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Salassa
12 Aprile 2024 - 20:49
Abdelrhani Lakhrouti, imam della comunità islamica di Cuorgné
Restano in carcere Nourddine Lakhrouti e l'imam della comunità islamica di Cuorgné, Abdelrhani Lakhrouti, rispettivamente fratello e zio di Khalid Lakhrouti, il 44enne di Salassa trovato morto lo scorso 10 febbraio, soffocato nel corso di una pratica di esorcismo con rito islamico. Durante l'autopsia era stato trovato un bottone nella gola.
Il tribunale del Riesame di Torino ha bocciato la richiesta di scarcerazione da parte dei legali. Se per l'imam il collegio presieduto dalla giudice Loretta Bianco ha confermato in pieno le esigenze cautelari (è in carcere ad Aosta); per Nourddine Lakhrouti (avvocati Ferdinando e Fiorenza Ferrero di Ivrea) il tribunale delle Libertà ha, invece, confermato l'ordinanza di custodia in carcere ad Ivrea limitatamente ad un periodo di sei mesi sussistendo solamente il rischio di inquinamento delle prove.
In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, il legale della guida spirituale della comunità islamica, l'avvocato Alessandro Dimauro di Torino ha depositato la richiesta dalla pm di Ivrea Giulia Nicodemi di sottoporre l'imam ad un interrogatorio.
L'ex moglie della vittima, invece, Sara Kharmiz, è ai domiciliari.
I carabinieri di fronte all'abitazione di Salassa
Sono tutti accusati di omicidio aggravato. La vittima era stata sottoposta per tre volte all'esorcismo con rito islamico da parte dei parenti perché dicevano: «aveva il diavolo dentro». L'ultima, però, si è trasformata in tragedia con la morte di Khalid Lakhrouti, 43 enne, che viveva a Salassa. A condurre il rituale sarebbe stata la guida spirituale della comunità islamica di Cuorgné: Abdelrhani Lakhrouti, 52 anni, zio di Khalid. Sui social appare in numerosi video in cui recita le preghiere e legge il Corano.
Il motivo dell'esorcismo, secondo quanto dichiarato dall'imam ai carabinieri, era la convinzione che il nipote fosse indemoniato, addirittura affermando che il demone avesse richiesto "Dammi tua moglie".
Dopo la morte del 43enne, i tre indagati hanno tentato di ostacolare le indagini e di trasportare il corpo in Marocco. In un primo tempo la causa del decesso era stata attribuita a un'overdose. L'esito dell'autopsia ha stabilito che la causa era invece avvenuta per soffocamento.
Credenze religiose, riti purificatori violenti, abuso di cocaina. Questo il tragico cocktail che, secondo gli inquirenti avrebbe causato la morte di Khalid Lakhrouti, avvenuta il 10 febbraio scorso, tre giorni dopo aver compiuto 43 anni.
Nato a Khouribga, in Marocco, il 7 febbraio del 1981, Khalid viveva da anni in Canavese, a Salassa.
La morte per "sindrome anossica cerebrale", asfissia, il 10 febbraio scorso, sarebbe stata causata da un esorcismo al quale era stato sottoposto dallo zio, Imam di Cuorgné con l'aiuto del fratello di Khalid, Nourddine di 46 anni.
Il rito praticato da Abdelrhani Lakhrouti, guida spirituale della comunità islamica di Cuorgné, zio di Khalid, si pratica recitando la prima Sura del Corano Ayat Al Kursi davanti alla persona che ne ha bisogno, appoggiando la mano alla fronte stringendo con il pollice e il mignolo.
Si tratterebbe di un rito che avrebbe la durata di oltre mezz'ora, a seconda della necessità.
Khalid era stato sottoposto a quel rito perché avrebbe avuto "il diavolo dentro". Lo zio Imam si era recato presso casa del nipote già il 22 gennaio per tirargli fuori il diavolo dopo che Khalid gli aveva raccontato che il diavolo in persona era andato da lui chiedendogli di dargli la moglie.
Il 31 gennaio Abdelrhani Lakhrouti avrebbe girato anche un video per testimoniare quella possessione demoniaca, immagini dalle quali si vedrebbe "l'indemoniato" dare calci a vuoto facendo movimenti senza logica.
A quel rito, secondo quanto riferito da Abdelrhani Lakhrouti agli inquirenti, avrebbe partecipato anche un altro Imam Aziz Masnaoui, di Pont Canavese, specializzato proprio in esorcismi. L'Imam Masnaoui, alla vicenda giudiziaria è completamente estraneo.
Khalid sarebbe stato sottoposto a quella pratica per tre volte: la prima volta nella seconda settimana di gennaio, poi il 22 e il 31 gennaio.
Abdelrhani Lakhrouti sostiene che quello del 31 gennaio sarebbe stato l'ultimo esorcismo perché in quell'occasione, secondo lo zio Imam, il diavolo avrebbe definitivamente abbandonato il corpo del nipote negando un ulteriore finito tragicamente il 10 febbraio.
Eppure, secondo gli inquirenti, anche quello del 10 febbraio sarebbe stato un esorcismo, un rito violento finito male. Khalid che si ribellava alla pratica, sarebbe stato legato mani e piedi e poi soffocato con un corpo morbido.
Ciò che doveva essere un atto religioso si era trasformato in un incubo: Khalid legato mani e piedi e, in uno stato di alterazione psicofisica causato dall'assunzione di cocaina, era morto soffocato.
La morte sarebbe avvenuta per asfissia causata dalla pressione di un corpo soffice un processo con una durata che varia dai 4 ai 6 minuti e che non è stato sospeso nonostante l'evidente malessere della persona che era legata mani e piedi.
Nella trachea di Khalid è stato trovato anche un bottone a quattro fori, inghiottito, probabilmente durante il rituale mortale. E' risultato anche che aveva assunto cocaina in dosi da potergli aver causato un'intossicazione acuta.
Dai segni riportati, inoltra, sembrerebbe che l'uomo fosse stato legato mani e piedi e che si fosse divincolato cercando di liberarsi.
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