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Cronaca

Matteo e l’ultimo volo nell’ottava meraviglia del mondo

La tragica fine di un base jumper piemontese, 32 anni, amante degli sport estremi. La sua vita era una sfida continua ai limiti, ma a Campione del Garda il suo sogno si è infranto tra le rocce

Tragedia a Campione del Garda: Base Jumper Piemontese Perde la Vita in un Incidente Fatale

Matteo Rodolfo Maranca, trentadue anni, originario di Barge, in provincia di Cuneo, era molto più di un semplice base jumper. Era un sognatore, un amante della libertà, un esploratore che non si accontentava mai dei confini tracciati dagli altri. Per Matteo, vivere significava correre rischi, spingersi oltre, cercare quel momento perfetto in cui l'adrenalina si fondeva con la bellezza del mondo. Lo conoscevano in tanti, sui social era Mate_Charro, ma nella vita reale era il ragazzo che sapeva trasformare ogni giornata in un’avventura.

Il 9 dicembre 2024, questa sua incessante ricerca si è interrotta bruscamente. Matteo era a Campione del Garda, una frazione di Tremosine sul Garda, nel Bresciano. Questo piccolo borgo, immerso in uno dei paesaggi più spettacolari d’Italia, è una meta prediletta per gli amanti della natura e delle emozioni forti.

Tra il blu intenso del lago e le ripide pareti rocciose che sembrano sfiorare il cielo, Matteo aveva trovato un terreno fertile per coltivare la sua passione per gli sport estremi. Quella mattina, si era lanciato con il parapendio da una zona soggetta a un divieto di volo, un'ordinanza comunale emessa nel 2019. Non era una sfida al sistema, ma un gesto che per lui rappresentava la quintessenza della libertà.

Durante il volo, però, qualcosa è andato storto. Matteo ha perso il controllo della vela e si è schiantato contro una parete rocciosa. A lanciare l’allarme è stato un amico, che si era buttato dopo di lui e che ha visto la vela bloccata tra le rocce. I soccorsi sono arrivati in fretta: l’elicottero partito da Verona e il personale del soccorso alpino hanno fatto il possibile, ma Matteo non ce l’ha fatta. Quando lo hanno raggiunto, era già morto.

La notizia ha fatto rapidamente il giro della comunità, lasciando un vuoto difficile da colmare.

Matteo non era un ragazzo come gli altri, e chi lo conosceva bene non esita a sottolinearlo.

“Era uno spirito libero,”racconta un amico. “Non era fatto per le regole, ma non perché volesse infrangerle. Era fatto per andare oltre, per cercare sempre qualcosa di più.”

I social, dove Matteo era molto attivo, si sono riempiti di messaggi di cordoglio e ricordi.

“Eri unico,” scrive un altro amico. “Sempre con il sorriso, sempre pronto a condividere una storia, una risata, un momento di follia.” La sua energia era contagiosa, il suo entusiasmo un faro per chiunque lo incontrasse.

Tremosine sul Garda, il luogo che ha fatto da sfondo alla tragedia, è un comune unico nel suo genere. Arroccato su un altopiano che domina il Lago di Garda, è un luogo di bellezza struggente, dove la natura regna incontrastata. La Strada della Forra, che porta al borgo, è stata definita “l’ottava meraviglia del mondo” da Winston Churchill, e i panorami mozzafiato che offre attirano turisti da tutto il mondo. Campione del Garda, una delle diciotto frazioni del comune, è un piccolo gioiello, incastonato tra la montagna e il lago. È un luogo dove il tempo sembra fermarsi, dove la bellezza della natura invita a riflettere, a sognare, a osare. Matteo lo aveva scelto per questo, per la sua capacità di ispirare e per quel senso di sfida che si respira in ogni angolo.

Gli amici lo ricordano come un ragazzo che sapeva vivere davvero. “Non aveva paura di nulla,” racconta un compagno di avventure. “Per lui, la vita non era fatta per essere vissuta con il freno tirato. Ogni momento era un’opportunità per spingersi oltre, per provare qualcosa di nuovo, per sentire il cuore battere forte.”

Matteo era così: un concentrato di energia, passione e coraggio.

E forse è proprio questo che rende la sua perdita così dolorosa. Perché chi lo conosceva sa che Matteo viveva davvero, e in un certo senso, la sua scomparsa è il prezzo di una vita vissuta senza compromessi.

Il tragico incidente di Matteo ha sollevato molte domande. Perché si era lanciato in un’area vietata?

Perché aveva scelto di rischiare così tanto?

Ma per chi lo conosceva, la risposta è semplice. Matteo non viveva per il quieto vivere. Per lui, il rischio era parte integrante della vita. Non cercava la morte, ma nemmeno la temeva. Era alla ricerca di quel momento perfetto, di quella sensazione di libertà che solo chi sfida i propri limiti può comprendere.

matteo

La sua storia non è solo quella di un tragico incidente, ma anche quella di un ragazzo che ha ispirato chi gli stava intorno, che ha vissuto con intensità e che ha lasciato un segno indelebile nella vita di chi lo ha conosciuto.

Matteo Rodolfo Maranca era molto più di un base jumper. Era un sognatore, un avventuriero, un uomo che sapeva cosa significava vivere. E anche se la sua vita si è interrotta troppo presto, il suo spirito continuerà a vivere nei cuori di chi lo ha amato e ammirato.

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