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Cronaca

Bloccati sul Bric di Mezzodì a 2750 metri: salvati due escursionisti nella notte

L’allarme alle 22, il gelo, l’angoscia lungo la cresta e poi il salvataggio con l’elisoccorso di Azienda Zero Piemonte: recuperati in ipotermia due alpinisti rimasti intrappolati sulla montagna tra la Val di Susa e la Val Sangone

Bardonecchia, bloccati sulla cresta del Bric di Mezzodì: recuperati nella notte a 2.750 metri

Due escursionisti sono stati salvati nella notte dal Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, dopo essere rimasti bloccati lungo la cresta del Bric di Mezzodì, a quota 2750 metri. Una notte di paura che si è trasformata in un’operazione di salvataggio delicata e rischiosa, portata a termine grazie all’intervento congiunto delle squadre a terra e dell’elisoccorso di Azienda Zero Piemonte.

L’allarme è scattato intorno alle 22, quando i due, partiti al mattino con l’obiettivo di raggiungere la cima, non erano ancora rientrati. Amici e familiari, non vedendoli tornare, hanno dato l’allarme. I soccorritori hanno così iniziato a ripercorrere l’itinerario della salita, un percorso che si sviluppa lungo la cresta del Bric, caratterizzata da tratti esposti e da passaggi che, soprattutto in assenza di luce, diventano estremamente insidiosi.

scoccorso alpino

Con il calare della notte e il repentino abbassarsi delle temperature, la situazione dei due escursionisti è peggiorata. Intorno alle 2 di notte, per accelerare le operazioni e scongiurare rischi maggiori, è stato fatto decollare l’elicottero: con l’ausilio dei visori notturni e delle apparecchiature di bordo, l’equipaggio ha individuato i due dispersi e li ha recuperati con il verricello. Entrambi presentavano sintomi di ipotermia, ma le loro condizioni non destano preoccupazioni.

Il Bric di Mezzodì, con i suoi 2977 metri di altitudine, è una montagna delle Alpi Cozie settentrionali, situata tra la Val di Susa e la Val Sangone, nel territorio del Comune di Giaglione, a pochi chilometri da Susa. È una meta molto amata dagli escursionisti esperti, per i panorami spettacolari che offre: dalla sua cima, nelle giornate limpide, si possono ammirare il maestoso Rocciamelone, il Moncenisio, e verso sud l’ampio arco alpino che si apre fino al Monte Albergian.

Il nome stesso, “Mezzodì”, deriva dall’esposizione solare della montagna: un versante che guarda a sud, in piena luce, in contrapposizione ad altre cime della zona. La cresta, però, è un banco di prova che richiede preparazione, conoscenza dell’ambiente e soprattutto prudenza. In estate è un itinerario frequentato da alpinisti ed escursionisti allenati, mentre in inverno diventa un terreno da affrontare solo con attrezzature adeguate. Non a caso, episodi come quello di questa notte dimostrano quanto la montagna, anche nelle sue forme più accessibili, possa trasformarsi in un luogo ostile se non rispettata.

Il Bric di Mezzodì ha sempre esercitato un fascino particolare sugli appassionati di montagna: meno famoso rispetto ai “giganti” delle Alpi Cozie, rappresenta però una meta suggestiva che unisce natura selvaggia e storia locale. Non distante dal valico del Moncenisio, quest’area è stata nei secoli teatro di passaggi militari, di scambi commerciali e di episodi di resistenza. Ancora oggi, il territorio che circonda la montagna custodisce tracce di fortificazioni e mulattiere, memoria di un passato in cui le cime alpine non erano soltanto meta di alpinisti, ma vie strategiche di comunicazione.

L’operazione di salvataggio, durata diverse ore, è stata complicata anche dalle condizioni ambientali: il freddo della notte, la quota e la difficoltà di muoversi in sicurezza lungo la cresta hanno reso necessario l’intervento dell’elicottero, dimostrando ancora una volta quanto sia prezioso il lavoro dei soccorritori. Ogni anno centinaia di persone vengono recuperate sulle montagne piemontesi, spesso a causa di improvvisi peggioramenti del tempo o di sottovalutazioni delle difficoltà dei percorsi.

Un episodio che si conclude senza tragedia, ma che rappresenta un monito per chi ama la montagna: pianificazione, attrezzatura adeguata e rispetto dei tempi restano regole fondamentali per vivere in sicurezza l’esperienza dell’alta quota. Perché la montagna regala emozioni straordinarie, ma non perdona leggerezze.

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