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Cronaca
08 Aprile 2025 - 21:49
Dino Mellano
Fino a pochi anni fa veniva citata come esempio virtuoso di innovazione zootecnica. Oggi, l’azienda agricola della famiglia di Dino Mellano, situata in borgata Vittoria a Rivarolo Canavese, è al centro di uno dei più gravi scandali degli ultimi anni nel settore agroalimentare piemontese. Oltre 500 bovini sono stati posti sotto sequestro nella mattinata di lunedì 7 aprile, durante un blitz che ha visto impegnati carabinieri, forestali, veterinari dell’Asl To4 e lo stesso sindaco di Rivarolo, Martino Zucco Chinà.
Il provvedimento, firmato dalla Procura della Repubblica di Ivrea, è arrivato dopo settimane di segnalazioni, fotografie e video che documentavano una realtà ben diversa da quella che per anni era stata presentata come una struttura all’avanguardia. Gli inquirenti ipotizzano maltrattamenti sugli animali, violazioni delle norme sanitarie e gestione illecita delle carcasse, in un contesto che appare ormai fuori controllo.
Secondo quanto accertato, oltre 300 mucche sarebbero morte nei mesi scorsi, senza che il loro smaltimento sia avvenuto secondo le regole. Gli animali sopravvissuti sono stati trovati in condizioni gravi: denutriti, debilitati, alcuni in evidente sofferenza, in stalle dove mancavano foraggio e cure adeguate. Le autorità sanitarie non escludono neppure il rischio di focolai infettivi, tanto che il blitz è stato preceduto da un confronto con i vertici dell’Asl, preoccupati per l’eventualità di un’emergenza epidemica.
L’azienda, che per decenni ha rappresentato un punto di riferimento per l’allevamento bovino in Piemonte, è oggi custode giudiziario dei propri stessi animali, che restano nelle stalle per motivi logistici. I veterinari stanno procedendo a una valutazione approfondita per stabilire quali capi siano recuperabili e quali, invece, siano troppo compromessi per poter sopravvivere.
Alla base del disastro, secondo le prime ipotesi, ci sarebbe una crisi economica profonda che avrebbe progressivamente svuotato i magazzini di foraggio e reso impossibile la gestione quotidiana del bestiame. Una crisi che, tuttavia, non può giustificare l’abbandono progressivo di migliaia di animali, né la trasformazione di un’azienda modello in un luogo di sofferenza e degrado.
La posizione dell’azienda Mellano è adesso sotto esame. L’inchiesta potrebbe allargarsi ad altri aspetti: dalla sicurezza alimentare – nel caso in cui prodotti derivati da questi capi fossero entrati nella filiera – fino all’uso di eventuali fondi pubblici, per capire se la struttura fosse beneficiaria di contributi comunitari o nazionali che avrebbero dovuto garantire tutt’altro standard di gestione.
foto archivio
l Comune di Rivarolo ha attivato un presidio congiunto insieme ai servizi veterinari, che monitoreranno le condizioni giorno per giorno. Ma il danno d’immagine è fatto, e il futuro dell’azienda Mellano appare incerto.
Quella che era stata descritta come una delle aziende agricole più attrezzate d’Europa è oggi il simbolo di come anche le realtà più blasonate possano crollare sotto il peso delle difficoltà economiche, se il benessere animale smette di essere una priorità.
Le indagini della Procura di Ivrea, che stanno muovendo i primi passi, dovranno ora chiarire chi sapeva, chi ha taciuto, chi ha lasciato che il disastro si consumasse, e soprattutto – se ci saranno gli estremi – a chi spetteranno le responsabilità penali.
LA VOCE DEL CANAVESE
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