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09 Gennaio 2025 - 09:58
Il vero successo di un dirigente non si misura dai trofei in bacheca, ma dai sogni che ha aiutato a realizzare e dalle vite che ha ispirato.
Chi era davvero Nino Furnari? Un semplice dirigente sportivo o un visionario capace di rivoluzionare il calcio dilettantistico torinese? Per chi lo ha conosciuto, la risposta è chiara: Nino era molto più di un presidente. Era una guida, un faro, un uomo che ha saputo trasformare la passione in azione, lasciando un segno indelebile nei campi di calcio e nei cuori di chi ha avuto l'onore di condividere il suo cammino.
La sua scomparsa all’età di 86 anni segna la fine di un’era, ma il suo lascito continuerà a vivere. La sua eredità non si misura solo in trofei, ma in ciò che ha costruito con lungimiranza e dedizione: una cultura del calcio che mette al centro i giovani, la crescita e il futuro.
Dal lontano 1966, anno in cui prese le redini del Victoria Ivest, Nino Furnari ha tracciato un percorso che ha trasformato il club in una fucina di talenti e in un esempio di gestione sportiva. Sotto la sua guida, il Victoria ha raggiunto traguardi straordinari, come la promozione in Prima Categoria nel 1975 e la vittoria del campionato italiano Allievi nel 1987.
Furnari non era solo un dirigente, era un pioniere che sapeva coniugare la tradizione con l’innovazione, creando un ambiente dove i giovani potevano crescere e sognare. Aveva una capacità unica di vedere oltre l’orizzonte, riconoscendo il potenziale nei ragazzi che calpestavano quei campi di periferia.
La sua passione lo portò a ricoprire incarichi di rilievo a livello regionale
Una delle intuizioni più brillanti di Furnari fu la collaborazione, avviata nel 1970, con il settore giovanile del Torino. Grazie a un accordo con l’avvocato Cozzolino, il Victoria Ivest diventò un punto di riferimento per i giovani talenti granata, offrendo una seconda chance ai ragazzi in esubero. Questa sinergia non solo arricchì il Victoria, ma contribuì a rafforzare il tessuto sportivo torinese.
Nino Furnari non si limitò al ruolo di presidente. La sua passione lo portò a ricoprire incarichi di rilievo a livello regionale e nazionale, come consigliere del Comitato Regionale Piemonte Valle d’Aosta. Il suo contributo alla stesura delle carte federali dimostra la sua capacità di unire il campo alla scrivania, con uno sguardo sempre rivolto al futuro del calcio dilettantistico.
Tra i tanti traguardi raggiunti sotto la guida di Furnari, uno dei più memorabili resta lo scudetto conquistato dagli Allievi del Victoria Ivest nel 1987. Con Gigi Fantinuoli in panchina, giovani promesse come Marcello Albino e Benny Carbone hanno trovato nel Victoria il trampolino di lancio per i loro sogni calcistici.
Ma per Nino, i trofei non erano l’unico obiettivo. La sua vera vittoria era vedere i ragazzi crescere, imparare e svilupparsi come persone oltre che come atleti. Il suo impegno nel creare un ambiente positivo e stimolante ha lasciato un segno profondo, un’eredità che continuerà a ispirare generazioni future.
I funerali di Nino Furnari si terranno sabato alle ore 9.30, nella chiesa Immacolata Concezione Maria Vergine di Tetti Francesi, a Rivalta. Sarà un momento di commozione, ma anche di celebrazione per una vita dedicata al calcio e ai giovani.
La sua scomparsa rappresenta una perdita incolmabile per il calcio torinese e per tutti coloro che lo hanno conosciuto. Ma come accade con i grandi uomini, il suo spirito continuerà a vivere, ispirando dirigenti, allenatori e giocatori a credere nei valori dello sport e nella sua capacità di trasformare le vite.
Il nome di Nino Furnari rimarrà inciso nella storia del calcio dilettantistico torinese. Non solo per i trionfi sul campo, ma per ciò che ha costruito con amore e visione. Ha insegnato che il calcio non è solo uno sport, ma una scuola di vita, un luogo dove sogni e speranze prendono forma.
Mentre il pallone continuerà a rotolare sui campi di Torino, il ricordo di Nino Furnari resterà vivo. Perché, come amava dire, "il calcio è molto più di un gioco: è passione, dedizione e, soprattutto, un modo per lasciare il mondo un po’ migliore di come lo si è trovato".
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