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Cronaca
14 Settembre 2025 - 11:55
Daytona
Un piano veloce, studiato nei minimi dettagli, messo in atto con la consueta freddezza. Nei primi giorni di settembre, a Torino, è andato in scena l’ennesimo colpo della cosiddetta banda dei Rolex, un gruppo di rapinatori che ormai da anni fa tremare i proprietari di orologi di lusso. La vittima questa volta è un manager di 42 anni, sorpreso mentre percorreva corso Traiano a bordo della sua Porsche. Al polso, il prezioso Rolex Daytona in oro rosa che i malviventi gli hanno portato via in una manciata di secondi.
Un modello di Daytona
La scena si è svolta in pieno giorno, davanti agli occhi di automobilisti e passanti. L’uomo si è fermato a un semaforo nella zona di corso Maroncelli e, ripartendo, è stato urtato da uno scooter di grossa cilindrata. Un impatto apparentemente banale, sufficiente però a convincerlo a scendere dall’auto per controllare i danni. Proprio in quell’istante è entrato in azione il secondo rapinatore: con un gesto fulmineo gli ha bloccato il braccio e gli ha strappato dal polso l’orologio dal valore stimato intorno ai 40mila euro. Poi la fuga, a tutta velocità, con i volti nascosti sotto i caschi integrali.
Gli investigatori parlano di un modus operandi ormai rodato: il finto incidente serve a disorientare la vittima, mentre l’aggressione vera e propria è questione di dieci secondi. Un tempo brevissimo che lascia pochissimo margine di reazione e che permette ai banditi di sparire in un attimo.
La dinamica richiama altri episodi già avvenuti a Torino. Solo pochi mesi fa, in primavera, un imprenditore era stato derubato con lo stesso stratagemma mentre stava salendo sulla sua Mercedes parcheggiata in centro città. Anche in quel caso il bottino era un Rolex Daytona da circa 40mila euro, e anche in quel caso la fuga era avvenuta a bordo di uno scooter.
Non è un caso isolato, dunque, ma la conferma che in città agisce una banda esperta, capace di selezionare con precisione i bersagli. Manager, professionisti, imprenditori: chi indossa un orologio di lusso diventa un obiettivo. E l’allarme cresce, perché non serve trovarsi in zone isolate o in piena notte: ormai questi colpi si consumano alla luce del sole, tra semafori e strade trafficate.
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