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Cronaca
09 Marzo 2025 - 10:05
8 Marzo: detenuto esce dal carcere per andare a trovare la madre, quando rientra fa un macello
Ancora violenza nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Nella notte dell'8 marzo, un detenuto di origine marocchina, già evaso durante un permesso premio concesso per far visita alla madre, si è costituito. Tuttavia, il suo rientro non è stato pacifico: una volta giunto alla struttura, ha improvvisamente aggredito il personale del casellario con calci e pugni. L’intervento di quattro agenti di Polizia Penitenziaria per bloccarlo si è trasformato in un’altra colluttazione, con il detenuto che ha colpito anche loro.
I poliziotti feriti sono stati immediatamente trasportati al pronto soccorso dell’ospedale Martini di Torino. Due di loro hanno riportato prognosi di sette giorni, mentre gli altri tre sono stati trattenuti alcune ore in osservazione prima di essere dimessi. Secondo quanto riferito dai sindacati di Polizia Penitenziaria SAPPe e Osapp, il detenuto si sarebbe presentato in carcere in evidente stato alterato, anche se resta da chiarire se a causa di alcol o sostanze stupefacenti.
Il carcere di Torino Lorusso e Cotugno
Sulla vicenda è intervenuto il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che ha ribadito la necessità di misure immediate per arginare la crescente violenza nelle strutture detentive. «Il carcere è diventato come l’inferno dantesco e questo non è accettabile e men che meno tollerabile. La denuncia del SAPPe è la urgente necessità di trovare soluzioni concrete a questa spirale di violenza. Per questo, il primo Sindacato del Corpo, il SAPPE, torna a chiedere urgenti provvedimenti per assicurare tutti gli elementi necessari a garantire la sicurezza degli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria», ha dichiarato Donato Capece, segretario generale del SAPPe.
Il sindacato da tempo denuncia una situazione ormai insostenibile all’interno degli istituti penitenziari italiani, ma, secondo Capece, «chi dovrebbe intervenire e tutelare i nostri Agenti continua a tacere ed a restare inerme». Tra le richieste avanzate, l’espulsione dei detenuti stranieri affinché scontino la pena nei Paesi d’origine, la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari per quei reclusi con disturbi mentali, l’implementazione di tecnologie e maggiori investimenti per migliorare le condizioni di lavoro degli agenti. «La situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose», ha concluso Capece.
L’episodio riaccende il dibattito sulla sicurezza nelle carceri e sulle misure necessarie per tutelare chi vi lavora ogni giorno, in un clima sempre più teso e pericoloso.
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