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Cronaca
06 Dicembre 2024 - 11:50
Schiavi sotto il tendone al Circo Madagascar: costretti a lavorare 70 ore a settimana per pochi spiccioli
Il tendone scintillante del Circo Maya Orfei Madagascar nascondeva un lato oscuro, ben lontano dalle luci dello spettacolo. Il 5 dicembre 2024, i carabinieri hanno fatto irruzione nel circo allestito al Parco della Pellerina, portando alla luce una realtà sconvolgente di caporalato, sfruttamento del lavoro e violazioni dei diritti umani. Le indagini, avviate a seguito di un grave infortunio avvenuto nel 2023, hanno rivelato condizioni di vita e lavoro degradanti per i lavoratori del circo, molti dei quali erano irregolari e senza alcuna tutela.
Una rete di sfruttamento sotto il tendone
Dietro il fascino degli spettacoli circensi, si celava un sistema che sfruttava 14 lavoratori, tra cui almeno quattro di nazionalità indiana, costretti a vivere in condizioni indegne. I dipendenti dormivano stipati in un unico caravan con cinque stanze, dotate di letti a castello, un bagno e una cucina condivisi. Una situazione che viola qualsiasi standard di sicurezza e dignità.
Le retribuzioni erano irrisorie: tra i 180 e i 250 euro a settimana, a fronte di giornate lavorative di 10 ore per sette giorni su sette. Senza giorni di riposo, ferie o permessi, i lavoratori erano costretti a utilizzare parte del salario per gestire il caravan, aumentando ulteriormente il peso della loro precarietà. Persino i dispositivi di protezione individuale, indispensabili per chi si occupava del montaggio e dello smontaggio del tendone, non venivano forniti, esponendo i lavoratori a gravi rischi.
L'incubo dei lavoratori del circo Madagascar
Le indagini hanno avuto origine il 26 aprile 2023, a Genova, quando un addetto allo smontaggio del tendone è precipitato da un’altezza di circa 20 metri. L’infortunio, già di per sé drammatico, è stato ulteriormente aggravato dal tentativo di insabbiarlo: i testimoni hanno riferito che il lavoratore ferito sarebbe stato spostato dal luogo della caduta, ripulito dalle tracce di sangue e posizionato vicino a un camion, per far sembrare l’incidente una semplice caduta accidentale. Questo episodio ha scatenato un’indagine approfondita che ha portato a smascherare un sistema di sfruttamento radicato.
Il sequestro e le accuse al titolare del circo
L’operazione condotta dai Carabinieri per la Tutela del Lavoro di Milano e dal Comando Provinciale di Torino ha portato al sequestro del tendone, della ditta circense, di 67 mezzi e di alcuni conti correnti. Il titolare, secondo la Procura di Genova, è accusato di caporalato, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, e gli è stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di dimora. Il circo, che avrebbe dovuto proseguire gli spettacoli fino al 6 gennaio 2025, è ora al centro di un’inchiesta che mette a nudo le falle nel sistema di controllo del lavoro in Italia.
Nonostante i numerosi tentativi di contatto, il Circo Maya Orfei Madagascar ha scelto di non rilasciare dichiarazioni, un silenzio che pesa come un macigno su una vicenda già di per sé drammatica. Intanto, l’indignazione cresce tra le organizzazioni per i diritti dei lavoratori e nella società civile. "Questa è una ferita per la dignità umana," ha dichiarato Francesca Bellini, portavoce di un’associazione per la tutela dei lavoratori migranti. "Non è accettabile che in un Paese come l’Italia si verifichino ancora situazioni di sfruttamento così gravi."
Questo episodio solleva interrogativi profondi sulla capacità del sistema di vigilanza italiano di prevenire e contrastare fenomeni di sfruttamento lavorativo. Come è possibile che situazioni così gravi passino inosservate? È evidente che serve un rafforzamento delle ispezioni sul lavoro e una maggiore consapevolezza sui diritti dei lavoratori, soprattutto per i più vulnerabili, come i migranti e gli irregolari.
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