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Uccide la moglie e si getta dal tetto, avevano 3 figli

A Castelvetrano un infermiere uccide la moglie a colpi di chiave inglese e si getta dal tetto. A Savigliano un uomo si suicida col gas: la madre è trovata morta nel letto. Nessun grido, nessun segnale, solo la fine

Due cadaveri in casa, un altro femminicidio: l’Italia sprofonda nel silenzio

Due cadaveri in casa, un altro femminicidio: l’Italia sprofonda nel silenzio

Doppio dramma nel giro di poche ore. Due tragedie diverse, ma accomunate da un senso di sconfitta profonda e silenziosa: quella delle relazioni spezzate, della solitudine, del dolore che non trova voce. A Castelvetrano, in provincia di Trapani, si consuma l’ennesimo femminicidio, seguito dal suicidio dell’uomo. E in Piemonte, a Savigliano, in provincia di Cuneo, una madre e un figlio vengono trovati morti: un altro sospetto caso di disperazione estrema, ancora tutto da chiarire.

A Castelvetrano a uccidere è stato Francesco Campagna, 55 anni, infermiere in servizio all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Ha colpito la moglie, Mary Bonanno, 49 anni, insegnante anche lei nel capoluogo siciliano, con una chiave inglese. Il corpo della donna è stato trovato sulle scale interne della loro abitazione. Poi si è lanciato dal tetto della palazzina. Inutile ogni tentativo di soccorso. La chiave usata per colpire Mary era accanto a lei.

Non c’erano segnali d’allarme. I carabinieri hanno confermato che non risultavano denunce, né querele, né segnalazioni di dissidi tra i coniugi. Vivevano a Palermo con i loro tre figli, ma negli ultimi giorni, Francesco si era trasferito nella casa di campagna vicino Selinunte, senza che i familiari sapessero con certezza se si trattasse di una crisi familiare o di un altro tipo di disagio. A dare l’allarme sono stati proprio i parenti, preoccupati per l’assenza di notizie dalla coppia. I militari hanno avviato immediatamente le ricerche e, mentre una pattuglia si dirigeva verso la casa di campagna, un’altra raggiungeva la palazzina di Castelvetrano, dove è avvenuta la scoperta dei cadaveri. In casa, in quel momento, non c’erano né la figlia – anche lei infermiera – né la zia dell’uomo, residente al secondo piano, che si trovava a Marsala dalla figlia.

Il sindaco di Castelvetrano, Giovanni Lentini, ha espresso dolore e sgomento per l’accaduto, così come i colleghi della vittima e dell’omicida, sconvolti da un evento che arriva all’improvviso e lascia dietro di sé solo silenzio e interrogativi.

In Piemonte, invece, la scena è molto diversa ma altrettanto tragica. In un appartamento di Savigliano sono stati trovati i corpi senza vita di Rosanna Asteggiano, 72 anni, e del figlio Domenico Mana, 40. Madre e figlio vivevano insieme da qualche anno, dopo la morte del marito di lei. La donna era malata e aveva bisogno di assistenza, mentre il figlio, senza un’occupazione stabile, si occupava delle commissioni quotidiane, della spesa, della casa.

I vicini, allarmati dal forte odore di gas che fuoriusciva dall’alloggio, hanno chiamato il 112. I soccorritori, una volta entrati, hanno trovato le tapparelle abbassate e l’ambiente saturo di gas. Il corpo dell’uomo era in una stanza, in posizione compatibile con un suicidio, mentre il cadavere della madre era disteso sul letto, già in stato di decomposizione. Nessuna traccia di sangue, nessun segno di colluttazione o di violenza evidente.

I primi accertamenti sembrano indicare che Domenico si sia tolto la vita col gas, lo stesso metodo scelto anni prima dal fratello, anch’egli morto suicida. Quanto alla madre, non si esclude il decesso per cause naturali, forse sopraggiunto giorni prima, e che possa essere stato proprio questo evento – la perdita improvvisa, la solitudine, il senso di impotenza – ad aver spinto l’uomo a farla finita.

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Sarà ora l’autopsia, disposta dal magistrato, a chiarire le cause della morte dell’anziana donna e a stabilire se davvero si sia trattato di un omicidio-suicidio o di un suicidio maturato nel dolore per la perdita della madre. Le indagini proseguono, ma la comunità resta sotto shock, ancora una volta costretta a interrogarsi su quanto poco, troppo poco, si riesca a vedere dietro le pareti di una casa.

Due storie di morte. Due storie di silenzi. Due famiglie spezzate. E il solito senso di impotenza che torna, ogni volta che le cronache ci restituiscono una realtà che è troppo spesso ignorata: quella di una sofferenza sommersa, che può esplodere in maniera violenta o dissolversi lentamente, in silenzio.

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