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Cronaca

Cinghiali padroni di Torino: branchi in strada, orti devastati e istituzioni assenti

Avvistati sette cinghiali serali nel Parco Colonnetti: residenti divisi tra curiosità e timori per la sicurezza urbana.

Cinghiali padroni di Torino: branchi in strada, orti devastati e istituzioni assenti

Cinghiali padroni di Torino: branchi in strada, orti devastati e istituzioni assenti

Non è più un episodio isolato, non è più neppure un fatto curioso da immortalare con lo smartphone e condividere sui social. A Torino, soprattutto nella zona sud della città, i cinghiali sono ormai di casa. Si muovono con disinvoltura tra le strade di Mirafiori, appaiono tra gli orti urbani, sbucano nei pressi del Sangone o del boschetto di Nichelino, attraversano vie trafficate come via Artom e strada Castello di Mirafiori. Una presenza che alterna stupore e paura, tenerezza e inquietudine, ma che soprattutto mette in evidenza un problema che non può più essere ignorato.

La scena si ripete con cadenza quasi quotidiana: un branco di dieci, dodici animali che sbuca dagli alberi e cammina sul marciapiede accanto alle auto in sosta, famiglie intere con i piccoli al seguito che si avventurano tra le coltivazioni degli orti urbani devastandole in pochi minuti, due grossi esemplari che attraversano la carreggiata sotto gli occhi esterrefatti degli automobilisti.

L’ultimo episodio, in ordine di tempo, risale al 26 agosto: sette cinghiali. Il 24 agosto atri due cinghiali. A Mirafiori Sud non era la prima volta e non sarà l’ultima: i residenti parlano di una presenza costante, tanto da non sorprendersi più, ma da temere per la sicurezza stradale e l’incolumità personale.

La situazione si ripete anche poco più in là, a Nichelino. A fine giugno sei esemplari hanno fatto capolino tra via Miraflores e il parco del Boschetto, costringendo le autorità a lanciare avvisi alla popolazione, soprattutto ad automobilisti e motociclisti. Basta una frenata improvvisa per trasformare l’incontro in tragedia.

Il punto, però, non è solo la paura. Gli esperti del Centro Animali Non Convenzionali dell’Università di Torino lo ricordano chiaramente: i cinghiali non sono pericolosi di per sé, a meno che non si sentano minacciati, in particolare quando ci sono i cuccioli. Il rischio maggiore riguarda i cani lasciati liberi e l’impatto con la circolazione. Ma dietro le raccomandazioni scientifiche si nasconde un disagio crescente: vivere in un quartiere dove è normale incontrare animali selvatici di oltre un quintale, spesso in branchi numerosi, non è certo rassicurante.

Non a caso il consigliere circoscrizionale Alessandro Nucera ha presentato un’interpellanza al Comune per chiedere un piano sistemico: monitoraggio, prevenzione, informazione ai cittadini e chiarimenti su come si intenda gestire un fenomeno che appare fuori controllo. Perché se in estate gli avvistamenti si moltiplicano, è evidente che il problema riguarda l’intero anno e non può essere liquidato come una semplice curiosità stagionale.

La Città Metropolitana ha un piano di contenimento, sulla carta ben definito, che prevede anche abbattimenti mirati e misure di biosicurezza per ridurre la popolazione di cinghiali, stimata in circa 30mila esemplari solo in Piemonte due anni fa. L’obiettivo dichiarato era dimezzarla, ma i fatti dimostrano che la presenza in città è tutt’altro che in calo. Nel frattempo, gli agricoltori dell’area del preparco della Mandria denunciano danni sempre più gravi alle coltivazioni, tanto che Coldiretti parla di “agricoltura in ginocchio” e chiede un intervento deciso da parte di Regione e parchi.

E mentre la politica discute, la magistratura indaga. A luglio, la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta sui rimborsi dei danni da cinghiali a Carmagnola, Carignano e Poirino, sospettando irregolarità nelle perizie e nelle rendicontazioni. Come se non bastasse l’invasione animale, ora ci si mette anche la gestione opaca dei risarcimenti.

Insomma, a Torino e dintorni i cinghiali non sono più un’eccezione ma una realtà quotidiana. Una realtà che divide l’opinione pubblica: tra chi sorride vedendo i piccoli trotterellare dietro la madre e chi, invece, li considera una minaccia diretta alla sicurezza. Una realtà che interroga le istituzioni: si può ancora parlare di convivenza forzata, o è arrivato il momento di un piano straordinario, rapido ed efficace?

Quando i cinghiali conquistano la città

“Torino Capitale del Cinghiale”.  Il cittadino è rassegnato. Esce di casa e invece di chiedersi se passerà il bus o se scatterà il rosso al semaforo, si domanda: “Oggi quanti ne incontro? Due, sei, dodici?”. Una volta ci si lamentava dei piccioni in piazza, adesso ci si lamenta dei cinghiali sotto il portone. È il progresso, baby.

C’è chi parla di emergenza, chi di problema di sicurezza, chi di danno all’agricoltura. Ma forse, in fondo, è solo un cambio di paradigma: se il Comune non riesce a garantire strade asfaltate, trasporti decenti o raccolta rifiuti puntuale, perché stupirsi se non riesce a contenere qualche migliaio di cinghiali? L’inefficienza è democratica: vale per tutto.

E allora ecco i comunicati stampa rassicuranti: “Nessun pericolo, i cinghiali sono innocui se non provocati”. Già, peccato che la provocazione, dal punto di vista di una bestia di 120 chili, possa essere semplicemente camminare sullo stesso marciapiede. Ma tranquilli: basta non avere un cane, non correre, non urlare, non muoversi. Insomma, basta non vivere.

Intanto loro, i cinghiali, si prendono la scena con la naturalezza di chi ha capito che la città è un banchetto a cielo aperto. Distruggono coltivazioni, attraversano le strade, fanno tremare automobilisti e motociclisti. Ma non sono clandestini, sono ormai residenti stabili, forse più radicati dei torinesi stessi.

E l’ironia finale? Mentre i cittadini si arrangiano, gli agricoltori piangono e gli esperti predicano calma, la Procura indaga sui rimborsi truccati dei danni da cinghiali. Anche lì, tra carte bollate e perizie sospette, il cinghiale diventa protagonista. Nemmeno nelle aule giudiziarie ci liberiamo di loro.

Forse è arrivato il momento di accettare la realtà: non siamo più noi a vivere in città, ma loro a tollerare la nostra presenza. Magari, tra qualche anno, voteremo un sindaco cinghiale. Almeno, per la prima volta, Torino avrebbe un’amministrazione che non si limita a grugnire.

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