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Cronaca

Consigliera metropolitana di Torino vittima di stalking: "Vivo in un incubo da un anno, aiutatemi!"

Nonostante il braccialetto elettronico e le disposizioni delle autorità giudiziarie, un uomo di nazionalità ghanese sta continuando a cercarla e a perseguitarla. Si è presentato anche in Città Metropolitana. Gli ultimi episodi nel fine settimana durante la festa del paese. La donna, esasperata, ha trovato il coraggio di raccontare la sua storia

Clara Marta

Clara Marta ha trovato il coraggio di denunciare pubblicamente l'uomo che da un anno le sta rendendo la vita un incubo

Quando mi hanno chiamato dalla portineria della Città Metropolitana di Torino, dicendomi che un ragazzo di nome Sudais aveva portato per me un mazzo di fiori per congratularsi della mia nomina, mi si è gelato il sangue nelle vene”.

Era il mese di luglio e Clara Marta di San Raffaele Cimena, consigliere comunale di Forza Italia a Chivasso, candidata alle ultime elezioni europee nella circoscrizione Nord-Ovest, era appena diventata consigliera della Città Metropolitana.

Da mesi, un anno per l’esattezza, Marta vive in un incubo che l’ha portata a presentare una serie di denunce alla stazione dei carabinieri di Castiglione Torinese per gli atti persecutori subiti da un uomo, molto più giovane di lei, di nazionalità ghanese di nome Sudais.

Le prime a febbraio 2024, che hanno portato le autorità ad arrestare lo “stalker” e ad imporgli l’utilizzo del braccialetto elettronico. Le altre lo scorso fine settimana, tra sabato 31 e domenica 1 settembre, quando l’uomo, non curante delle denunce ricevute per atti persecutori, si è presentato di fronte alla vittima durante la serata di festa di San Raffaele Cimena.

Quando l’ho visto, non ci potevo credere che fosse lui”.

Clara Marta è capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale a Chivasso

L’episodio del fine settimana è solo l’ultimo di una lunga serie di atti persecutori che hanno segnato l'ultimo anno di Clara Marta.

Tutto ha avuto inizio diversi anni fa quando, nel suo ruolo di assessore al commercio del Comune di San Raffaele, Marta si era occupata dell'integrazione di richiedenti asilo, tra cui Sudais.

Nonostante le sue buone intenzioni, la relazione di aiuto e amicizia che si era instaurata si è trasformata in un incubo quando Sudais ha cominciato a perseguitarla con messaggi, telefonate e appostamenti. Nonostante i ripetuti interventi delle forze dell’ordine, l'uomo ha continuato a ignorare le restrizioni imposte dalle autorità.

L’arresto di Sudais a febbraio non ha posto fine al dramma. Anzi, la sua liberazione e il successivo divieto di avvicinamento, che l’uomo ha violato più volte, hanno continuato a tenere Clara Marta e la sua famiglia in uno stato di costante terrore.

L’ultimo episodio, in cui Sudais si è presentato nuovamente alla festa di San Raffaele Cimena, ha spinto la consigliera a lanciare un accorato appello per ottenere maggiore protezione e sensibilizzare l'opinione pubblica sulla gravità dello stalking, fenomeno troppo spesso sottovalutato.

Nel suo racconto - che pubblichiamo per intero - Clara Marta racconta con dolore e lucidità la sua esperienza, evidenziando l'angoscia vissuta e la mancanza di un intervento deciso da parte delle autorità giudiziarie.

Nonostante il braccialetto elettronico e l’arresto, Sudais continua a rappresentare una minaccia reale e presente, mettendo in evidenza le lacune del sistema di protezione per le vittime di stalking. Clara Marta conclude con un appello alla solidarietà e alla lotta comune contro la violenza, nella speranza che la sua storia possa servire da monito e portare a un cambiamento reale nella tutela delle vittime.

Il mio incubo quotidiano: un invito a spezzare il silenzio 

Mi chiamo Clara Marta, e oggi mi rivolgo a voi con il cuore afflitto, segnato da un dolore che non avrei mai immaginato di dover affrontare. Sono una donna, una madre, e una moglie che ha visto la sua vita trasformarsi in un incubo, un incubo fatto di paura, angoscia e solitudine. Questo incubo è iniziato un anno fa e da allora non ha più lasciato la mia esistenza. Vorrei condividere la mia storia, perché nessuno dovrebbe mai affrontare un'oscurità così profonda in solitudine.

Nel 2017, ero assessore al commercio del Comune di San Raffaele. Piena di entusiasmo e determinazione, ho partecipato a un progetto di integrazione per una comunità di migranti appena arrivati nella nostra città. Credevo profondamente nella possibilità di costruire un ponte tra culture diverse, offrendo una nuova vita a chi scappava da situazioni disperate. Accettai di partecipare ai corsi di insegnamento della lingua italiana con gioia, certa che l’educazione fosse la chiave per un futuro migliore.

Ma mai avrei immaginato che quel gesto di solidarietà potesse portarmi a vivere il dramma che sto affrontando oggi. Tra i migranti c’era Sudais, un giovane che si distinse per la sua intelligenza e voglia di apprendere. Iniziò una relazione con la figlia di un insegnante del Liceo Newton e, al termine del progetto, si trasferì a Milano con lei. Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, ma poi la mia vita è stata stravolta.

Un anno fa, Sudais è tornato da Milano e da quel momento sono diventata la sua vittima. Il suo amore non corrisposto si è trasformato in un’ossessione che ha invaso ogni aspetto della mia vita. Appostamenti fuori casa, dichiarazioni d’amore non richieste, una presenza costante che ha reso la mia esistenza un inferno. La libertà, che prima davo per scontata, mi è stata tolta.

A gennaio, Sudais è arrivato a compiere un atto che nessuna madre dovrebbe mai dover affrontare: è entrato in casa mia, quando c’erano solo i miei figli. Il terrore che ho provato in quel momento è indescrivibile.

Ho cercato aiuto e all’inizio la magistratura non ha riconosciuto la gravità della situazione. Mi sono sentita abbandonata, sola, ma non ho mai smesso di lottare. Grazie all’intervento di un caro amico avvocato, sono emerse nuove prove che hanno rivelato la pericolosità di Sudais: aveva già aggredito un’altra donna.

Solo allora le autorità hanno agito, mettendogli un braccialetto elettronico e arrestandolo.

L'intervento dei carabinieri a San Raffaele Cimena sotto l'abitazione di Clara Marta per trarre in arresto il suo persecutore

Tuttavia, il dramma non è finito qui: è quasi incredibile, ma il 31 agosto, Sudais si è tolto da solo appositamente il braccialetto elettronico per venirmi a cercare. Una volta portato in prigione, il garante non ha ritenuto questo gesto importante, sottovalutando così la gravità della situazione.

In questo contesto, desidero esprimere il mio più profondo apprezzamento per le forze dell'ordine che, con il loro impegno e professionalità, mi hanno regalato attimi di libertà, proteggendomi in un momento in cui la giustizia sembrava invece non dare il giusto peso a fatti così gravi come lo stalking.

Questa è la mia storia, un racconto di dolore e di resistenza che, credo, meriti di essere ascoltato. Vi invito a unirvi a me nella lotta contro l’indifferenza e la violenza che, purtroppo, troppe donne devono affrontare ogni giorno. Insieme possiamo fare la differenza, insieme possiamo spezzare il silenzio.

Clara Marta, consigliera di Chivasso, Capogruppo di Forza Italia e,
soprattutto, una donna, madre e moglie

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