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Cronaca

Torino trema! Rear: soldi pubblici per case private. Indagati Laus, Carretta e Grippo. Il Pd affonda nel fango

Dalla casa della mamma all’appartamento romano, dagli stipendi fantasma ai tre milioni della pandemia: la procura chiude l’inchiesta sulla cooperativa Rear. Otto indagati, mezzo Pd torinese nell’occhio del ciclone. Il “sistema Torino” crolla sotto il suo stesso peso

Torino trema! Rear: soldi pubblici per case private. Indagati Laus, Carretta e Grippo. Il Pd affonda nel fango

Mauro Laus

Soldi della cooperativa usati per fini privati, case tra Torino, Roma e Riva del Garda intestate a Rear ma vissute da parenti stretti, stipendi percepiti senza prestazione lavorativa, e tre milioni di euro pubblici ottenuti nel 2021 forse senza diritto: è questo il cuore dell’inchiesta sulla cooperativa Rear, un tempo fiore all’occhiello della Torino riformista, oggi epicentro di un terremoto giudiziario che scuote le fondamenta del Partito Democratico piemontese. La procura di Torino ha chiuso le indagini e ha notificato l’avviso a otto persone, tra cui il deputato Mauro Laus, l’assessore ai Grandi Eventi del Comune di Torino Domenico Carretta, e la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo.

L’inchiesta, coordinata dal pm Alessandro Aghemo, si è concentrata su una gestione opaca della cooperativa Rear, società attiva nel settore dei servizi di logistica, sicurezza e accoglienza, e per anni asse portante del cosiddetto “Sistema Torino”. Secondo gli investigatori, Mauro Laus, socio della cooperativa ma di fatto considerato il dominus dell’intera struttura, avrebbe gestito Rear come una propria impresa familiare. A risultare indagati, insieme a lui, ci sono anche la moglie Maria Cardone, la cognata Valeria Cardone e i figli Giuseppe e Vittorio Laus.

Le accuse mosse sono pesanti: malversazione di erogazioni pubbliche, infedeltà patrimoniale, conflitto di interessi, atti dispositivi dannosi per la società. Il quadro descritto dalla Guardia di Finanza è quello di una confusione sistematica tra ambito privato e aziendale. Secondo gli inquirenti, la moglie di Laus avrebbe concesso in affitto alla Rear un alloggio a Torino, in zona Santa Rita, per 6.700 euro l’anno. Ma quell’alloggio – sempre secondo le indagini – era usato dalla madre del deputato, e “ogni tanto anche dallo stesso Laus”, come confermato dai vicini.

Altri immobili sarebbero stati affittati a Rear per cifre consistenti – tra cui un appartamento a Riva del Garda (9.700 euro l’anno) e un box auto (16.800 euro) – ma non vi si sarebbe mai svolta alcuna attività aziendale. A Roma, un alloggio in via della Stelletta sarebbe costato 33.600 euro annui alla cooperativa, ma usato come appoggio privato da Laus durante le sue trasferte parlamentari. Anche un altro appartamento in via dell’Arcivescovado a Torino figura tra quelli “a uso Rear”, ma utilizzato per scopi del tutto personali.

Il secondo filone dell’inchiesta riguarda la retribuzione di lavoratori in assenza di reale prestazione lavorativa. Secondo la procura, Laus avrebbe dichiarato come lavorative ben 787 giornate tra il 2018 e il 2021, incassando 190.534 euro da Rear. Ma in almeno 205 di quei giorni, l’onorevole era fisicamente a Roma, impegnato nell’attività parlamentare. Un’anomalia analoga viene contestata a Domenico Carretta, formalmente “impiegato di livello C” nella cooperativa e socio dal 2011, che avrebbe continuato a percepire uno stipendio da Rear anche durante il periodo in cui era in aspettativa per l’incarico politico. Nel 2021 avrebbe dichiarato di aver lavorato 80 giorni, ma la procura contesta la sua presenza in azienda. Tra il 2016 e il 2021 ci sarebbero poi almeno 27 giornate in cui l’assessore era impegnato in Consiglio comunale e non presso la sede della cooperativa.

