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Cronaca

Cadavere in via Artom: Torino ancora sotto shock per un nuovo ritrovamento

Il corpo in avanzato stato di decomposizione scoperto in un appartamento di Mirafiori Sud. Indagini in corso, ipotesi di suicidio ma nessuna pista esclusa. È il quinto caso simile nel mese di agosto a Torino

Torino, via Artom 55: corpo in decomposizione trovato in un alloggio. Aperte tutte le piste

Via Artom

Un pomeriggio d’estate, in una delle vie più difficili della periferia torinese, si è consumata un’altra tragedia della solitudine. Sabato 30 agosto i vigili del fuoco e i carabinieri sono intervenuti al civico 55 di via Artom, a Torino, dopo la segnalazione di un forte odore proveniente dal vano scale. All’interno di un appartamento, chiuso da giorni, il ritrovamento è stato drammatico: il corpo senza vita di una donna di 55 anni, ormai in avanzato stato di decomposizione.

Le prime ipotesi parlavano di un caso ancora avvolto nell’incertezza, ma la ricostruzione delle ultime ore ha chiarito molti dettagli. La donna, reduce dalla fine di una relazione sentimentale e già provata da una depressione che la tormentava da tempo, si era trasferita nella casa della madre, un’anziana con gravi difficoltà cognitive. È lì che ha deciso di togliersi la vita, scegliendo di spegnersi lentamente nella vasca da bagno. La madre non si sarebbe accorta della tragedia, incapace di reagire e forse persino di comprendere quanto stava accadendo sotto i suoi occhi. Il corpo è rimasto nell’abitazione per circa una settimana, fino all’intervento dei soccorritori, che lo hanno trovato ormai ricoperto di insetti.

Sul posto, insieme ai carabinieri della compagnia di Mirafiori, è intervenuta anche la Sezione Investigazioni Scientifiche del RaCIS, incaricata di effettuare rilievi e raccogliere elementi per gli accertamenti tecnici. L’ipotesi prevalente è quella del suicidio, ma per fugare ogni dubbio si attende l’autopsia, il cui incarico sarà conferito lunedì.

foto archivio

Quello di via Artom non è un episodio isolato. In soli quindici giorni, quattro persone si sono tolte la vita a Mirafiori. Una sequenza agghiacciante che parla di dolore e isolamento. Il 15 agosto un uomo di 95 anni si è lasciato morire tra le fiamme dell’incendio che lui stesso aveva appiccato al suo appartamento di via Quarello, attendendo nella vasca da bagno che il fuoco lo avvolgesse. Pochi giorni dopo, un ragazzo di 28 anni ha scelto di spararsi, travolto da una delusione amorosa che non riusciva a sopportare. E ancora, un altro caso ha scosso il quartiere: un uomo ha vegliato per una settimana il corpo della sorella morta, senza chiedere aiuto a nessuno.

Mirafiori, già segnato da fragilità sociali e da un tessuto urbano difficile, diventa così lo specchio di un problema più ampio. Non solo cronaca nera, ma la fotografia di una città che fatica a intercettare le vite spezzate, invisibili, consumate nel silenzio. Via Artom, con il suo ultimo dramma, diventa simbolo di una ferita profonda: quella della solitudine che si trasforma in tragedia, senza che nessuno riesca a intervenire in tempo.

Dove e come chiedere aiuto

Affrontare il tema del suicidio non è mai semplice. Ma quando il dolore diventa insopportabile e sembra non esserci via d’uscita, sapere a chi rivolgersi può fare la differenza. In caso di emergenza immediata la prima cosa da fare è chiamare il 112, il numero unico per le urgenze, attivo in tutta Italia.

Chi invece vive una condizione di sofferenza interiore, o conosce qualcuno che possa trovarsi in pericolo, può contare su servizi dedicati all’ascolto e al supporto. Tra questi c’è Telefono Amico, raggiungibile ogni giorno dalle 10 alle 24 al numero 02 2327 2327. È disponibile anche una chat WhatsApp al 345 036 1628, attiva dalle 18 alle 21, per chi preferisce scrivere piuttosto che parlare.

Un altro punto di riferimento è Samaritans Onlus, che risponde al numero 06 77208977 (con costi legati al proprio piano tariffario). Anche in questo caso il servizio è attivo tutti i giorni, dalle 13 alle 22, offrendo ascolto e sostegno a chi si sente sopraffatto dalla propria situazione.

In momenti di fragilità può sembrare impossibile chiedere aiuto, ma tendere la mano resta il primo passo per non restare soli di fronte a pensieri che rischiano di trasformarsi in tragedia.

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