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Cronaca
07 Dicembre 2024 - 23:54
Il tribunale del Riesame di Torino ha imposto il divieto di espatrio a Mario Roggero, il gioielliere settantenne di La Morra, in provincia di Cuneo, al centro di una vicenda giudiziaria che continua a far discutere. Roggero è stato condannato in primo grado a 17 anni di carcere dalla Corte d’Assise di Asti per l’omicidio di due rapinatori e il ferimento di un terzo, avvenuti durante una drammatica rapina nel suo negozio il 28 aprile 2021. La misura cautelare è stata notificata pochi giorni fa, su richiesta della procura generale di Torino, che ha ritenuto che il gioielliere stesse pianificando una fuga in Tunisia.
Secondo i giudici, le indagini hanno evidenziato movimenti sospetti legati a un conto corrente tunisino cointestato a Roggero e a sua moglie, sul quale erano stati trasferiti 50mila euro. Questa somma, secondo la guardia di finanza, proveniva da un conto italiano intestato al comitato etico #iostoconmarioroggero, istituito per raccogliere fondi destinati alle sue spese legali. Il trasferimento di denaro, avvenuto sotto forma di bonifico, avrebbe insospettito gli investigatori, che hanno segnalato l’operazione come possibile tentativo di Roggero di sottrarsi alla giustizia italiana. A seguito di queste informazioni, il conto tunisino è stato sequestrato dalle autorità.
Il pomeriggio del 28 aprile 2021, la vita di Mario Roggero cambiò per sempre. Quel giorno, due rapinatori armati fecero irruzione nella sua gioielleria a Grinzane Cavour, nel cuore delle Langhe, minacciando il gioielliere e sottraendo preziosi dal negozio. Roggero, però, non si limitò a subire: prese una pistola, inseguì i malviventi per strada e aprì il fuoco. Due dei rapinatori morirono sul colpo, mentre il terzo, ferito, riuscì inizialmente a fuggire per poi essere arrestato poco dopo. La scena, immortalata da alcuni testimoni, scatenò un dibattito immediato sulla legittima difesa e sui suoi limiti.
Nel dicembre 2023, la Corte d’Assise di Asti ha condannato Roggero, ritenendo la sua azione una reazione eccessiva e sproporzionata rispetto alla minaccia subita. La sentenza ha sollevato una frattura nell’opinione pubblica. Da una parte, chi considera Roggero una vittima delle circostanze, un cittadino esasperato da un sistema che non tutela adeguatamente chi subisce crimini. Dall’altra, chi ritiene che abbia agito oltre i confini della legge, trasformandosi da vittima a carnefice.
La decisione del tribunale del Riesame di imporre il divieto di espatrio ha riacceso le polemiche. Gli avvocati di Roggero hanno criticato duramente la misura, definendola in una nota "assolutamente ingiusta e priva di fondamento". Hanno inoltre annunciato l’intenzione di presentare un ricorso in Cassazione, affermando che non esistono prove concrete di un tentativo di fuga. "I trasferimenti di denaro erano finalizzati a esigenze familiari e del tutto leciti", hanno dichiarato i legali, sottolineando che il loro assistito non ha mai manifestato l’intenzione di sottrarsi alla giustizia italiana.
La figura di Mario Roggero è diventata un simbolo controverso nel dibattito sulla sicurezza e sulla legittima difesa in Italia. Il comitato #iostoconmarioroggero ha raccolto negli ultimi anni adesioni significative, attirando il sostegno di politici e cittadini che vedono nel gioielliere una vittima di un sistema giudiziario troppo severo. Tuttavia, il caso continua a sollevare interrogativi complessi su cosa significhi realmente difendersi e su quali siano i confini tra giustizia e vendetta.
Mentre i suoi avvocati si preparano a impugnare la decisione in Cassazione, Roggero dovrà rimanere in Italia, vincolato dal divieto di espatrio. La vicenda giudiziaria, però, è tutt’altro che conclusa. Con ogni probabilità, il caso continuerà a far discutere, dividendo l’opinione pubblica e ponendo interrogativi profondi su temi che riguardano tutti: la sicurezza, il rispetto della legge e il diritto alla legittima difesa.
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