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Consiglio comunale in carcere nel bel mezzo di una rivolta

Un consiglio comunale dentro il carcere di Ivrea tra tensioni, proposte e promesse. Ma il vero nodo resta il reinserimento sociale dei detenuti: opportunità concrete o solo parole al vento?

Carcere di Ivrea

Carcere di Ivrea

Si è aperto alle 17 e si è concluso alle 19.30 di martedì 25 febbraio, ma non con la prevista 'pizzata'. No, il secondo consiglio comunale di Ivrea all'interno del carcere si è chiuso nel bel mezzo di una rivolta: urla, vetri rotti, tensione palpabile e ambulanze che andavano e venivano. "Tutti fuori! Tutti fuori!". Scene di allarmi, di forti tensioni, che raccontano, meglio di qualsiasi relazione istituzionale, la condizione di chi vive dietro le sbarre.

La prima volta, il 14 dicembre 2023, la seduta era coincisa con il primo giorno di incarico della direttrice Alessia Aguglia, che aveva scelto di restare in disparte. Stavolta ha preso la parola, eccome se l'ha presa, tracciando un bilancio dei suoi primi mesi di lavoro, tra ostacoli enormi e qualche conquista. La sua sfida più grande? Restituire un senso di dignità alla pena, come vuole la Costituzione, come impone la coscienza.

la direttrice

La direttrice Alessia Aguglia

Negli anni, la mancanza di una direzione stabile ha lasciato segni profondi, ma "un carcere non può essere solo un luogo di espiazione", ha sottolineato Aguglia. I detenuti devono poter studiare, formarsi, sperare in un futuro diverso.

La direttrice ha posto l'alfabetizzazione e la formazione al centro del suo lavoro, grazie anche alla collaborazione con il Cpia e la Casa di Carità, che hanno attivato corsi di vario genere.

"Presto - ha annunciato orgogliosa - ne partirà uno di cucito, rivolto in particolare alle detenute trans ospitate al quarto piano ...".

C'è poi lo sportello multiservizi, gestito con l'aiuto dell'associazione Mary Poppins, che supporta i reclusi nelle pratiche burocratiche, come l'ottenimento della carta d'identità. E ancora, il teatro, i progetti per la genitorialità, le iniziative per consentire ai padri detenuti di vivere momenti speciali con i figli. Frammenti di umanità in un contesto spesso disumanizzante.

Guardando al futuro, le priorità per il 2025 sono chiare: la manutenzione dell'edificio, che potrebbe trasformarsi in una possibilità di lavoro per gli stessi detenuti, e il potenziamento della biblioteca.

I finanziamenti del PNRR? Sono andati altrove: soldi per il Ferrante Aporti e per il Lorusso e Cutugno, niente per Ivrea.

Sul tavolo anche il nodo della sanità. A maggio scadrà il contratto con l'azienda (Cms ndr) che oggi fornisce il personale medico e sanitario. Al suo posto, arriveranno dipendenti dell'Asl To4, che sta cercando figure professionali da inserire.

"Un passo avanti", ha detto Matteo Pederzoli, responsabile sanitario del carcere da 5 anni. Qualcosa si è mosso: ora ci sono il servizio di radiologia, quello di fisiatria e un cardiologo presente una volta al mese. Ma il quadro resta critico.

Aguglia ha ringraziato l’assessora Gabriella Colosso, che ha posto l’accento su altre questioni irrisolte: l'area passeggio da rifare, la palestra ancora incompleta, la necessità di un circolo dopolavoro per il personale. E soprattutto, la questione centrale: il lavoro per i detenuti, dentro e fuori il carcere.

Tre reclusi hanno preso la parola, unica voce diretta di chi vive questa realtà ogni giorno. Hanno chiesto con forza una prospettiva concreta. Il messaggio è stato ribadito da Armando Michelizza, dell’associazione Tino Beiletti, che ha rivolto un appello ai comuni dei dintorni: "Il carcere non è un quartiere di Ivrea, ma un paese del Canavese".

un momento

Orso Giacone

Il garante Orso Giacone

Il sindaco Matteo Chiantore ha poi letto uno scritto dei collaboratori di giustizia, mentre il garante dei detenuti Raffaele Orso Giacone ha riportato il dibattito su un nodo cruciale: "Questo resta un carcere". Giacone ha parlato di speranza, ma anche di illusioni spezzate: "Si spera in una lettera. Si spera di trovare un lavoro una volta fuori. Si spera di avere 20 euro sul conto. Si spera sempre...".

E poi, la denuncia più dura: "La mancanza di lavoro uccide".

La Costituzione pone l’occupazione tra i diritti fondamentali, eppure troppi detenuti escono dal carcere senza nulla, senza una casa, senza un impiego, senza prospettive. "Tutte le settimane ricevo segnalazioni di detenuti che escono e non sanno dove andare", ha ricordato Giacone. "Non si può pensare di mandare fuori una persona senza un punto di riferimento".

Un obiettivo ambizioso per il 2025: raddoppiare i detenuti coinvolti in lavori socialmente utili. Alcuni comuni, come Bollengo e Burolo, hanno già dato disponibilità, così come Ivrea Soccorso. Ma è ancora troppo poco.

L’assessora Colosso ha sollevato un’altra emergenza: l’alloggio.

"Per chi esce dal carcere, la mancanza di una casa non è solo un problema personale, ma un ostacolo al reinserimento sociale ed economico". Al momento, la Caritas dispone di un solo alloggio per i permessi di soggiorno temporanei.

"Serve una soluzione più strutturata, una casa dignitosa per chi cerca di ricostruire la propria vita".

Il consiglio ha approvato una mozione con 13 impegni concreti modificata da un emendamento del consigliere Massimiliano De Stefano per un percorso di reinserimento dei detenuti nella società almeno sei mesi prima della scarcerazione.

"Può essere un progetto formativo, un aiuto per trovare un lavoro, una casa - ha inforcato raccogliendo l'invito di Michelizza -  Ma ad oggi, nulla di tutto questo esiste. Qui non mancano i decreti, manca la volontà politica. E i comuni, quelli che si dicono disponibili, poi spariscono".

Alla fine, il consiglio comunale in carcere ha acceso i riflettori su problemi enormi, con tante promesse e poche certezze.

Tra gli interventi più significativi, quello della consigliera Vanessa Vidano, stupita nel trovarsi di fronte ad una sala praticamente senza pubblico ("solo tre detenuti presenti"), della capogruppo del Pd Barbara Manucci sull'inderogabile necessità di una biblioteca ("un luogo vivibile e accogliente dove le persone private della libertà possano affermare il loro diritto a leggere, apprendere ed accedere all'informazione....") e del consigliere Francesco Giglio che ha aperto citando il Cardinale Martini ("Dalle persone che soffrono, dagli ammalati, dai tossicodipendenti, dai carcerati, ogni giorno imparo moltissimo") e ha concluso con Nelson Mandela ("Si dice che non si conosce veramente una nazione finché non si sia stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata non per come tratta i cittadini più prestigiosi, ma i cittadini più umili".

Parole potenti, che lasciano un dubbio: questo consiglio comunale ha veramente imparato qualcosa?

Ah giusto. Dimenticavamo. Al consiglio comunale in carcere, come preannunciato, i consiglieri di centrodestra Andrea Cantoni e Gabriele Garino non si sono presentati. Deluso è rimasto poi chi si attendeva si parlasse del giornalino "La Fenice" chiuso nelle more della convenzione che legava alcuni volontari alla direzione carceraria.

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