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Cronaca

Il grido di allarme di Don Paolo: "Droga offerta anche a me, proteggiamo i ragazzi"

Il parroco di Santa Giulia denuncia lo spaccio e la malamovida, mentre il quartiere resta escluso dalle zone rosse di Torino

Il grido di allarme di Don Paolo

Il grido di allarme di Don Paolo: "Droga offerta anche a me, proteggiamo i ragazzi" (foto archivio))

A Torino, il quartiere Vanchiglia è diventato il simbolo di una battaglia quotidiana tra legalità e degrado. Un luogo che, nonostante la sua storia e il suo potenziale culturale, vive oggi una realtà fatta di spaccio, malamovida e insicurezza. A guidare la resistenza è Don Paolo Pietroluongo, parroco della chiesa di Santa Giulia, che con il suo coraggio e la sua voce denuncia una situazione ormai insostenibile. “Mi offrono droga quasi tutti i giorni all’uscita dalla chiesa”, racconta con amarezza. Le sue parole sono un grido d’allarme che merita attenzione.

Nonostante le numerose segnalazioni e proteste dei residenti, Vanchiglia è rimasta esclusa dal patto per la sicurezza di Torino. Questo accordo prevede l’istituzione di zone rosse super controllate, come Aurora, Barriera, San Salvario, Porta Nuova e Piazza Vittorio. In queste aree, le forze dell’ordine possono allontanare per 48 ore chi disturba e procedere con denunce immediate. Ma Santa Giulia, epicentro del degrado a Vanchiglia, non è stata inclusa.

La vita a Vanchiglia si è trasformata in un incubo per molti. Spaccio di droga, risse, vandalismo e musica ad alto volume sono all’ordine del giorno. Gli abitanti vivono una realtà che sembra uscita da un film noir. “Noi da 10 anni ci occupiamo di creare luoghi di comunità”, racconta Don Paolo, “ma la situazione non cambia”. La malamovida sembra aver colonizzato il quartiere, rendendo la sicurezza una chimera e la qualità della vita un ricordo lontano.

Offrono droga al prete

La risposta delle istituzioni

Il comitato "Riprendiamoci Vanchiglia" non intende restare a guardare. Nuove azioni legali sono già in cantiere contro la delibera del prefetto che ha escluso il quartiere dalle zone rosse. “Presto presenteremo un esposto contro il prefetto e invieremo una lettera al ministero dell’Interno per chiedere spiegazioni”, annunciano i membri del comitato. Anche il presidente della Circoscrizione 7, Luca Deri, si unisce alle critiche: “Santa Giulia doveva essere inclusa. Non ha senso istituire tante zone rosse se poi mancano le risorse per i controlli”. La sua dichiarazione mette in luce un problema sistemico che va oltre Vanchiglia: la mancanza di personale e fondi per garantire una sicurezza reale.

In questo contesto difficile, Don Paolo continua a essere un punto di riferimento per la comunità. Con coraggio, si oppone al degrado e offre un sostegno concreto agli abitanti. Ogni sera, dopo le attività in oratorio, accompagna le ragazzine a casa, consapevole dei pericoli che il quartiere nasconde. “Non ho paura di andare in giro, ma non possiamo permettere che i nostri giovani crescano in questo clima”, afferma.

La situazione di Vanchiglia è il riflesso di un problema più ampio che coinvolge molte città italiane. Sicurezza e vivibilità sono temi centrali che richiedono risposte concrete e immediate. La storia di Don Paolo e del suo quartiere è un monito per tutti: non possiamo permettere che l’indifferenza prevalga. Serve un impegno collettivo, dove istituzioni, cittadini e forze dell’ordine lavorino insieme per costruire un futuro migliore.

Vanchiglia può ancora rinascere, ma è necessario agire subito. La sicurezza non deve essere un privilegio, ma un diritto per tutti.

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