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Cronaca

La tragedia di Vladimir Acristini sconvolge la comunità ortodossa: “Volevamo seppellirlo, ce lo hanno bruciato”

Vladimir Acristini cremato per errore: la famiglia chiede giustizia per il grave scambio all'obitorio di Torino

Scambio di cadavere

La tragedia di Vladimir Acristini sconvolge la comunità ortodossa: “Volevamo seppellirlo, ce lo hanno bruciato”

Un errore tanto assurdo quanto irreparabile ha travolto una famiglia di origine est-europea residente a Torino, trasformando un addio in una ferita aperta. Vladimir Acristini, 56 anni, uomo di fede cristiana ortodossa, è stato cremato per sbaglio presso l’obitorio di via Bertani, nonostante la sua religione vieti esplicitamente questa pratica. Il dramma si è consumato silenziosamente, lontano dai riflettori, fino a quando i familiari, giunti per l’ultimo saluto, si sono trovati di fronte a un’assenza che gridava vendetta: il corpo non c’era più. Era stato incenerito.

La famiglia, già provata dal lutto, ha vissuto un momento di puro shock. Accolti dal personale dell’obitorio per svolgere le ritualità religiose, accompagnati da un carro funebre giunto appositamente dall’Est Europa, hanno ricevuto la notizia che nessuno avrebbe mai voluto sentire. Il corpo del loro caro era stato cremato per errore, scambiato con quello di un altro defunto. Nessuna possibilità di rimedio. Nessuna tomba su cui pregare. Solo cenere e rabbia.

Il dolore si è presto trasformato in indignazione e richiesta di giustizia. La famiglia ha chiesto spiegazioni immediate, denunciando l’accaduto alle autorità e pretendendo chiarezza su come sia stato possibile un simile scambio. “Non si può trattare un defunto come un pacco da spedire,” avrebbe detto un parente, “abbiamo perso non solo un familiare, ma anche la possibilità di onorarlo secondo la sua fede.” E proprio la fede è il fulcro del dramma: per la religione ortodossa, la cremazione è un atto sacrilego, un’alterazione profonda del ciclo della vita e della morte. Una violazione non solo legale, ma soprattutto spirituale.

Scambio in obitorio

L’errore, che sembra banale ma è devastante, ha acceso i riflettori su una questione spesso sottovalutata: la gestione dei defunti nelle strutture pubbliche. Chi controlla? Chi verifica? Come si garantisce il rispetto delle volontà religiose? In un’epoca in cui la diversità culturale è una realtà quotidiana, questo caso mette a nudo le falle di un sistema che non sempre riesce a tenere il passo con la complessità della società.

A Torino, la comunità ortodossa si è stretta intorno ai familiari, esprimendo vicinanza e sgomento. I sacerdoti parlano di “dolore inaccettabile”, i membri della diaspora chiedono più tutela e riconoscimento delle proprie pratiche. Non è solo un caso isolato, dicono, ma il sintomo di una disattenzione generalizzata verso le minoranze religiose. Il caso Acristini è diventato un simbolo di una battaglia più ampia, quella per il rispetto dei diritti anche dopo la morte.

Le autorità sanitarie hanno annunciato l’apertura di un’indagine interna e un audit sulle procedure dell’obitorio di via Bertani. Ma per la famiglia di Vladimir, tutto questo arriva troppo tardi. Niente potrà restituire loro il corpo. Niente potrà riscrivere quel momento in cui si sono trovati davanti al vuoto. Restano le ceneri e un dolore che brucia ancora più forte.

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