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Chivasso - San Raffaele Cimena

Arrestato lo stalker della consigliera metropolitana Clara Marta

Nonostante i divieti, le si è avvicinato durante la festa patronale di San Raffaele

Lo stalker di Clara Marta è stato arrestato

Lo stalker di Clara Marta è stato arrestato

Sudais Konate, rifugiato politico ghanese, stalker di Clara Marta, ritorna in carcere dopo l'ennesima violazione dei provvedimenti restrittivi.

Fine dell'incubo per la consigliera metropolitana di Forza Italia, 55 anni, membro dell'opposizione a Chivasso, candidata al Parlamento Europeo alle scorse elezioni di giugno.

Sudais Konate, 37enne rifugiato politico originario del Ghana, noto per aver perseguitato la donna, è stato arrestato nuovamente dai carabinieri di Chivasso. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita su mandato del gip Fabio Rabagliati, su richiesta della pm Giulia Nicodemi della procura di Ivrea, mettendo così fine a un periodo di terrore per la consigliera e la sua famiglia.

I fatti iniziano nel 2017, quando Clara Marta era assessora al commercio del Comune di San Raffaele. E' lei stessa a raccontare come andarono i fatti: "Piena di entusiasmo e determinazione, ho partecipato a un progetto di integrazione - ha spiegato -. Credevo profondamente nella possibilità di costruire un ponte tra culture diverse, offrendo una nuova vita a chi scappava da situazioni disperate. Accettai di partecipare ai corsi di insegnamento della lingua italiana con gioia, certa che l’educazione fosse la chiave per un futuro migliore. Ma mai avrei immaginato che quel gesto di solidarietà potesse portarmi a vivere il dramma che sto affrontando oggi. Tra i migranti c’era Sudais, un giovane che si distinse per la sua intelligenza e voglia di apprendere. Iniziò una relazione con la figlia di un insegnante del Liceo Newton e, al termine del progetto, si trasferì a Milano con lei. Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, ma poi la mia vita è stata stravolta".

Presto le attenzioni del giovane iniziano a diventare insistenti, tanto da spingere Clara Marta ad iniziare a segnalare questi atteggiamenti all'autorità giudiziaria che arriva a formulare un provvedimento di avvicinamento alla vittima.

La spirale di violazioni

Sudais Konate non esita fin da subito a violare i provvedimenti imposti dal giudice. Già nel mese di febbraio era stato arrestato in flagranza per aver ignorato il divieto di avvicinamento alla donna. Successivamente, nonostante un breve periodo in carcere, l'uomo aveva continuato a tormentare Clara Marta, non rispettando nemmeno le misure più restrittive imposte dalla giustizia.

Dopo l'ennesima violazione, era stato stabilito per Konate il divieto di avvicinamento al comune di San Raffaele, dove la consigliera risiede, e l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico per monitorare i suoi movimenti. Tuttavia, anche queste misure si sono rivelate insufficienti: il 31 agosto scorso, durante i festeggiamenti patronali di San Raffaele, Konate si è nuovamente avvicinato alla consigliera, violando per l’ennesima volta il divieto e non indossando il braccialetto.

Questo ulteriore gesto di sfida ha portato all'ultimo e definitivo provvedimento di aggravamento della misura cautelare, con il conseguente arresto e il trasferimento in carcere a Ivrea. La procuratrice capo di Ivrea, Gabriella Viglione, ha confermato che ogni segnalazione ha attivato un nuovo provvedimento e ha annunciato che sono in corso ulteriori indagini per capire come l’uomo sia riuscito a eludere l’uso del braccialetto elettronico.

La testimonianza di Clara Marta

Clara Marta, comprensibilmente provata da quanto accaduto, ha scelto di non commentare pubblicamente. A parlare per lei è stato il suo legale, l’avvocato Andrea Bertano, che ha espresso il sollievo della famiglia Marta-Tubino per l'arresto di Konate. Tuttavia, in una lettera scritta prima dell’arresto, la consigliera ha voluto condividere la sua esperienza, testimoniando la lunga agonia che ha dovuto sopportare a causa dell’ossessione di Konate.

Nella sua lettera, Clara Marta ripercorre i momenti più drammatici della vicenda, iniziata un anno fa quando Sudais Konate, che aveva conosciuto durante un progetto di integrazione per migranti nel 2017, è tornato improvvisamente nella sua vita trasformando quello che era stato un gesto di solidarietà in un vero incubo.

