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Cronaca
31 Dicembre 2024 - 10:24
Addio a Gianni Savio, il Principe del ciclismo che ha regalato sogni e campioni
Il mondo del ciclismo è in lutto per la scomparsa di Gianni Savio, una figura iconica che ha dedicato la sua vita a questo sport. Nato a Torino il 16 aprile 1948, Savio si è spento ieri all'età di 76 anni, dopo una lunga malattia. La sua carriera, iniziata nel 1985, ha segnato oltre 40 anni di successi come direttore sportivo e scopritore di talenti. Era conosciuto nell’ambiente con il soprannome di “Principe”, un titolo che ben rappresenta la sua straordinaria umanità e la competenza che lo hanno contraddistinto.
Gianni Savio ha lanciato un numero impressionante di corridori nel professionismo, tra cui il colombiano Egan Bernal, vincitore del Tour de France 2019 e del Giro d’Italia 2021, uno dei suoi più grandi successi. Ma la sua lista di talenti non finisce qui: Michele Scarponi, Fausto Masnada, Davide Rebellin, Gilberto Simoni, Leonardo Sierra, Nelson Rodriguez, José Rujano e Franco Ballerini sono solo alcuni dei nomi che devono una parte della loro carriera al fiuto di Savio.
Tra le sue imprese più memorabili, c’è anche la direzione delle nazionali di Colombia e Venezuela. Nel 2002, sotto la sua guida, Santiago Botero conquistò il titolo iridato a cronometro.
La passione per il ciclismo era nel DNA di Savio, tramandata dal nonno materno, Giovanni Galli, campione italiano tra gli indipendenti a inizio Novecento. Dopo un’iniziale carriera calcistica, che lo portò persino a marcare il campione Paolo Rossi in una partita amichevole, Savio decise di dedicarsi completamente al ciclismo. Nel 1985, frequentò il corso da team manager organizzato dalla Federazione Ciclistica Italiana, dove ebbe tra i suoi docenti il celebre Italo Allodi.
Numerosi campioni lo ricordano con affetto. Andrea Tafi, unico italiano ad aver vinto sia il Fiandre sia la Roubaix, ha dichiarato: “Era una grande persona”. Questa frase sintetizza il rispetto e l’ammirazione che Gianni Savio ha saputo conquistarsi nel corso degli anni.
Il suo lavoro non era solo tecnico, ma anche umano. Savio era conosciuto per la sua capacità di entrare in empatia con i suoi corridori, motivandoli a dare il massimo e aiutandoli a crescere come atleti e come persone.
La morte di Gianni Savio lascia un vuoto profondo nel mondo del ciclismo, ma la sua eredità continuerà a vivere attraverso i successi dei suoi corridori e l’ispirazione che ha trasmesso a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo.
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