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Cronaca
09 Gennaio 2025 - 09:07
Scontri tra ultras a Torino: una notte di violenza dietro la Gran Madre
La notte del 9 novembre 2024, Torino è stata sconvolta da una violenta rissa tra ultras della Juventus e del Torino, un episodio che ha acceso i riflettori su un problema ormai cronico del calcio italiano. Dietro la chiesa della Gran Madre di Dio, più di 100 tifosi si sono affrontati armati di mazze, bastoni, cinture e coltelli, trasformando una delle zone simbolo della città in un teatro di violenza inaudita.
Questo ennesimo scontro tra tifoserie ha richiesto un intervento massiccio da parte delle autorità e ha suscitato un’ondata di indignazione nella comunità locale e nazionale.
Su delega della Procura della Repubblica di Torino, la Polizia di Stato della Questura di Torino, con il supporto delle questure di Asti, Novara, Pavia, Savona, Varese e Piacenza, ha condotto una vasta operazione per individuare i responsabili della rissa. In totale, sono state eseguite 23 perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di membri di gruppi ultras sia della Juventus che del Torino.
L’operazione ha interessato anche le sedi dei gruppi ultras "Drughi" e "Primo Novembre 1897" della Juventus, che sono state sottoposte a controlli amministrativi e di sicurezza. Durante le perquisizioni, gli agenti della Digos hanno sequestrato supporti informatici e indumenti utilizzati durante gli scontri, elementi che potrebbero rivelarsi fondamentali per ricostruire i dettagli della vicenda e accertare le responsabilità individuali.
Scontro tra tifosi di Juventus e Torino
Il Questore di Torino ha emesso 43 provvedimenti Daspo nei confronti di soggetti coinvolti, un’azione che impedisce loro di accedere agli stadi. Inoltre, sono state avviate le procedure per inasprire altri 20 provvedimenti interdittivi già emessi in passato per episodi simili.
Non solo. La Divisione della Polizia Anticrimine ha emesso ulteriori 10 Daspo contro tifosi del Torino, accusati di aver danneggiato il settore ospiti dello stadio durante il derby. Questi provvedimenti rappresentano un segnale chiaro: la violenza legata al calcio non sarà tollerata, né dentro né fuori dagli stadi.
Episodi come quello di Torino dimostrano che la violenza tra ultras non è solo un problema circoscritto agli stadi, ma una vera e propria minaccia alla sicurezza pubblica. Gli scontri avvenuti dietro la Gran Madre hanno messo in pericolo non solo i partecipanti, ma anche i residenti della zona e i passanti. La presenza di armi improprie e il livello di organizzazione dimostrato dai gruppi coinvolti sollevano interrogativi preoccupanti sulla natura di queste dinamiche.
Ma cosa spinge un gruppo di tifosi a trasformare la passione per il calcio in violenza? Sociologi e criminologi individuano una complessità di fattori: dinamiche di gruppo, rivalità storiche, disagio sociale e una cultura del tifo esasperata che alimenta l’odio invece che la passione sportiva.
Secondo molti esperti, non basta intervenire con misure repressive. È necessario un approccio che includa educazione, prevenzione e un maggiore coinvolgimento delle società sportive, che hanno il dovere di promuovere una cultura del tifo sano e responsabile.
In questo contesto, i media devono fare la loro parte raccontando questi episodi con equilibrio, senza alimentare tensioni o mitizzare la figura degli ultras violenti. Allo stesso tempo, la società civile è chiamata a un ruolo attivo: scuole, famiglie e istituzioni devono lavorare insieme per trasmettere ai giovani i valori positivi dello sport, come il rispetto reciproco e la sana competizione.
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