"Un anno fa, Sudais è tornato da Milano e da quel momento sono diventata la sua vittima. Il suo amore non corrisposto si è trasformato in un'ossessione che ha invaso ogni aspetto della mia vita. Appostamenti fuori casa, dichiarazioni d’amore non richieste, una presenza costante che ha reso la mia esistenza un inferno", ha scritto Marta in una lettera.

La resistenza di una donna e madre

Il momento più sconvolgente per Marta si è verificato a gennaio, quando Konate è entrato in casa sua mentre erano presenti solo i suoi figli. "Il terrore che ho provato in quel momento è indescrivibile", ha raccontato la consigliera, sottolineando come inizialmente le istituzioni non avessero compreso la gravità della situazione, costringendola a lottare da sola per ottenere giustizia.

Solo grazie all'intervento di un amico avvocato e alla scoperta di nuove prove, che hanno rivelato la pericolosità di Konate anche nei confronti di altre donne, si è riusciti a imporre un braccialetto elettronico all'uomo. Ma nemmeno questo è bastato a fermarlo.

Le indagini continuano

Ora che Sudais Konate è nuovamente dietro le sbarre, per Clara Marta sembra finalmente giungere un po' di pace, anche se resta il timore che la vicenda non sia del tutto conclusa. La magistratura, infatti, continua le sue indagini per capire come sia stato possibile che un individuo già sorvegliato sia riuscito a eludere le misure imposte e continuare a minacciare la libertà della sua vittima.

L'arresto di Konate rappresenta un importante passo avanti, ma per la consigliera e la sua famiglia, la fine dell'incubo sarà tale solo quando si potrà tornare a vivere senza la paura costante di un nuovo attacco.

Clara Marta è consigliera Metropolitana di Forza Italia, consigliera comunale a Chivasso ed è stata candidata al Parlamento Europeo alle scorse elezioni

LA LETTERA DI CLARA MARTA

Mi chiamo Clara Marta, e oggi mi rivolgo a voi con il cuore afflitto, segnato da un dolore che non avrei mai immaginato di dover affrontare. Sono una donna, una madre, e una moglie che ha visto la sua vita trasformarsi in un incubo, un incubo fatto di paura, angoscia e solitudine. Questo incubo è iniziato un anno fa e da allora non ha più lasciato la mia esistenza. Vorrei condividere la mia storia, perché nessuno dovrebbe mai affrontare un'oscurità così profonda in solitudine.

Nel 2017, ero assessore al commercio del Comune di San Raffaele. Piena di entusiasmo e determinazione, ho partecipato a un progetto di integrazione per una comunità di migranti appena arrivati nella nostra città. Credevo profondamente nella possibilità di costruire un ponte tra culture diverse, offrendo una nuova vita a chi scappava da situazioni disperate. Accettai di partecipare ai corsi di insegnamento della lingua italiana con gioia, certa che l’educazione fosse la chiave per un futuro migliore.

Ma mai avrei immaginato che quel gesto di solidarietà potesse portarmi a vivere il dramma che sto affrontando oggi. Tra i migranti c’era Sudais, un giovane che si distinse per la sua intelligenza e voglia di apprendere. Iniziò una relazione con la figlia di un insegnante del Liceo Newton e, al termine del progetto, si trasferì a Milano con lei. Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, ma poi la mia vita è stata stravolta.

Un anno fa, Sudais è tornato da Milano e da quel momento sono diventata la sua vittima. Il suo amore non corrisposto si è trasformato in un’ossessione che ha invaso ogni aspetto della mia vita. Appostamenti fuori casa, dichiarazioni d’amore non richieste, una presenza costante che ha reso la mia esistenza un inferno. La libertà, che prima davo per scontata, mi è stata tolta.

A gennaio, Sudais è arrivato a compiere un atto che nessuna madre dovrebbe mai dover affrontare: è entrato in casa mia, quando c’erano solo i miei figli. Il terrore che ho provato in quel momento è indescrivibile.

Ho cercato aiuto e all’inizio la magistratura non ha riconosciuto la gravità della situazione. Mi sono sentita abbandonata, sola, ma non ho mai smesso di lottare. Grazie all’intervento di un caro amico avvocato, sono emerse nuove prove che hanno rivelato la pericolosità di Sudais: aveva già aggredito un’altra donna.

Solo allora le autorità hanno agito, mettendogli un braccialetto elettronico e arrestandolo.

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