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Cronaca

Indagato il capo dei vigili: ecco come truccavano i collaudi delle giostre

Operazione Luna Park: giostre truccate e certificati falsi in tutta Italia

Indagato il capo dei vigili: ecco come truccavano i collaudi delle giostre

Indagato il capo dei vigili: ecco come truccavano i collaudi delle giostre

Ruote panoramiche, pendoli oscillanti, zattere, tappeti elastici. Il volto colorato e festoso dei luna park nascondeva, secondo la procura di Torino, un sistema marcio e pericoloso. Giostre potenzialmente letali, prive di collaudo, piazzate in fiere e sagre di tutta Italia grazie a certificazioni fasulle ottenute in cambio di mazzette. La maxi-inchiesta ribattezzata "Luna Park" ha portato nei giorni scorsi all’emissione di quattro misure cautelari e a oltre dieci indagati. Tra questi, anche Claudio Asioli, comandante della Polizia municipale di La Cassa, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione. A difenderlo è l’avvocata Stefania Pignochino.

Secondo l’accusa, Asioli avrebbe incassato tangenti in cambio della falsificazione dei codici identificativi delle giostre. Non da solo. Insieme a una rete di tecnici, ingegneri e intermediari, avrebbe orchestrato finte riunioni della Commissione comunale di vigilanza, simulate solo sulla carta o con pezzi di giostre raccattati all’ultimo momento. Nessuna verifica reale. Nessun test funzionale. I certificati rilasciati dopo quei finti sopralluoghi diventavano così passaporti per la circolazione su tutto il territorio nazionale, mettendo a rischio la sicurezza di bambini e adulti.

Il cuore del sistema, secondo il pm Davide Pretti, era proprio La Cassa. È lì che si concentrava l’attività di contraffazione e insabbiamento. Gli accertamenti raccontano di collaudi simulati con gonfiabili montati al volo grazie a generatori di fortuna. Bastavano cinque minuti per gonfiarli e dare una parvenza di legalità all’operazione. A differenza delle giostre tradizionali, che richiedevano giorni di montaggio, i gonfiabili erano la soluzione rapida per creare l’illusione di un sopralluogo.

Ma non bastavano i giochi morbidi per tenere in piedi l’inganno. Servivano torri panoramiche, twister, ruote alte metri. Per questo, chi non contribuiva concretamente con pezzi da portare al finto collaudo, doveva pagare di più. Le tangenti lievitavano fino a 1500 euro. I costi, spiegavano gli intermediari intercettati, servivano a pagare tutti.

Tra gli indagati, anche l’ingegner Graziano Minero, difeso dall’avvocato Carlo Boggio Marzet, e Kevin Cena, considerato uno degli anelli di congiunzione tra giostrai e Asioli, rappresentato dall’avvocato Domenico Peila. I due, intercettati prima di una commissione, cercavano all’ultimo momento di recuperare pezzi di un gigantesco "percorso vita sospeso", una sorta di giostra tarzanica difficile da spostare da Milano. Minero chiedeva a Cena di procurarsi almeno qualche palo, una corda con ganci e imbragature, tanto per fare scena.

Ma anche trovare un trenino da esibire si rivelava un’impresa. Quando si scopre che il mezzo era stato ceduto a un centro anziani, Asioli rassicurava tutti: bastava anche solo un pezzo. L’importante era aprire la commissione, fingere, far sembrare tutto in regola.

La filosofia del "gonfiare e via" veniva riassunta dallo stesso Asioli in un monologo captato dagli investigatori. Il pubblico ufficiale, parlando da solo in auto, pregava i genitori morti di aiutarlo affinché tutto andasse liscio anche quella volta, e che per l’ennesima commissione fasulla bastasse un gonfiabile. Nessun imbarazzo, solo la speranza che non ci fossero intoppi.

I pagamenti, le trattative, gli imprevisti – tutto emerge da un mosaico di intercettazioni. Il presunto intermediario Mario Favro, parlando con un giostraio, giustificava le tariffe: impossibile fermarsi a 400 euro, servivano almeno 700. Bisognava coprire le spese per il Comune, per l’ingegnere, per lui stesso. E c’erano sempre nuove incognite. Prima del Carnevale 2024, Asioli si preoccupava delle dimensioni della torre panoramica che avrebbe dovuto essere montata. Otto metri di diametro. Troppi per una piazza già occupata dalle scuole. E per giunta, pioveva.

Una storia che rivela come la burocrazia, manipolata e corrotta, possa trasformarsi in un pericolo reale. Una rete fatta di pubblici ufficiali, tecnici compiacenti e giostrai disposti a tutto pur di lavorare. Con un unico grande assente: la sicurezza dei cittadini.

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