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Cronaca
08 Aprile 2025 - 09:27
Raid distruttivo al centro sociale di Pianezza: "Non mi fanno vedere i miei figli"
Era già conosciuto alle forze dell’ordine, ma stavolta la rabbia ha travolto tutto. Un uomo di 46 anni, egiziano, già arrestato lo scorso ottobre per aver devastato gli uffici del Consorzio Intercomunale dei Servizi Socioassistenziali (CISSA) a Pianezza, è finito di nuovo in manette. Stavolta la scena è stata ancora più violenta e carica di tensione.
Secondo quanto ricostruito, l’uomo si è presentato davanti alla sede del consorzio e ha dato inizio a un vero e proprio raid distruttivo: citofono sventrato, finestre e porta d’ingresso in frantumi, il personale costretto a barricarsi in un ufficio, in preda al panico. Poi la fuga, ma solo dopo aver provocato una raffica di tamponamenti con la sua auto, lanciata come un’arma contro altri veicoli lungo la strada.
I carabinieri di Rivoli lo hanno rintracciato poco dopo, nei pressi della sua abitazione a Villarbasse. Addosso aveva una chiave inglese e una chiave a cricchetto, che – secondo i militari – sarebbero state usate per devastare gli arredi del centro.
Raid distruttivo
Non è la prima volta. Già cinque mesi fa aveva seminato il caos tra gli uffici del CISSA, minacciando gli operatori e distruggendo oggetti. Allora come oggi, il motivo scatenante sembra legato al fatto che l’uomo non può vedere i suoi due figli, minori affidati a una struttura protetta. Una misura imposta dal tribunale, probabilmente per tutelare i bambini da un contesto familiare considerato instabile o pericoloso.
Quello che emerge è il ritratto cupo di una disperazione che sconfina nella furia. Una rabbia che, invece di cercare ascolto nei luoghi della giustizia o dell’assistenza, si trasforma in aggressione e vandalismo. Ma dietro la cronaca, c’è un nodo profondo che riguarda la tutela dei minori, i limiti della genitorialità interrotta, e la fragilità psicologica di chi, all’improvviso, viene escluso dalla vita dei propri figli.
L’uomo è ora detenuto in attesa di giudizio. Rischia nuove accuse pesanti: violazione di domicilio, danneggiamento aggravato, minacce, e probabilmente anche resistenza o pericolo per la pubblica incolumità.
CISSA, da parte sua, conferma il massimo sostegno ai dipendenti coinvolti, mentre i carabinieri sottolineano come questo episodio mostri, ancora una volta, quanto sia necessario un monitoraggio attento di soggetti fragili e potenzialmente violenti, specialmente quando coinvolgono strutture che si occupano di minori e assistenza sociale.
In Italia, il collocamento in località protetta dei minori è una misura estrema, adottata nei casi di grave rischio per l’incolumità fisica o psicologica dei bambini. I genitori che perdono la possibilità di vedere i propri figli possono chiedere la revisione del provvedimento, ma devono dimostrare un cambiamento effettivo nelle proprie condizioni. In molti casi, però, manca un supporto psicologico strutturato per questi adulti in difficoltà, e i servizi sociali si trovano ad affrontare, spesso soli, situazioni esplosive. Pianezza, oggi, ne è un esempio drammatico.
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