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Cronaca
28 Marzo 2025 - 14:57
Terremoto in Myanmar, drammatica testimonianza dalle Ong italiane: "Danni imponenti, tante vittime e dispersi"
Un violento terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar, provocando danni estesi e un bilancio ancora incerto di vittime e dispersi. A lanciare l’allarme sono diverse Ong italiane presenti nel Paese, tra cui la torinese Medacross, la Fondazione Cesvi e Caritas, che descrivono una situazione drammatica e in continuo peggioramento. Il sisma ha devastato aree rurali, infrastrutture e città già provate da condizioni sanitarie e sociali critiche. I volontari italiani, tra i primi ad attivarsi nei soccorsi, parlano di "danni imponenti" e di una popolazione allo stremo.
La Ong Medacross, attiva da anni a Kawthoung, dove ha realizzato un ambulatorio fisso e una rete di cliniche mobili e boat clinic per raggiungere le isole dell'Arcipelago delle Andamane, descrive un quadro desolante. “Il sisma ha colpito un Paese poverissimo, dove il sistema sanitario è già fragile, soprattutto nelle campagne”, dichiarano i volontari. “Abbiamo iniziato fin dalle prime ore a monitorare la situazione per offrire aiuti, ma ora serve sostegno”.
Dal nord del Paese, la Fondazione Cesvi segnala crolli parziali di edifici e danni infrastrutturali, tra cui il crollo dello storico ponte di Sagaing e l’interruzione della principale autostrada nazionale nei pressi di Mandalay. La zona più colpita è la Dry Zone, al centro del Myanmar, dove vivono oltre 7 milioni di persone entro un raggio di 100 chilometri dall’epicentro, situato a ovest di Mandalay. Anche la sede Cesvi di Kalaw ha subito danni, ma tutto il personale risulta in salvo. Tuttavia, si sono persi i contatti con un team operativo nell’area di Chauk, composto da sei persone, a causa delle interruzioni nelle comunicazioni.
Anche Caritas conferma che “molte case nella diocesi di Mandalay sono crollate” e che “le telecomunicazioni sono molto limitate”. Il direttore locale ha riferito che molte persone risultano ancora disperse, e che è quasi impossibile contattare i propri familiari.
Sul fronte diplomatico, la Farnesina ha dichiarato che in Myanmar si trovano circa 100 cittadini italiani, tra iscritti AIRE e utenti registrati su “Dove siamo nel mondo”, mentre in Thailandia il numero sale a 7.000 connazionali iscritti e 700 registrati. Poche le aziende italiane ancora attive nel Paese: la maggior parte ha abbandonato l’area da tempo, complice l’instabilità politica e la complessa situazione sociale.
Il terremoto che ha colpito il Myanmar non è solo una catastrofe naturale: è una tragedia umana che colpisce una popolazione già vulnerabile. Il contributo delle organizzazioni italiane è oggi più che mai fondamentale, ma per affrontare un disastro di questa portata servono risorse, interventi internazionali coordinati e un’attenzione concreta da parte della comunità internazionale.
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