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Cronaca

Lo strano caso di Sulejmanovic: ferito dalla polizia nel 2013 attende ancora un risarcimento

Undici anni di cause, un risarcimento da 480 mila euro mai versato e un nuovo tentativo di conciliazione in Corte d’Appello a Torino

Lo strano caso di Sulejmanovic

Lo strano caso di Sulejmanovic: ferito dalla polizia nel 2013 attende ancora un risarcimento

Nel 2013, durante una fuga in auto dopo un furto a Torino, Magaiber Sulejmanovic fu colpito da un proiettile sparato da un agente di polizia. Il colpo, che secondo la ricostruzione dell’accusa era diretto agli pneumatici del veicolo, raggiunse invece la schiena del giovane, causando danni permanenti che gli hanno lasciato un’invalidità dell’80%. Oggi, Sulejmanovic, che vive in un campo nomadi del centro Italia, cammina con estrema difficoltà e solo grazie a stecche che gli serrano le gambe.

Il caso penale si concluse nel 2018 con la condanna dell’agente a sei mesi con la condizionale per lesioni colpose. Parallelamente, Sulejmanovic avviò una causa civile per ottenere un risarcimento per le gravi conseguenze fisiche del ferimento. In primo grado, il tribunale riconobbe un indennizzo di 480 mila euro, ma questa cifra non è mai stata versata. L’unico pagamento effettuato risale al 2016, quando al ferito fu accreditata una provvisionale di 60 mila euro come acconto sul totale. Tuttavia, la restante somma rimane bloccata a causa delle difficoltà nel trovare un accordo tra le parti.

Un percorso giudiziario lungo e complesso

La vicenda giudiziaria si è intrecciata con difficoltà burocratiche e mancate transazioni. La causa civile, avviata inizialmente a Roma, fu trasferita a Torino per competenza territoriale, allungando ulteriormente i tempi del procedimento. Intanto, i legali di Sulejmanovic, Domenico Peila ed Enrico Usseglio Min, denunciano l’atteggiamento di chiusura dello Stato.

Sparato dalla Polizia, attende ancora un risarcimento

“Da undici anni proponiamo una transazione – spiegano – ma ogni tentativo è rimasto senza esito. C’è da chiedersi se questo comportamento non comporti un onere ulteriore per le casse pubbliche, considerando le spese legali e gli interessi maturati nel tempo.”

Il giudice istruttore torinese, Francesco Eugenio Rizzi, ha recentemente sollecitato entrambe le parti a “coltivare il tentativo di conciliazione”, sottolineando l’importanza di evitare ulteriori complicazioni legali e finanziarie. La prossima udienza è stata fissata per gennaio, e l’esito della causa dipenderà dalla volontà di trovare un accordo che possa finalmente portare giustizia alla vittima.

Un caso emblematico del sistema giudiziario italiano

Questa vicenda evidenzia alcune delle criticità del sistema giudiziario italiano, dove le tempistiche dei risarcimenti possono protrarsi per anni, nonostante sentenze favorevoli. L’episodio solleva anche interrogativi sull’uso della forza da parte delle forze dell’ordine e sul bisogno di una maggiore formazione per gestire situazioni critiche, minimizzando i rischi per tutte le parti coinvolte.

La situazione di Sulejmanovic è un monito per le istituzioni, chiamate a riflettere sulla necessità di un sistema più efficiente nella gestione dei risarcimenti e dei procedimenti civili. Allo stesso tempo, è un caso che richiama l’attenzione sull’importanza di tutelare le vittime di errori istituzionali, garantendo loro non solo giustizia formale, ma anche una reale riparazione dei danni subiti.

La speranza è che il prossimo incontro in tribunale possa segnare un punto di svolta per Sulejmanovic e portare finalmente alla conclusione di una vicenda che dura da troppo tempo. Per una persona la cui vita è stata irreversibilmente segnata da un errore, ricevere quanto gli spetta non è solo una questione di diritto, ma anche di dignità.

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