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Cronaca
17 Maggio 2025 - 17:01
Incidente mortale a Valperga: muore motociclista di 50 anni sulla 460 (foto archivio)
Una giornata come tante, di quelle che i motociclisti aspettano per mesi, col sole che filtra tra i rami e l’asfalto asciutto che invita a percorrere curve e panorami. Era partito da Torino con gli amici, Domenico Ottobrini, 50 anni, e aveva preso la direzione della Valle Orco, su su fino al confine del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Una giornata tra uomini, tra motori, tra libertà. Finita in tragedia, in un attimo, su un tratto rettilineo della Strada Provinciale 460, in località Quassasco, nel territorio di Valperga.
L’orologio segna da poco le 16 quando la carovana di motociclisti – almeno quattro, tutti amici – inizia la discesa verso casa. Sulla strada, però, qualcosa non torna. Poco prima di una stazione di servizio, all’improvviso compare una Citroen C3. Tre moto riescono a evitarla. La quarta, quella di Domenico, no.
L’impatto è violentissimo. La Yamaha di Ottobrini vola via, decolla letteralmente, atterra a oltre cento metri di distanza, in un prato che costeggia la carreggiata. Lui viene sbalzato a terra, sull’asfalto. Non c’è nemmeno il tempo per un grido. Quando i primi soccorritori arrivano sul posto, il cuore del cinquantenne ha già smesso di battere. I suoi amici lo hanno visto volare. Hanno chiamato i soccorsi, sperato, pregato. Ma è stato tutto inutile.
A bordo della Citroen, un uomo e il figlioletto. Illesi, almeno fisicamente, ma sotto choc. Scendono dalla macchina e aspettano. Non parlano. Non riescono. La scena davanti a loro è troppo dura da sostenere.
Nel frattempo, lungo la 460 si formano le prime code. I carabinieri di Rivarolo Canavese e Castellamonte isolano l’area, iniziano i rilievi, ascoltano i testimoni. Si cerca di capire da dove sia sbucata l’auto: forse da una via laterale, forse in una manovra vietata. Ma sono solo ipotesi. Si vaglia anche la velocità del gruppo di moto. Ci sono telecamere nei dintorni, installate presso alcune aziende e vicino alla stazione di servizio. Potrebbero raccontare ciò che le parole non riescono a spiegare.
Pochi minuti dopo, a Valperga arriva anche la famiglia di Domenico. Scene strazianti. Abbracci, pianti, silenzi. Lacrime che si mescolano all’odore di benzina e gomma sull’asfalto. La moto giace nel prato, la visiera spezzata, il casco rotolato a metri di distanza.
Il corpo viene trasferito all’ospedale di Cuorgnè, a disposizione della procura. Un primo esame del medico legale conferma quello che tutti, ormai, sanno: Domenico è morto sul colpo, ucciso dall’impatto, da una giornata maledetta che doveva essere di gioia e si è trasformata in lutto.
La notizia si diffonde in un lampo. Il mondo dei motociclisti del Canavese, che conosce ogni curva della 460, si stringe nel dolore. Ottobrini era uno di loro. Uno che sapeva guidare. Uno che amava la strada, la libertà, l’aria in faccia. Una vita spezzata senza un perché.
O forse il perché c’è, da cercare nei dettagli, nelle testimonianze, nei video. Ma non basta. Perché nulla restituirà Domenico Ottobrini, 50 anni, a chi lo ha amato. Nulla renderà giustizia a quella curva che non doveva esserci. A quell’auto che non doveva trovarsi lì. A quel sabato pomeriggio che, per qualcuno, è diventato l’ultimo.
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