Anche Maria Grazia Grippo è coinvolta per dinamiche simili, sebbene con un numero inferiore di giornate contestate. Per i figli di Laus, il sospetto è che risultassero al lavoro in Rear mentre in realtà frequentavano corsi universitari. Infine, c’è l’enorme capitolo del fondo pubblico da tre milioni di euro ottenuto da Rear nel 2021 per sostenere i dipendenti durante la pandemia. Una somma erogata dallo Stato, il cui utilizzo appare ancora oggi opaco e poco tracciabile, al punto da costituire uno dei capi d’accusa centrali del fascicolo.

“Si tratta di un atto che attendevamo da tempo, fin da quando abbiamo appreso dell’avvio delle indagini da parte della procura. Già allora il mio assistito aveva manifestato piena disponibilità a rendere dichiarazioni ai magistrati, con l’intento di chiarire ogni aspetto della propria condotta nella convinzione che ogni dubbio sulla correttezza delle sue determinazioni potesse essere fugato”, ha dichiarato l’avvocato Maurizio Riverditi, difensore di Mauro Laus. “Oggi, dopo avere finalmente avuto accesso agli atti, possiamo confermare la nostra fiducia: si tratta di questioni di natura esclusivamente operativa, su cui peraltro è già intervenuta una ispezione ministeriale che ha consentito di fare piena chiarezza. Va altresì precisato che i profili di indagine non hanno alcun collegamento con l’attività politica svolta da Laus, Carretta e Grippo, né attengono in alcun modo agli appalti aggiudicati dalla società”.

Il sindaco di Torino

Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo

Sul fronte politico, la notizia ha avuto un impatto deflagrante, soprattutto tra le file del Partito Democratico torinese. Mauro Laus, oltre ad essere stato presidente del Consiglio regionale e senatore, è uno dei principali kingmaker del partito in Piemonte: a lui si devono le candidature unitarie di Domenico Rossi e Marcello Mazzù per la segreteria regionale e cittadina del Pd, e suo è l’impegno diretto per la candidatura a sindaco di Stefano Lo Russo.

Lo stesso Lo Russo, uscendo da una seduta del Consiglio comunale presieduta da Grippo, ha glissato: “Sapete che non commento mai le vicende giudiziarie. Non lo faccio per le sentenze, non lo faccio nemmeno per la chiusura dell’inchiesta”. La linea ufficiale è di separazione tra vicenda giudiziaria e attività amministrativa.

Ma non mancano voci critiche, anche dentro l’aula. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio comunale Andrea Russi ha ricordato come già nel 2023 il M5S avesse sollevato il caso Rear.

“Invece di aprire un confronto, l’amministrazione aveva scelto il silenzio. Di fronte a un’indagine che ha coinvolto direttamente figure istituzionali, sarebbe stato doveroso offrire al Consiglio una comunicazione chiara. Chiediamo che si faccia piena chiarezza e che il Consiglio venga messo nelle condizioni di conoscere tutti gli aspetti politici e amministrativi. È una questione di responsabilità verso la città”.

Dura anche la posizione di Forza Italia, con il senatore Roberto Rosso e il segretario cittadino Marco Fontana.

“Ci eravamo quasi scordati che fossero sotto indagine, vista la solita cortina fumogena che il Sistema Torino tende a creare per occultare i problemi che investono, come uno tsunami, i propri eletti”. E ancora: “Siamo curiosi di capire quale Partito Democratico avremo di fronte: quello ipergarantista nei confronti del sindaco di Milano Sala o quello giustizialista che si attiva se in difficoltà è un esponente del centrodestra?”.

Dalle chat dei militanti Pd, specie dell’area riformista, trapelano sentimenti di “sconforto” e “rammarico”. L’alleanza giallorossa torinese, già fragile, esce ulteriormente indebolita. Il campo largo che Elly Schlein avrebbe voluto come alternativa alla destra si allontana. E non solo per motivi ideologici.

Mentre i diretti interessati mantengono il silenzio o si affidano alle parole degli avvocati, il quadro si fa sempre più delicato. La politica osserva e calcola, la magistratura prepara l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. E Torino, ancora una volta, si ritrova nel centro di una bufera che mescola potere, denaro pubblico e opacità. Un déjà-vu che, dopo i casi Gallo e Porcedda, si ripresenta con la forza di uno schiaffo.

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