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17 Aprile 2025 - 15:23
Giovanni Ravalli
Giovanni Ravalli resta al suo posto. Il Tar Piemonte ha infatti respinto la richiesta di sospensiva presentata da Andrea Revel Beria, uno degli esclusi dalla corsa alla nomina di Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza. La decisione permette a Ravalli – professore di Religione, residente a Monasterolo, primo dei non eletti nella lista di Fratelli d’Italia – di mantenere la carica, almeno fino a dicembre.
Alla base del ricorso, condiviso da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra e Stati Uniti d’Europa, c’è il nodo mai chiarito del titolo di studio: una laurea ottenuta presso la Pontificia Università della Santa Croce, che non risulta riconosciuta ufficialmente dallo Stato italiano e che continua a sollevare dubbi su validità e corrispondenza ai requisiti richiesti.
Secondo le opposizioni, quel titolo non è idoneo, perché non rientra chiaramente tra le discipline umanistiche o giuridiche indicate nel bando. Ravalli sostiene il contrario, ma il punto è che non risulta agli atti alcuna certificazione del Ministero dell’Università che attesti l’equipollenza del suo percorso formativo. E il groviglio giuridico non è un dettaglio da poco.
Il Tar, dal canto suo, ha liquidato l’istanza cautelare con una motivazione secca: assenza di un interesse diretto e immediato da parte del ricorrente. Ma la partita non è affatto chiusa: l’udienza di merito è fissata per l’11 dicembre, e sarà quella la vera resa dei conti.
Intanto, a Palazzo Lascaris, il clima è da braccio di ferro. Le opposizioni hanno chiesto una verifica formale sulla nomina, ma il centrodestra ha disertato le sedute della commissione consiliare, bloccando ogni tentativo di fare chiarezza. Per le minoranze, siamo davanti all’ennesima nomina cucita su misura, con la solita logica di partito che schiaccia ogni principio di trasparenza.
Il bando regionale parlava vagamente di “discipline umanistiche”, senza codici né specifiche dettagliate, aprendo così la porta a interpretazioni elastiche. Ravalli si difende spiegando che il riconoscimento del Ministero ha solo valore ricognitivo, e che la sua formazione teologica è pienamente umanistica. Peccato che gli accordi tra Italia e Vaticanodefiniscano i titoli pontifici come “lauree generiche”, un’etichetta che in ambito giuridico può voler dire tutto... o niente.
Resta il fatto che, a mesi dalla nomina, nessun documento ufficiale del Ministero è stato presentato per chiarire definitivamente la questione. E nel frattempo, Giovanni Ravalli continua a esercitare una funzione pubblica delicatissima, tra i silenzi della giunta regionale e le proteste delle opposizioni.
La vicenda è tutt’altro che chiusa: tra ricorsi, omissioni e interpretazioni creative della legge, prende sempre più forma l’idea di un incarico assegnato per appartenenza politica, non certo per merito o trasparenza. E in mezzo, come spesso accade, ci sono bambini e adolescenti, cioè i più deboli, quelli che questo incarico avrebbe il compito di tutelare.
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