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Cronaca
08 Novembre 2024 - 12:54
Shock nel Canavese: 4 giovani finiscono in manette per sequestro e violenza
Con un’accusa pesantissima, quella di sequestro di persona e lesioni personali, i carabinieri di Saint-Vincent/Châtillon hanno arrestato ieri quattro giovani ventenni, tutti originari del Canavese, per aver brutalmente aggredito un ragazzo di 24 anni a Champoluc, in Val d’Ayas. L’episodio, avvenuto sotto gli occhi increduli dei presenti, ha messo in luce un’escalation di violenza inaudita: i quattro hanno cercato di estorcere 2.000 euro il giovane, originario di Montalto Dora e dipendente di un locale del posto.
Secondo le ricostruzioni, i quattro ragazzi, Mario Luca Horotan (20 anni, di Ivrea), Loris Alasia (19 anni, di Azeglio), Stefan Liviu Gladea (18 anni, di Ivrea) e Andrei Filippo Muscaliu (20 anni, di Ivrea), avrebbero inseguito la vittima fuori dal locale, usando addirittura un drone per non perderlo di vista. Una volta raggiunto, il giovane è stato scaraventato a terra e colpito ripetutamente con calci alla nuca e al costato. Ma la violenza non si è fermata qui.
I quattro aggressori lo hanno poi obbligato a salire in auto, continuando a colpirlo e minacciandolo di morte lungo il tragitto. È stato solo grazie all’intervento provvidenziale di una terza persona, che ha lanciato l’allarme ai carabinieri, se si è riusciti a evitare il peggio.
L’auto con a bordo gli aggressori e la vittima è stata intercettata dai carabinieri a Verrès, dove i militari sono riusciti a trarre in salvo il giovane, visibilmente provato e sotto shock. I quattro arrestati sono stati condotti al carcere di Brissogne, dove ora dovranno rispondere delle accuse gravissime che pendono su di loro.
Negli ultimi anni, i casi di violenza che vedono coinvolti giovani e giovanissimi sono aumentati in modo preoccupante, riflettendo un problema sociale di vasta portata. L'episodio di Champoluc, dove un gruppo di ventenni ha aggredito e sequestrato un coetaneo, è solo uno degli ultimi di una lunga serie di eventi che testimoniano una crescente inclinazione alla violenza tra i giovani, in particolare nelle fasce d’età tra i 15 e i 25 anni.
Ma cosa porta a simili manifestazioni di aggressività? E quali sono i fattori che spingono gruppi di ragazzi a formare vere e proprie bande, spesso con dinamiche simili a quelle criminali?
L'episodio di Champoluc, dove un gruppo di ventenni
Negli ambienti urbani e periferici, così come in alcune aree più isolate come quelle alpine o di provincia, si è assistito all’emergere di gruppi giovanili con caratteristiche simili alle gang. Questi gruppi, spesso composti da ragazzi apparentemente insospettabili, sfogano la loro frustrazione e aggressività in atti di violenza, estorsioni e atti intimidatori. La criminalità tra i giovani non è solo un riflesso di condizioni sociali difficili ma anche il risultato di un sistema di valori distorto, in cui la violenza e il dominio sugli altri diventano elementi di affermazione personale.
Ma quali sono i fattori scatenanti?
La crescente precarietà economica e lavorativa, le difficoltà nel costruire un futuro solido e l’assenza di figure di riferimento positive sono alcuni dei fattori che stanno alimentando un clima di sfiducia e rabbia tra i giovani. A questo si aggiunge l’influenza dei media, delle piattaforme social e, talvolta, anche della musica e della cultura di strada, che possono amplificare la percezione della violenza come strumento di potere e controllo.
In alcuni casi, come quello di Champoluc, i ragazzi sembrano ricercare l’affermazione personale attraverso atti intimidatori, sfruttando anche mezzi moderni e inusuali, come l'uso di droni per seguire la vittima.
Il Canavese, sebbene generalmente percepito come una zona tranquilla, non è estraneo a episodi di violenza giovanile. Solo pochi mesi fa, a Ivrea, un gruppo di adolescenti aveva aggredito un coetaneo fuori da una discoteca per motivi banali, lasciandolo con gravi ferite. Allo stesso modo, in altre città come Torino e Milano, le bande di giovani si sono rese protagoniste di pestaggi e atti di bullismo in contesti pubblici, dai locali notturni alle aree più frequentate come stazioni e parchi cittadini.
Di fronte a questi episodi, le istituzioni locali e nazionali stanno cercando di mettere in atto misure preventive e correttive. Gli interventi si dividono su due fronti: da un lato, la repressione, con un inasprimento delle pene per reati violenti e la creazione di task force specializzate, dall’altro lato, la prevenzione, con programmi educativi e progetti sociali mirati a offrire alternative di crescita e affermazione positiva per i giovani.
L’episodio di Champoluc dimostra quanto sia necessario un approccio sistemico per affrontare la violenza giovanile. Non bastano misure repressive, ma è essenziale agire a monte, attraverso iniziative che coinvolgano scuole, famiglie, associazioni e istituzioni. Offrire ai ragazzi prospettive di crescita, possibilità di espressione e una rete di sostegno solida è l’unica strada per ridurre il fenomeno e aiutare le nuove generazioni a costruire un futuro lontano dalla violenza e dalla devianza.
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