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Cronaca

Pozzolo scarica il fango, ma lo spara lui. Il deputato di FdI a processo: “Delmastro era nella stanza”

Capodanno con sparo, silenzi, contraddizioni e una pistola. Le dichiarazioni a Report riaprono il caso politico-giudiziario che travolge Fratelli d’Italia

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Nella foto i deputati Andrea Delmastro ed Emanuele Pozzolo

«Io mi ricordo che fossimo tutti dentro il locale». È con questa frase, pronunciata davanti alle telecamere di Report, che Emanuele Pozzolo, deputato (ed ex militante) di Fratelli d’Italia, riporta sotto i riflettori l’inquietante episodio dello sparo di Capodanno che lo vede oggi a processo. Alla domanda se anche Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, fosse presente al momento del colpo, Pozzolo si è limitato a rispondere: «Con lui ho parlato appena dopo lo scoppio...».

Un gioco di parole che pare più un tentativo di non compromettere l’amico potente che un vero chiarimento dei fatti. E in effetti, non è un caso se a commentare le dichiarazioni di Pozzolo sia arrivata solo una laconica replica di Delmastro: «Dimostri ciò che afferma». Parole che puzzano di scaricabarile preventivo.

Ma intanto, il processo è iniziato. La Procura di Biella contesta a Pozzolo i reati di porto illegale di arma comune da sparo e porto di munizioni da guerra. Le lesioni colpose inflitte a Luca Campana – il compagno della figlia del caposcorta di Delmastro – sono state archiviate dopo la remissione di querela, mentre altri reati minori sono stati chiusi con un’oblazione. Tuttavia, la pistola – una Glock 43 calibro 9 – è partita, e a tenerla in mano, come ormai noto, era proprio il deputato meloniano.

Nell’intervista a Report, Pozzolo ha anche rivelato quello che a suo dire è stato un ordine di scuderia: «Mi è stato detto chiaramente di non parlare dal partito». Quello che sembrava il solito incidente imbarazzante è diventato un caso politico con ramificazioni profonde, un silenzio orchestrato ad arte, una strategia del danno collaterale. «Il fango di quello che è successo doveva cadere politicamente su di me. Punto» – ha dichiarato, quasi a volersi ritagliare il ruolo della vittima sacrificale.

Il processo, avviato il 25 febbraio 2025, vede una lunga lista di testimoni pronti a essere ascoltati: tra loro proprio Delmastro, il consigliere regionale Davide Zappalà e il presidente del consiglio comunale di Biella Luca Zani. La difesa di Pozzolo ha tentato invano di derubricare le accuse, ma la giudice ha respinto ogni richiesta.

Dal salone della Pro Loco di Rosazza, dove nella notte tra il 31 dicembre 2023 e il 1° gennaio 2024 si è consumato l’incidente, alle aule del Tribunale di Biella, passando per i corridoi del potere romano, la parabola di Pozzolo racconta molto più di uno sparo fortuito. È la storia di un partito che predica rigore e legalità, ma che – quando il caso esplode in casa propria – sceglie il silenzio come unica arma di difesa. Un silenzio che ora scricchiola sotto il peso delle contraddizioni.

E mentre si attende la messa in onda integrale dell’inchiesta giornalistica per valutare le immagini e le ricostruzioni, è chiaro che questa non è solo una vicenda giudiziaria. È un caso politico che può far saltare più di una poltrona. Se le parole di Pozzolo troveranno conferma, anche Delmastro potrebbe trovarsi costretto a cambiare versione. Ancora una volta.

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