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Cronaca
14 Agosto 2025 - 21:51
Filetti di Merluzzo d'Alaska
Una cotoletta di merluzzo, un filetto impanato, un formaggio di capra e persino una mozzarella. Non è la lista della spesa, ma l’elenco degli alimenti che Carrefour Italia ha ritirato dagli scaffali negli ultimi giorni. Una raffica di richiami che, nel pieno di agosto, ha sollevato timori e preoccupazioni tra i consumatori. In ballo non c’è un semplice problema di qualità, ma un rischio sanitario serio: la possibile contaminazione da Listeria monocytogenes, un batterio pericoloso soprattutto per le persone fragili.
I richiami sono stati pubblicati a raffica tra l’8 e il 13 agosto. Il primo riguarda le cotolette di merluzzo carbonaro in pastella, confezione da 200 grammi, marchio Carrefour Il Mercato, lotto 5212531, con scadenza al 17 agosto 2025. Solo ventiquattr’ore dopo è arrivato un secondo avviso per i filetti impanati di merluzzo d’Alaska, sempre della stessa linea, confezione da 220 grammi, lotto 5213532, in scadenza il 18 agosto 2025. Prodotti apparentemente innocui, destinati spesso a finire nelle cucine delle famiglie con bambini, ma che in questo caso portavano con sé un rischio troppo alto per essere sottovalutato.
Il terzo richiamo, datato 11 agosto, ha riguardato invece un formaggio francese: il Buche Chèvre “La Belle du Bocage”, della Fromagerie Chavegrand. Una specialità di capra che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto portare in tavola gusto e tradizione. In realtà, anche qui i sospetti di contaminazione da listeria hanno imposto lo stop: le scadenze coinvolte vanno dal 25 luglio al 12 agosto 2025.
Come se non bastasse, il 13 agosto Carrefour ha annunciato un quarto richiamo, questa volta non per motivi microbiologici ma per possibile presenza di corpi estranei metallici. Nel mirino la mozzarella maxi pack 3 della Granarolo, lotto N5205E, scadenza 18 agosto 2025. Un avviso che fa riflettere: non si tratta solo di rischi invisibili come i batteri, ma addirittura della possibilità di trovare metallo in un alimento fresco e diffusissimo come la mozzarella.
Il colosso della grande distribuzione ha diffuso un comunicato con raccomandazioni precise: “Si invitano i consumatori a non consumare i prodotti segnalati, a restituirli al punto vendita dove sono stati acquistati oppure a smaltirli in modo appropriato”. Per chi avesse già ingerito uno di questi alimenti, e manifestasse sintomi come febbre o mal di testa, il consiglio è di rivolgersi subito al proprio medico curante. La listeriosi, infatti, non è un problema da sottovalutare: può provocare gravi complicazioni nelle donne in gravidanza, negli anziani e nelle persone immunodepresse.
Il numero verde 800 650 650 è stato messo a disposizione per fornire chiarimenti e assistenza ai clienti. Un’iniziativa necessaria, visto che la notizia ha generato una vera e propria ondata di preoccupazione, amplificata anche dal contesto: in Francia, lo stesso produttore del formaggio di capra aveva già disposto ritiri dopo due decessi collegati alla listeria.
La vicenda riporta al centro il tema della sicurezza alimentare e dei controlli. La catena della distribuzione moderna si basa su procedure rigide, ma episodi come questi dimostrano che il rischio zero non esiste. I richiami, pur essendo strumenti di trasparenza e tutela, mettono in evidenza quanto il percorso dal produttore al consumatore sia complesso e quanto facilmente una falla possa avere conseguenze pesanti.
Il calendario dei ritiri, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, racconta di una macchina che cerca di muoversi in fretta, ma che inevitabilmente lascia i cittadini con una sensazione di incertezza. E il tempismo non è irrilevante: parliamo di prodotti con scadenze ravvicinate, destinati a essere consumati nel giro di pochi giorni. È dunque possibile che parte delle confezioni fosse già finita nei frigoriferi delle famiglie quando gli avvisi sono stati pubblicati.
Insomma, quello che emerge da questa vicenda è un doppio messaggio. Da un lato, la dimostrazione che i controlli funzionano e che Carrefour non ha esitato a ritirare i prodotti sospetti. Dall’altro, la fragilità del sistema, che si affida alle comunicazioni pubbliche per fermare il rischio quando i prodotti sono già stati messi in vendita. Una corsa contro il tempo, che fa capire quanto la sicurezza alimentare sia un bene prezioso ma anche terribilmente delicato.
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