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Cronaca

Incidente a Porto Sant’Elpidio: è morto Felix Baumgartner, l’uomo del volo supersonico

Era diventato famoso per il salto da 39mila metri e per aver superato il muro del suono

Addio a Felix Baumgartner: il mondo degli sport estremi perde una leggenda

Incidente a Porto Sant’Elpidio: è morto Felix Baumgartner, l’uomo del volo supersonico

Un attimo. Un malore. E la leggenda è crollata dal cielo. Felix Baumgartner, 56 anni, il base jumper più famoso al mondo, è morto nel pomeriggio di mercoledì 17 luglio a Porto Sant’Elpidio, in provincia di Fermo, durante un volo in parapendio. Sono da poco passate le 16 quando l’atleta austriaco perde il controllo del mezzo e precipita in una piscina privata all’interno di una struttura ricettiva. Con lui, colpita di striscio, anche una giovane donna, rimasta ferita in modo lieve. Baumgartner, invece, non ce la fa. Poco dopo l’impatto è colto da arresto cardiaco. I soccorritori del 118 lo trovano incosciente e in arresto: tentano tutto, ma l’uomo è già morto prima che l’eliambulanza riesca a sollevarsi.

La scena è straziante. Turisti, bagnanti, soccorritori, tutti assistono impotenti al corpo immobile di chi aveva sfidato la morte centinaia di volte. Stavolta ha perso. L’inchiesta è già aperta: si ipotizza un malore improvviso in volo, nessun segno evidente di malfunzionamento dell’attrezzatura.

Felix Baumgartner, 56 anni, il base jumper più famoso al mondo

Baumgartner era diventato immortale il 14 ottobre 2012. Si era lanciato da un pallone aerostatico a 39mila metri di altezza, dalla stratosfera. In diretta mondiale. 8 milioni di persone inchiodate allo schermo per vederlo infrangere ogni limite umano. Il primo uomo a superare la velocità del suono in caduta libera: 1.341,9 km/h. Un corpo umano che diventa proiettile, che resiste alla pressione, all’accelerazione, alla paura. Quattro minuti e venti secondi di vuoto prima di toccare terra nel deserto del Nuovo Messico. Un’impresa epica. Quella missione, supportata da Red Bull, cambiò per sempre la storia del paracadutismo estremo.

I record parlano da soli: altezza massima raggiunta da un pallone con equipaggio, altezza massima per un lancio in caduta libera, velocità massima mai registrata da un essere umano senza motore. Mancò solo il record di durata, ancora nelle mani di Joe Kittinger, ma fu proprio Kittinger a guidarlo via radio durante l’impresa. Un passaggio di testimone tra titani dell’aria.

Nato a Salisburgo nel 1969, Baumgartner ha vissuto tutta la vita a caccia dell’impossibile. Base jumper, paracadutista, pilota di elicotteri, uomo di frontiera. Il suo nome è inciso in ogni video adrenalinico, ogni documentario, ogni libro che parla di chi sfida il vuoto. La sua firma è su lanci da grattacieli, pareti rocciose, ponti. Sempre in cerca di quel limite da spostare un po’ più in là.

Il base jumping, di cui era maestro, non perdona. Si salta da antenne, edifici, montagne, ponti. Senza rete. Senza paracadute di emergenza. Precisione chirurgica. Ogni lancio è un tiro di dadi col destino. Baumgartner lo sapeva. Ma non si è mai fermato. Neppure ora, a 56 anni.

E proprio in Italia, nella nostra terra, è arrivato il suo ultimo volo. Porto Sant’Elpidio, oggi, non è solo una località turistica: è il luogo dove la leggenda ha chiuso gli occhi. In silenzio. Non l’ha fermato l’aria rarefatta della stratosfera, l’hanno fermato 20 metri d’altitudine e un cuore che ha detto basta.

L’adrenalina era la sua droga. Il cielo, la sua casa. Il rischio, il suo compagno di vita. Oggi anche il mondo degli sport estremi piange. E lo fa in ginocchio. Perché un uomo che ha osato cadere più veloce del suono ha scelto di vivere al limite. E alla fine, come accade solo ai veri eroi, ha trovato la fine nel gesto più semplice: un volo. L’ultimo.

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