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Cronaca
10 Giugno 2025 - 22:15
Ladri in casa Amazon: due operai rubano 60 mila euro
Non è la prima volta. E forse non sarà neppure l’ultima. Il colosso della logistica Amazon finisce ancora una volta nel mirino, ma stavolta i ladri non arrivano dall’esterno. Hanno il badge. Hanno la divisa. Sono dentro. Dentro il magazzino, dentro l’ingranaggio. Stavano al loro posto, eppure smontavano la macchina. Pezzo dopo pezzo. Microchip, PC, componenti elettronici. Sparivano in silenzio, finivano nelle auto, poi a casa.
Succede a Torrazza Piemonte, nel cuore del Canavese, dove sorge uno dei centri logistici più avanzati d’Italia. E succede adesso, nel giugno 2025, con due dipendenti — 35 e 27 anni — che vengono beccati con le mani nel sacco. Non una svista. Non un errore. Ma un furto organizzato e reiterato. Valore complessivo: 60.000 euro.
Sono stati i Carabinieri della stazione di Verolengo a intervenire, dopo che la sicurezza interna aveva segnalato anomalie nei controlli e movimentazioni sospette. I due operai, incastrati da indizi pesanti, sono stati subito identificati. Non si sono limitati a qualche “souvenir” da fine turno: nei loro appartamenti i militari hanno ritrovato computer e altro materiale informatico sottratto dal polo Amazon. È così che sono scattate le denunce per furto aggravato e ricettazione.
Una storia che puzza di déjà vu. Perché non è la prima volta che succede.
Giugno 2021. Un altro operaio, questa volta trentenne, residente a Torino. Viene scoperto con orologi e oggetti elettronici nascosti sotto i vestiti. Li aveva incollati con il nastro isolante addosso: sulla caviglia, sul petto. Sembrava un corriere dell’illegalità. La sicurezza lo ferma all’uscita, i Carabinieri lo portano in caserma. Nel bagagliaio dell’auto trovano altra refurtiva. Valore: 11.000 euro. Condanna: 14 mesi di carcere.
Settembre 2020. Un ventiquattrenne di Cirié. Anche lui operaio nel centro Amazon. Gli trovano cinque telefoni addosso, altri cinque in auto, e a casa sua una piccola serra con piante di marijuana. Era un pacco regalo completo: furto e spaccio in un colpo solo.
Quello di Torrazza non è un semplice magazzino. È una tentazione quotidiana. Un gigantesco supermercato h24 di tecnologia, elettronica, abbigliamento, accessori. Tutto passa da lì. E se sei dentro, se ci lavori, puoi pensare che basti allungare la mano.
Ma non basta. Perché Amazon ha sistemi di controllo interni sempre più sofisticati, e una collaborazione stretta con le forze dell’ordine. Non è più il Far West. Chi sbaglia paga.
Il centro logistico di Torrazza Piemonte, attivo dal 2019, è uno dei più grandi d’Italia. Un investimento da 150 milioni di euro, oltre 60.000 metri quadrati coperti, 1.200 lavoratori diretti e centinaia di interinali. Smista milioni di pacchi ogni mese. È il nodo centrale della distribuzione Amazon per il Nord-Ovest: Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, parte della Lombardia.
La struttura è completamente automatizzata, con nastri trasportatori a chilometri, robot e scanner che controllano ogni singolo codice. Il personale, selezionato attraverso iter rigorosi, si occupa di smistamento, imballaggio e spedizione. Un sistema perfetto. Ma come ogni sistema, ha i suoi punti deboli. E questi si annidano nelle persone.
Lì dentro ci sono turni estenuanti, ritmi serrati, ma anche opportunità. C’è chi lavora sodo e costruisce il suo futuro. E c’è chi prova a bruciare le tappe — o a fregarlo, quel futuro. È il lato oscuro della logistica.
Polo logistico di Amazon
Tutto parte da un controllo interno. Alcuni dispositivi mancanti, incongruenze nei codici di spedizione, segnalazioni anonime. Il personale di sicurezza avvia la segnalazione ai Carabinieri. Gli uomini dell’Arma di Verolengo non ci mettono molto a capire che il problema è interno.
I due dipendenti sospetti vengono monitorati. Poi, la perquisizione a casa. Ed ecco che saltano fuori diversi PC, accessori elettronici e materiale informatico. Tutto rubato. Tutto sottratto pezzo dopo pezzo. Un tesoro da 60 mila euro, che forse era destinato alla rivendita sul mercato parallelo. O forse già in parte lo era.
Al momento non risultano altri complici. Ma le indagini vanno avanti. I due sono stati denunciati a piede libero, ma le accuse sono pesanti: furto aggravato per aver sottratto beni in modo sistematico e ricettazione per averli trattenuti o ceduti.
Amazon investe milioni di euro ogni anno in sicurezza interna. Scanner a corpo, telecamere, badge con tracciamento, controlli incrociati. Eppure, nulla è infallibile. Il problema è sempre umano. Lo sa bene chi lavora lì. Lo sanno i responsabili del magazzino, che ogni giorno devono fare i conti con la doppia sfida: efficienza e lealtà.
Il lavoro c’è. Lo stipendio arriva. Ma per alcuni non basta. Dentro Amazon c’è chi pensa che “non si noti”, che qualche oggetto possa sparire nel nulla. Ma nulla sparisce davvero. Non nel 2025. Non in un sistema tracciato come quello torrazzese.
E allora tornano le domande: come si può tradire la fiducia di un’azienda che ti paga? Che ti ha scelto tra centinaia? E quanto vale quella fiducia? 60.000 euro?
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