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Cronaca
08 Dicembre 2024 - 11:12
Protesta no tav
Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre, la Val di Susa è stata teatro di nuove tensioni legate alla contestata linea ferroviaria Torino-Lione. Un centinaio di attivisti No Tav si sono radunati nei pressi del cantiere di Chiomonte, in Val Clarea, dando vita a scontri con le forze dell'ordine. Gli eventi si sono svolti in un contesto di alta tensione, con lanci di sassi e petardi da parte dei manifestanti, a cui la polizia ha risposto con idranti e lacrimogeni.
L'8 dicembre non è una data qualsiasi per il movimento No Tav. Si celebra infatti l'anniversario della "riconquista" del prato di Venaus, un luogo simbolico per gli attivisti, sgomberato dalle forze dell'ordine nella notte del 5 dicembre 2005. Da allora, ogni anno, il movimento organizza una manifestazione per ricordare quell'evento e ribadire la propria opposizione al progetto della Torino-Lione. Quest'anno, la marcia partirà alle 14 da Susa e si dirigerà verso San Giuliano, un percorso ormai tradizionale che attira l'attenzione di sostenitori e oppositori del progetto.
Le tensioni della scorsa notte sono iniziate quando un gruppo di manifestanti, molti dei quali incappucciati, ha raggiunto il cantiere attraverso i sentieri che si snodano nella valle. Armati di corde e ganci, sono riusciti a strappare alcuni metri di concertina di filo spinato, parte delle barriere di protezione del cantiere. La risposta delle forze dell'ordine non si è fatta attendere: l'uso di idranti e lacrimogeni ha cercato di disperdere i manifestanti, in un confronto che è durato circa un'ora, fino a mezzanotte.
Il movimento No Tav è una realtà radicata nel territorio della Val di Susa, con una storia di mobilitazione che affonda le radici negli anni '90. La loro opposizione al progetto della Torino-Lione si basa su motivazioni ambientali, economiche e sociali. Gli attivisti sostengono che l'opera sia inutile e dannosa, mentre i sostenitori del progetto la considerano un'infrastruttura strategica per il collegamento tra Italia e Francia. La questione è complessa e polarizzante, con implicazioni che vanno ben oltre i confini della valle.
La manifestazione di oggi pomeriggio si inserisce in un contesto di incertezza sul futuro del progetto. Nonostante i lavori siano già in corso, il dibattito politico e sociale è tutt'altro che risolto. Le tensioni della scorsa notte sono un chiaro segnale che la questione è ancora aperta e che il movimento No Tav non intende arretrare. La domanda che molti si pongono è: quale sarà il futuro della Torino-Lione? E, soprattutto, quale sarà il prezzo da pagare in termini di conflitti sociali e ambientali?
In un clima di tensione crescente, appare sempre più urgente un appello al dialogo tra le parti. La storia della Val di Susa è un esempio di come le grandi opere possano diventare terreno di scontro, ma anche di come possano rappresentare un'opportunità per ripensare il rapporto tra sviluppo e territorio. Riusciranno le istituzioni e il movimento No Tav a trovare un terreno comune? La risposta a questa domanda potrebbe segnare il futuro non solo della valle, ma anche di un modello di sviluppo che tenga conto delle esigenze delle comunità locali.
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