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Cronaca

Cani e gatti segregati tra escrementi e buio: animali sequestrati dai Carabinieri Forestali (VIDEO)

Due cani malnutriti e sette gatti al buio senza cibo: scatta il sequestro e l’affidamento all’Enpa. Un caso che riporta al centro il tema del maltrattamento e le norme che lo puniscono

Cani e gatti segregati

Cani e gatti segregati tra escrementi e buio: animali sequestrati dai Carabinieri Forestali (VIDEO)

Una porta chiusa che nascondeva un inferno. È quanto hanno trovato i Carabinieri Forestali di Giaveno, con il supporto del servizio veterinario dell’Asl TO3, in una casa al piano terra di Coazze. All’interno, due cani e sette gatti sopravvivevano in condizioni definite “incompatibili con la loro natura”, tali da provocare gravi sofferenze e violare apertamente la normativa vigente.

La scena descritta dagli inquirenti è eloquente: i due cani erano rinchiusi in locali bui e angusti, con una sola finestra dotata di sbarre da cui potevano appena sporgere la testa. Non avevano ciotole d’acqua né spazi puliti per riposare, ma solo pavimenti ricoperti di escrementi e materiali pericolosi che potevano ferirli. Entrambi presentavano un evidente stato di malnutrizione, segno di incuria protratta.

I gatti non stavano meglio: confinati in due stanze senza luce, con il pavimento coperto di escrementi e circondati da sacchetti vuoti di mangime e attrezzi abbandonati. C’era solo un recipiente con acqua sporca, ma nessun cibo. Una condizione che ha reso urgente l’intervento dei veterinari per stabilire lo stato clinico degli animali e procedere immediatamente al sequestro penale.

Tutti i nove animali sono stati affidati all’Enpa, che ne curerà la riabilitazione e garantirà assistenza sanitaria. La proprietaria, una donna sulla cinquantina, è stata denunciata per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, reato previsto dall’articolo 727 del Codice penale, che punisce con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda fino a 10.000 euro chi abbandona o costringe animali a vivere in stato di sofferenza. Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari e saranno i giudici a valutare eventuali aggravanti e la responsabilità piena della donna.

Il caso di Coazze riporta drammaticamente l’attenzione su una piaga diffusa ma spesso invisibile: il maltrattamento animale. In Italia, oltre all’art. 727, esistono norme più severe come l’articolo 544-ter del Codice penale, che punisce con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa fino a 30.000 euro chi, con crudeltà o senza necessità, cagiona lesioni o sottopone un animale a sevizie. In più, il Codice civile riconosce oggi agli animali la qualifica di “esseri senzienti”, un cambiamento che ha rafforzato la loro tutela giuridica.

Nonostante il quadro normativo, le cronache continuano a restituire episodi di degrado e incuria. Spesso si tratta di situazioni che restano nell’ombra fino a quando non intervengono i Carabinieri Forestali, gli enti di protezione animali o i cittadini che segnalano casi sospetti. Nel solo 2024, secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, sono stati aperti oltre 1.500 procedimenti per reati di maltrattamento e detenzione in condizioni incompatibili. Numeri che confermano la persistenza di un problema culturale e sociale.

Il sequestro di Coazze si inserisce in questa cornice. Qui gli animali erano diventati invisibili, ridotti a vivere in stanze sporche e buie, senza la possibilità di soddisfare i bisogni minimi di movimento, alimentazione e socializzazione. Condizioni che non solo violano la legge, ma che mostrano un tradimento dei principi più elementari di convivenza con gli animali domestici.

Il lavoro dei Carabinieri Forestali, che dipendono dal Comando Regione Piemonte, assume dunque un valore cruciale. La collaborazione con l’Asl TO3 ha permesso di documentare le condizioni e certificare la gravità della situazione, passaggio indispensabile per formalizzare la denuncia. La custodia all’Enpa, nel frattempo, garantisce agli animali un futuro diverso, fatto di cure e di una possibile adozione.

Il destino della donna denunciata sarà deciso dai giudici, ma il caso lascia aperti interrogativi più ampi. Quanto spesso casi simili rimangono nascosti dietro le mura domestiche? Quante situazioni vengono denunciate e quante invece restano sommerse? La risposta sta anche nella capacità della società civile di non girarsi dall’altra parte.

Il sequestro di Coazze non è solo una notizia di cronaca. È l’ennesima testimonianza di come la tutela degli animali resti una sfida quotidiana, che passa per il rispetto delle norme, per la vigilanza delle istituzioni e per la consapevolezza dei cittadini.

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