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Cronaca

Addio a Luigi Mercurio, il visionario dell’Olivetti che portò l’Italia nell’era del personal computer

Mancato a Milano il 20 agosto, fu tra i protagonisti del progetto M24 e della nascita di Olteco. La moglie Gabriella, i figli Alfredo, Sara con Mike e i nipoti Matteo e Sofia ne annunciano la scomparsa. Il funerale si è tenuto venerdì 22 agosto alla parrocchia Santa Maria Segreta di Milano

Addio a Luigi Mercurio, il visionario dell’Olivetti che portò l’Italia nell’era del personal computer

Luigi Mercurio

Il 20 agosto è mancato, a Milano, Luigi Mercurio,  un uomo che ha intrecciato il suo nome a quello della più grande avventura industriale italiana del Novecento: l’Olivetti. Non era un semplice dirigente, non era un tecnico qualsiasi. Era uno di quelli che hanno saputo trasformare un’intuizione in un progetto concreto, capace di portare Ivrea nel cuore del dibattito tecnologico internazionale. La sua è la storia di chi, dentro i capannoni e gli uffici dell’azienda di Adriano, ha creduto che il computer non fosse solo una macchina per specialisti, ma uno strumento che avrebbe cambiato il mondo.

Luigi Mercurio viene ricordato come il responsabile della Direzione Informatica Distribuita. Un incarico che potrebbe sembrare tecnico, quasi burocratico, ma che in realtà significava avere tra le mani le chiavi del futuro. A lui fu affidato uno dei progetti più ambiziosi della Olivetti: il personal computer M24, presentato nel 1984 alla fiera di Hannover. In un’epoca in cui l’IBM dominava la scena mondiale, Mercurio spinse la sua squadra a immaginare un PC che non fosse solo compatibile, ma addirittura più veloce, più elegante, più vicino a quell’idea di tecnologia amica delle persone che aveva reso grande la tradizione eporediese. Non a caso il design del M24 fu curato dallo studio di Ettore Sottsass, quasi a sottolineare che la bellezza e l’innovazione potevano e dovevano camminare insieme.

Luigi Mercurio

Chi ha lavorato con lui ricorda le giornate febbrili tra Ivrea, Milano e Cupertino. Racconti di aerei presi all’ultimo minuto, di specifiche cambiate in corsa, di riunioni in cui Luigi Mercurio ripeteva tre parole semplici ma decisive: compatibilità totale, velocità doppia, un video decoroso. Da lì nacque il computer che riuscì a conquistare il mercato europeo e a farsi strada persino negli Stati Uniti, grazie a un accordo con la AT&T. Un risultato che ancora oggi viene considerato uno dei momenti più alti della storia dell’informatica italiana.

Ma ridurre la figura di Mercurio al solo M24 sarebbe ingiusto. Già nel 1980 aveva intuito l’importanza delle telecomunicazioni e guidato la nascita della Olteco – Olivetti Telecomunicazioni SpA, una società autonoma con funzioni di ricerca, sviluppo, produzione e vendita. Lì si progettavano terminali telex, reti locali, centrali PABX e prodotti telematici. In altre parole, si gettavano le basi per quell’universo digitale che oggi ci sembra scontato ma che allora era materia da pionieri. Luigi Mercurio era uno di questi pionieri, capace di vedere oltre l’orizzonte immediato, di investire su settori che sarebbero esplosi solo anni più tardi.

E ancora, va ricordato il suo ruolo nello sviluppo di sistemi come l’E900 e le linee L1/M30–M60, i minicomputer che rappresentavano la sfida italiana ai colossi internazionali. Non erano esperimenti da laboratorio, ma prodotti concreti, con cui Olivetti tentava di ritagliarsi uno spazio autonomo e originale nel mondo dell’informatica. Le testimonianze raccontano di un uomo capace di scegliere, di assumersi responsabilità, ma anche di discutere animatamente con i suoi collaboratori pur di arrivare alla soluzione migliore. In un’azienda dove l’innovazione era cultura prima ancora che strategia, Mercurio rappresentava la capacità di tradurre quella cultura in risultati tangibili.

La sua vicenda personale si intreccia inevitabilmente con le fortune e le sfortune della Olivetti. Gli anni Ottanta furono quelli della grande espansione, delle sfide globali, dei successi ma anche delle prime difficoltà. In quel contesto, Luigi Mercurio non si tirò indietro, consapevole che l’informatica stava cambiando e che serviva osare. Lo fece sempre con lo spirito di chi credeva che la tecnologia dovesse restare a misura d’uomo, un principio che aveva imparato dall’eredità di Adriano Olivetti e che cercò di mantenere vivo nelle scelte concrete di ogni giorno.

Oggi, a distanza di decenni, parlare di lui significa ricordare un pezzo di storia che non riguarda solo Ivrea o i suoi ex colleghi, ma un intero Paese che per un momento seppe competere ad armi pari con i giganti dell’innovazione. Luigi Mercurio appartiene a quella generazione di ingegneri, dirigenti e visionari che hanno scritto pagine irripetibili. Non era un uomo da prime pagine, preferiva il lavoro dietro le quinte, ma senza di lui non ci sarebbe stato l’M24, non ci sarebbe stato il sogno di un’Italia protagonista nel mondo dei computer.

La sua morte lascia un vuoto non solo tra chi lo ha conosciuto personalmente, ma anche in chi, guardando indietro, si rende conto di quanto quelle scelte abbiano contribuito a plasmare il nostro presente. Quando oggi accendiamo un portatile, lavoriamo in rete o ci colleghiamo a una videoconferenza, forse non pensiamo a Ivrea e ai suoi protagonisti. Ma dietro a tutto questo ci sono uomini come Luigi Mercurio, che con coraggio e competenza hanno aperto la strada.

Il funerale si è tenuto venerdì 22 alle ore 14.45 presso la parrocchia Santa Maria Segreta, in via Gian Battista Bazzoni 2 a Milano.  Ne hanno dato notizia l moglie Gabriella, i figli Alfredo, Sara con Mike ed i nipoti Matteo e Sofia annunciano con dolore la scomparsa di Luigi Mercurio.

Ricordarlo significa dunque non soltanto onorare la memoria di una persona, ma restituire dignità a un’intera stagione in cui l’Italia seppe innovare, rischiare e indicare una direzione al mondo. Luigi Mercurio se n’è andato, ma le sue macchine, i suoi progetti e soprattutto la sua visione restano come eredità viva. E per chi oggi a Ivrea e nel Canavese continua a parlare di innovazione, il suo nome è e resterà un punto di riferimento imprescindibile.

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