei valori di giustizia e solidarietà».
Amajou, nato e cresciuto in Piemonte, è considerato una delle voci più autorevoli del terzo settore italiano. Alla guida di ActionAid ha promosso campagne di cooperazione, inclusione e diritti civili in Italia e all’estero. La sua presenza sulla Flotilla non era un gesto isolato, ma la prosecuzione coerente di un percorso di impegno civile che da anni lo vede in prima linea per i diritti dei popoli e la libertà dei più deboli.
La Global Sumud Flotilla, di cui faceva parte, è una missione internazionale di pace che aveva come obiettivo quello di portare aiuti simbolici e materiali a Gaza, denunciando il blocco imposto dal governo israeliano.
La vicenda di Amajou si inserisce in un contesto di grande tensione diplomatica e umanitaria, e il suo caso è diventato in poche ore un simbolo della resistenza civile e della libertà di coscienza.
Intanto, la città di Torino si stringe attorno alla famiglia dell’attivista, mentre continuano gli appelli per la sua liberazione. Le prossime ore saranno decisive per capire i tempi e le modalità della sua comparizione davanti al giudice israeliano.
Ma una cosa è già certa: da Torino a Roma, da ActionAid alle reti della cooperazione, cresce la mobilitazione per riportarlo a casa.
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