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Cronaca

Scontri alla Leonardo: auto dei dipendenti vandalizzate e intervento della polizia

Torino travolta dalla protesta pro Palestina nel giorno di Bezos e dello sciopero generale

Scontri alla Leonardo: auto dei dipendenti vandalizzate e scontri con la polizia

Scontri alla Leonardo: auto dei dipendenti vandalizzate e scontri con la polizia (foto: una della auto danneggiate)

La tensione è esplosa oggi pomeriggio davanti ai cancelli dello stabilimento Leonardo a Collegno, alle porte di Torino. Lo spezzone antagonista e sociale del corteo pro Palestina ha preso di mira il parcheggio dei dipendenti: decine di auto sono state danneggiate, vetri spaccati a colpi di pietre e fiancate imbrattate con vernice spray. Le scritte rosse e nere non lasciano spazio a interpretazioni: “Free Gaza” e persino “Kill Cingolani”, un riferimento diretto all’amministratore delegato dell’azienda, simbolo per i manifestanti del legame tra industria bellica e conflitto in Medio Oriente.

La situazione è rapidamente degenerata in scontri durissimi. I manifestanti, molti con il volto coperto, hanno sfondato i pannelli d’accesso al parcheggio e hanno iniziato a lanciare pietre e cubetti di porfido contro le forze dell’ordine. La polizia ha risposto con una fitta serie di lacrimogeni, che alcuni antagonisti hanno raccolto per rilanciarli a loro volta. Da un furgone arrivavano musica ad alto volume e slogan gridati al microfono: “Free Gaza, Free Palestine”. Una scena da guerriglia urbana che ha paralizzato la zona ovest della città.

La Leonardo era da settimane un bersaglio annunciato. I collettivi accusano il colosso dell’aerospazio e della difesa di “alimentare la guerra”, e la rabbia esplosa dopo l’abbordaggio israeliano della Global Sumud Flotilla ha fatto da detonatore. Torino è diventata l’epicentro delle mobilitazioni piemontesi: la città che ospita i grandi nomi dell’innovazione si ritrova a fare i conti con una protesta che intreccia il conflitto internazionale e il lavoro precario nei magazzini delle multinazionali.

Non è un caso che lo stesso giorno in cui a Torino parlava Jeff Bezos alle OGR, esaltando l’“ottimismo” e il futuro delle startup, a pochi chilometri di distanza i lavoratori di Amazon di Brandizzo incrociavano le braccia. Lo slogan scelto dal presidio mattutino era chiaro: “Blocchiamo tutto”. La rabbia dei lavoratori si è saldata con quella degli studenti, che dalle 9 si sono radunati al Parco Artiglieri da Montagna con lo striscione “Blocchiamo Bezos”, a pochi passi dalla sede dell’Italian Tech Week.

Il 3 ottobre diventa così una data simbolica per Torino: da un lato il festival dell’innovazione con Ursula von der Leyen, Elkann e Bezos a parlare di futuro, dall’altro le strade invase da scioperi, cortei e scontri. La città si è divisa in due narrazioni opposte: quella della Silicon Valley europea e quella della resistenza sociale che guarda a Gaza.

La notte precedente aveva già segnato un salto di livello nella protesta: le OGR, sede della kermesse tecnologica, erano state prese d’assalto da un gruppo di facinorosi che avevano devastato arredi e porte a colpi di aste e fumogeni. Quella stessa struttura, poche ore dopo, ha ospitato Bezos che parlava di “momento migliore per essere imprenditori”. Una contrapposizione feroce, plastica: mentre i leader globali inneggiano al futuro digitale, fuori si combatte con pietre e lacrimogeni.

La protesta

Gli episodi alla Leonardo hanno però segnato il passaggio più inquietante. Non più solo cortei o presidi simbolici, ma una vera e propria offensiva contro un’azienda considerata responsabile di “complicità” con la guerra. Le scritte sulle auto dei dipendenti hanno aggiunto ulteriore tensione, spostando il bersaglio anche su chi lavora dentro quelle fabbriche.

Sul fronte politico, le reazioni sono immediate. Matteo Salvini ha bollato i manifestanti come “teppisti” e non pacifisti, invocando misure drastiche come la cauzione preventiva per chi organizza i cortei. La Lega piemontese ha puntato il dito contro il sindaco Stefano Lo Russo, accusato di lasciare campo libero ai centri sociali mentre si trova in Giappone per una missione istituzionale.

Intanto lo sciopero generale indetto da S.I. Cobas blocca trasporti e scuole. Da ieri sera la città vive disagi diffusi: i binari ferroviari interrotti, i voli in ritardo a Caselle, i blocchi del traffico in corso Unità d’Italia, con cittadini divisi tra applausi e lamentele. La protesta non si ferma e si sposta verso il centro: il corteo antagonista è già rientrato in piazza Castello, cuore politico della città, scortato dalle forze dell’ordine per evitare nuovi assalti a Leonardo.

Torino si ritrova così schiacciata tra due mondi inconciliabili. Da un lato la vetrina internazionale dell’Italian Tech Week, con i riflettori puntati sul progresso e sugli investimenti; dall’altro la rabbia delle piazze che denuncia lo sfruttamento e la guerra. Il bilancio di questa giornata è fatto di auto devastate, scontri durissimi, disagi enormi e una città che, ancora una volta, si conferma terreno di scontro tra globalizzazione e resistenza sociale.

Una delle auto vandalizzate

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