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Cronaca
18 Febbraio 2025 - 21:52
Andrea Tragaioli
Non erano maltrattamenti, ma, al massimo, un po' di severità paterna. È con questa motivazione che il tribunale ha assolto l'ex sindaco di Rivoli, oggi consigliere comunale di Opposizione, Andrea Tragaioli, accusato di avere vessato i due figli piccoli. La sentenza è stata pronunciata oggi, ribaltando un'accusa che, inizialmente, parlava di vere e proprie vessazioni nei confronti dei minori. La procura aveva chiesto la condanna dell'uomo, seppur "al minimo della pena", valutando anche l’ipotesi del reato meno grave di abuso di mezzi di correzione. Tuttavia, il tribunale ha stabilito che "il fatto non sussiste".
La vicenda riguarda il periodo tra il 2020 e il 2022, quando il figlio dell’imputato – separato dalla moglie dal 2014 – aveva 12 anni e la figlia 8. Il caso emerse quando il ragazzo, a scuola, manifestò problemi di comportamento e si rese protagonista di un atto di bullismo. Da lì partirono le segnalazioni che portarono all’indagine, con una prima ricostruzione accusatoria che descriveva un quadro inquietante: il dodicenne sarebbe stato preso a calci, insultato, bersagliato con oggetti. In un episodio particolarmente grave, il padre gli avrebbe immerso la testa sotto l’acqua urlando "ti affogo". Accuse pesanti, che dipingevano una situazione di maltrattamenti sistematici all'interno delle mura domestiche.
L’ex sindaco, però, ha sempre negato con forza questi episodi. In aula, visibilmente provato, ha preso la parola per difendersi. "È capitato che lo sgridassi perché a tavola era maleducato, strafottente e armeggiava sempre con il telefonino", ha raccontato fra le lacrime. "Forse gli ho dato dello scemo o dell’asino quando l’ho visto picchiare la sorellina, ma niente di più. Con la bimba, invece, accadeva che insistessi perché finisse i pasti: le dicevo che il cibo non si doveva sprecare e che nel mondo c'era tanta gente che moriva di fame". Un quadro molto diverso da quello dipinto nelle accuse iniziali, che facevano pensare a un clima familiare fatto di paura e sopraffazione.
Dopo avere ascoltato le dichiarazioni spontanee dell’ex primo cittadino, la pm Monica Supertino ha riconosciuto che la vicenda è stata "di vera sofferenza per tutti", ma ha comunque insistito per il riconoscimento di una qualche forma di responsabilità. "L’imputato ha detto di aver cercato di trasmettere al proprio figlio ciò che a sua volta gli era stato trasmesso dal padre, ma non tutti i ragazzi possono recepire la severità allo stesso modo. La generazione dei millennials, poi, è diversa dalle precedenti: forse è più sensibile, più fragile. Credo che la separazione fra i coniugi sia stata caratterizzata da una conflittualità sotterranea, strisciante, che ha logorato i bambini: avevano un genitore ‘permissivo’ e un genitore ‘normativo’”.
Alla fine, i giudici hanno scelto la via dell’assoluzione piena, ritenendo che il comportamento del padre non rientrasse in una fattispecie penalmente rilevante. Una decisione che chiude un capitolo doloroso per l’ex sindaco, ma che lascia aperte molte riflessioni sul confine tra severità educativa e abuso.
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