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Cronaca
08 Gennaio 2025 - 23:49
Questa mattina, mercoledì 8 gennaio, nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Settimo Torinese, una folla commossa si è raccolta per l'ultimo saluto a Giovanni Morsetti: non è stato soltanto un commerciante, ma un punto di riferimento per intere generazioni di settimesi. Aveva 87 anni.
Durante la cerimonia funebre, celebrata da don Antonio Bortone, familiari, amici, clienti e conoscenti hanno voluto testimoniare con la loro presenza l'affetto e la stima per chi, con il proprio lavoro e il proprio sorriso, ha saputo entrare nelle vite di molti, lasciando un'impronta indelebile.
FOTOGRAFIE DI TANCREDI PISTAMIGLIO
Il ricordo di quel negozio di via Matteotti, dove ogni cliente è stato accolto con una parola gentile e un consiglio sincero, resterà vivo a lungo nella memoria di chiunque lo abbia frequentato.
Dal 1965, anno in cui fondò la sua macelleria, Giovanni ha dedicato ogni giorno della sua vita al lavoro, svolgendolo sempre con passione e rispetto per il prossimo.
Non c'era cliente che uscisse dal suo negozio senza un sorriso, non c'era bambino che non apprezzasse quel pezzo di carne selezionato con cura per rendere i pranzi scolastici più gustosi e sani.
Fino a poche settimane fa, Giovanni era ancora lì, dietro il bancone, instancabile e premuroso come sempre, finché le sue condizioni di salute non sono precipitate a causa di una polmonite. I medici del Gradenigo che lo hanno amorevolmente assistito hanno escluso il contagio da Covid.
La sua dedizione per il lavoro non era una semplice abitudine, ma era un modo per prendersi cura del suo piccolo grande mondo settimese: lo dimostrava ogni giorno, scegliendo ogni pezzo di carne, prestando attenzione ad ogni dettaglio, trattando ogni cliente come un amico: “Questo è proprio speciale” diceva con un sorriso e una cadenza piemontese (era originario di Carmagnola) che donava buon umore a tutti.
Per quasi 50 anni ha preparato personalmente la carne necessaria per cucinare i pranzi per gli alunni dell’asilo De Amicis, di via Regina Pacis: un gesto d’amore che ancora oggi centinaia di “bambini”, ormai cresciuti e diventati uomini, ricordano con piacere.
Giovanni Morsetti lascia un'eredità preziosa, fatta di valori autentici e profondi: il rispetto per il lavoro ben fatto, l'importanza della famiglia, l'amore per la propria città.
Oltre alla moglie Angela, ai figli Claudio con Rossana e la nipotina Anna, Pierluigi con la moglie Lella, nipoti e pronipoti, lascia anche il ricordo di un uomo buono e generoso, che ha saputo costruire una storia fatta di sacrifici, ma anche di tante soddisfazioni.
In un mondo che spesso va di corsa e dimentica, Giovanni resterà invece presente nei cuori di chi lo ha conosciuto: chiunque abbia varcato la soglia della sua macelleria ricorderà quel sorriso accogliente e quelle mani esperte che preparavano il “pezzo speciale” da portare a casa.
E mentre l'attività di famiglia continua con Pierluigi e sua madre, Angela, resterà vivo anche il ricordo di un uomo che ha fatto del proprio lavoro un'arte e della propria vita un dono per gli altri.
Durante la cerimonia funebre, suo pronipote Domenico Agasso, giornalista vaticanista del quotidiano La Stampa, ha voluto leggere un suo ricordo che qui riportiamo integralmente:
«C’è zio Giovanni!». Quando noi pronipoti eravamo piccoli, l’arrivo di zio Giovanni significava «festa». Era una specie di mito. Bastava sentire la sua voce per capire che qualcosa di bello stava per accadere. E così è stato per tutta la vita.
Zio Giovanni portava luce, la sua allegria contagiosa lo rendeva unico.
Fin da quando abbiamo memoria, abbiamo sentito forte il suo affetto per noi. Era un amore senza condizioni, fatto di gesti semplici ma profondi, di risate condivise, di parole che sapevano scaldare il cuore e trasmettere energia.
Ciò che rendeva speciale zio Giovanni era il suo straordinario senso della famiglia. Per lui la famiglia era tutto, e i suoi cari erano la gioia più grande. Con un sorriso sempre pronto e una generosità senza limiti, faceva sentire ognuno importante, amato e protetto. La sua casa, così come il suo cuore, era sempre aperta: un rifugio sicuro, un luogo dove si respiravano calore e affetto.
Mai una richiesta per sé. Zio Giovanni donava, senza aspettarsi nulla in cambio. Il suo piacere era dare, condividere, far star bene gli altri. Uno sguardo attento, un gesto premuroso, una battuta per sdrammatizzare. La sua felicità era vedere felici le persone che amava.
Zio Giovanni aveva una passione autentica e genuina per il suo lavoro. Ne parlava con gioia, con la consapevolezza di portare avanti una tradizione fatta di abilità, dedizione e cura per ogni dettaglio. Il suo negozio era, e resterà, un punto d’incontro, dove ogni cliente diventa un amico, ogni taglio di carne racconta una storia.
La sua voce inconfondibile, calda e rassicurante, riempiva le stanze. Sapeva essere coinvolgente e addolcirsi nei momenti di emozione. Era l’anima dei ritrovi di famiglia, capace di trasformare un semplice momento in un ricordo prezioso. Zio Giovanni era il punto di riferimento.
Lui, con zia Angiolina. Il suo grande amore. Qualche giorno fa ha posato la sua mano su quella di lei, sospirando con tenerezza: «Sono 65 anni che siamo insieme… 65 anni…». Parole semplici, eppure immense. Il loro amore è una testimonianza dell’eternità.
Oggi, mentre salutiamo zio Giovanni con il cuore colmo di gratitudine, sappiamo che nulla di ciò che è stato andrà perduto.
Il bene che ha diffuso continuerà a vivere in ognuno di noi.
E, ne siamo certi, lassù in Cielo è già festa. Perché… come esclamavamo noi da piccoli: c’è zio Giovanni!
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