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Cronaca

Raffaele Carlomagno è morto. Il tifo biancoblù perde un fratello

Dopo otto giorni di coma, il 42enne di Lonate Pozzolo non ce l’ha fatta. Caduto dagli spalti del Piola durante la contestazione alla Pro Patria, ha lottato fino all’ultimo. Il suo ultimo gesto: la donazione degli organi

Raffaele Carlomagno

Raffaele Carlomagno

Raffaele Carlomagno ha lottato fino all’ultimo, da vero tifoso, come lo era stato per tutta la vita per la sua Pro Patria. Ma questa volta il destino ha scritto un finale che nessuno avrebbe voluto leggere. Dopo otto giorni in coma, il 42enne di Lonate Pozzolo non ce l’ha fatta. Il suo cuore ha smesso di battere oggi, lunedì 3 febbraio, all’ospedale Maggiore di Novara, dove i medici hanno dichiarato la morte cerebrale. “Aurora Pro Patria 1919, in tutte le sue componenti, è vicina e porge le più sentite condoglianze alla famiglia di Raffaele e a tutti i tifosi biancoblù. Non avremmo mai voluto scrivere questo messaggio di cordoglio. Buon viaggio Raffa, ultrà biancoblù per sempre”, ha scritto la società, in un messaggio che pesa come un macigno.

Era il 25 gennaio, la Pro Patria aveva appena perso contro il Novara per la quinta volta consecutiva. La delusione in curva era palpabile, i tifosi contestavano, gridavano, sfogavano la loro frustrazione. In mezzo a loro c’era anche Raffaele, il biancoblù tatuato nell’anima, l’uomo che non aveva mai smesso di credere nella sua squadra. Poi il vuoto. Una caduta, un istante maledetto, e il corpo che precipita nel fossato che separa gli spalti dal campo. Il personale medico interviene subito, i soccorsi sono immediati. Si lotta, come lui ha sempre fatto sugli spalti. Ma questa volta la partita era la più difficile di tutte. Ricoverato in terapia intensiva, in coma farmacologico, ha resistito con la stessa ostinazione con cui seguiva la sua squadra in ogni stadio.

Le curve di tutta Italia hanno tifato per lui, anche i rivali. I tifosi del Novara hanno appeso uno striscione fuori dall’ospedale “Oltre ogni rivalità Raffaele lotta da ultrà”. Un messaggio che dice tutto, perché il tifo vero va oltre le maglie, oltre i colori, oltre il campo. Ma la sua battaglia si è fermata oggi.

Un ultimo gesto, però, Raffaele lo ha lasciato. “Sono in corso le procedure per dare il via libera all’espianto degli organi per la donazione, come da volontà di Raffaele”, ha scritto il sito Bustocco.it. Anche nell’addio, ha scelto di dare, di regalare speranza a chi ancora combatte la sua partita. E se il destino lo ha strappato via troppo presto, la sua generosità continuerà a vivere in chi riceverà il suo ultimo dono.

La sua scomparsa ha lasciato un vuoto enorme. Il Pro Patria Club lo ha ricordato con parole che colpiscono dritte al cuore: “Ha combattuto da ultrà la sua ultima partita, ha difeso l’onore della sua bandiera, ma alla fine è volato in cielo. Non si può morire per una partita di calcio, ma il destino non conosce il buonsenso e ha sentenziato nel modo più orribile. Ciao Raffaele, sei stato e sempre sarai uno di noi, con la nostra stessa passione, col sangue biancoblu e il cuore a righe orizzontali bianche e blu. Hai dato tutto per questa maglia, persino la vita, di più non potevi fare, anzi, avresti dovuto fare meno. L’ultimo regalo che ci hai lasciato è stata la donazione degli organi e questo fa capire ancora di più il tuo valore. Ora fai il tifo da lassù per i tuoi biancoblu”.

Non c’è più, Raffaele. Ma resterà per sempre negli spalti che hanno sentito il suo urlo, nelle bandiere che ha sventolato, nei cori che ha cantato. E in ogni cuore biancoblù che oggi piange un fratello.

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