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Giudiziaria
09 Dicembre 2024 - 22:50
Un dolore che non si placa, un vuoto che non si colmerà mai. Una donna, anche lei medico, ha raccontato oggi in tribunale il dramma che ha vissuto il 2 gennaio 2019, quando un’amniocentesi, eseguita per scrupolo e per amore dei suoi figli non ancora nati, si è trasformata in una tragedia irreversibile. Quel giorno, i suoi gemelli, attesi con trepidazione, hanno visto spegnersi ogni possibilità di vita a causa di un’infezione da stafilococco. A causare l’infezione, secondo l’accusa, sarebbe stata una disinfezione inadeguata durante l’esame, effettuato da due ginecologi: padre e figlia, oggi imputati per interruzione colposa di gravidanza.
L’uomo, 78 anni, e la donna, 45, sono accusati di non aver garantito le necessarie condizioni di sicurezza durante la procedura. L’infezione, sviluppatasi successivamente, ha portato a un parto prematuro e alla morte dei due feti. Secondo la Procura, la ginecologa, che era il medico di riferimento della paziente, non avrebbe nemmeno somministrato la terapia antibiotica che avrebbe potuto evitare il peggio. "I miei gemelli erano vivi," ha raccontato la donna, visibilmente commossa, ripercorrendo in aula quei drammatici momenti. "Ero fiduciosa, non potevo immaginare che quell’esame li avrebbe portati via per sempre."
I due imputati, difesi dagli avvocati Luigi Giorno e Antonio Gilestro, respingono ogni accusa. Sostengono che l’infezione potrebbe essere stata contratta altrove e che la procedura era stata eseguita correttamente. Tuttavia, la perizia medico-legale acquisita agli atti punta il dito su possibili carenze nella sterilizzazione degli strumenti e nell’adozione delle precauzioni necessarie. "Non c’erano margini di errore," ha ribadito il pubblico ministero Giorgio Nicola, che sta seguendo il caso con attenzione.
L’aula del tribunale di Torino ha vissuto momenti di profonda tensione. La testimonianza della madre ha scosso non solo i presenti, ma anche la giudice Alessandra Danieli, che presiede il processo. La sua narrazione, carica di dolore e determinazione, ha messo in luce la fragilità umana di fronte a un evento che avrebbe potuto – e forse dovuto – essere evitato.
Il processo continuerà con ulteriori testimonianze e consulenze tecniche, nel tentativo di fare piena luce su quanto accaduto. Intanto, la donna continua a cercare risposte per una tragedia che ha stravolto la sua vita. "Non ci sarà mai giustizia per quello che ho perso," ha detto in un momento di pausa, parlando con i suoi legali. "Ma spero che tutto questo serva almeno a evitare che succeda ad altri."
Le vite dei suoi gemelli, mai nate, sono ora al centro di un dramma giudiziario che si intreccia con la responsabilità professionale e l’etica medica. Un dramma che solleva interrogativi profondi sul valore della vita e sulla fiducia che ogni paziente ripone in chi dovrebbe proteggerla.
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