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Ivrea

Rubati i gioielli del Laos. Erano in mostra da Foravia

La titolare chiede più sicurezza. Giace ancora sul tavolo dell’Amministrazione comunale la richiesta di una telecamera...

Rubati i gioielli della Casa delle donne. Erano in mostra da Foravia

Con un sanpietrino, intorno alle 4 di questa mattina, ha mandato in frantumi la vetrina di Foravia in via Arduino 89. Il ragazzo non è ancora stato identificato. In esposizione c'erano dei gioielli “No war factory” promossi da "Lucy Associazione" e da altre organizzazioni del territorio, realizzati in Laos e ricavati da alluminio riciclato degli ordigni bellici risalenti alla guerra del Vietnam poi modificati e sottoposti a un processo di rifinitura prima di essere venduti come gioielli certificati atossici, esenti da nichel e naturalmente non radioattivi, infine impreziositi in Italia con pietre e argento. Non di grande valore, ma che avevano un significato molto profondo, più che altro simbolico per raccogliere fondi in favore delle donne Ucraine.

"Da qualche tempo il centro storico è fuori controllo - commenta con noi la titolare Rosella Cavallero, 56 anni - Qualche tempo fa c'è stato uno scippo e abbiamo avuto notizia di alcuni furti negli appartamenti. La zona e poco sicura. C'è il problema dell'illuminazione insufficiente. Avevamo richiesto all'Amministrazione una telecamera all’incrocio di via Riva ma non se n'è ancora fatto nulla... Aldilà del valore simbolico che è il danno più grande, non ci sentiamo più così sicuri. Non è una gran bella pubblicità per una città che vuole diventare turistica...".

Rosella Cavallero abita a Ivrea da più 30 anni. La sua creatura, Foravia, è aperta dal dicembre del 2021. E' una gastronomia ma anche un piccolo ristorante specializzato in cucina vegetariana che cerca di coniugare il cibo con la sostenibilità e l'iniziativa solidale.

"Collaboriamo con numerose associazione tra cui Lucy e Casa delle donne - aggiunge -  e stiamo ospitando delle mostre di quadri di Joey Guidone  e le fotografie di Paolo spagnoli ..."

"Quei gioielli - commenta Gabriella Colosso dell'Associazione Lucy - hanno, per noi un profondo e duplice significato. Li avevamo messi in vendita nell'ambito delle iniziative dello scorso 8 marzo. Il primo per non dimenticare ed aiutare il Laos che vanta il drammatico primato di Paese più bombardato al mondo. Con questo progetto, nato nel 2017, hanno trasformato "l'orrore generato dai conflitti in uno strumento per aiutare l'economia della popolazione e contribuire, attraverso le donazioni di una parte del ricavato dalle vendite, alle attività di bonifica. Il secondo  quello che un gioiello non è importante solo perché "brilla, è di valore" ma è di valore per quello che rappresentava prima: distruzione,  sofferenza e dolore ma soprattutto quello che può rappresentare dopo, la speranza di un mondo diverso, migliore e di un nuovo sorriso per quanti lo hanno perso perdendo una gamba, un braccio... grazie alle bombe i gioielli sono donna, e se sono ricavati dalle bombe, i gioielli sono ancora più belli e il riciclare per aiutare ci rende ancora più libere!".

Gabriella Colosso dell'Associazione Lucy

La protesta

Qualche mese fa in 44 avevano scritto al Comune, più specificamente agli assessori Giuliano Balzola (viabilità), Michele Cafarelli (lavori pubblici) e  Costanza Casali (commercio) chiedendo l’istituzione dell’isola pedonale di sabato e di domenica, ma anche e soprattutto una telecamera.

Commercianti di via Arduino, piazza Gioberti e via Guarnotta, tutti con il dito puntato contro i parcheggi selvaggi e la maleducazione di alcuni cittadini abituati da sempre a lasciare la macchina davanti alle vetrine dei negozi, tra le fioriere e i paletti. 

Luca Zurzolo, titolare de L’emisfero destro in via Arduino 131, aveva anche esposto un cartello con su scritto “Questo non è un parcheggio...!”. E c’era stato chi glielo aveva tolto, chi glielo aveva fatto cadere, chi se n’era semplicemente fottuto.

Degrado, negozi chiusi, macchine ovunque, furti, scippi, vetrine in frantumi. 

Siamo nel pieno centro storico, a pochi passi da qui c’è via Palestro, ma sembra di stare in un’altra città.

Tra le richieste dei 44 una telecamera in via Arduino angolo via Riva per “un maggior controllo delle soste non consentite” ma anche a questo punto per scoraggiare la micro delinquenza.

Aveva fatto seguito un primo sopralluogo tecnico del comandante Paolo Molinario, in compagnia di Ascom e dei tecnici della ditta che già gestisce gli altri tre varchi cittadini: uno all’imbocco di via Palestro davanti alla rotatoria di piazza Balla, un secondo in via Macchieraldo e un terzo all’inizio di via Arduino. 

Via Riva che è a senso unico  viene utilizzata da chi svoltando a sinistra si dirige verso piazza Maretta, per poi uscire in direzione di corso Garibaldi o raggiungere il Crist. 

La verità è che in tanti passano da via Riva per poi entrare nel primo tratto di via Arduino in retromarcia, eludendo così il varco all’altezza di piazza di Città. 

E’ del tutto evidente che con una quarta telecamera il divieto lungo il primo tratto di via Arduino sarebbe  difficilmente aggirabile.

E’ del tutto evidente che con una quarta telecamera i malintenzionati ci penserebbero su due volte prima di tirare i sanpietrini alle vetrine.

Manco a dirlo, dopo il gran can can dei primi giorni, con gli amministratori comunali tutti pronti a rilasciare dichiarazioni a destra e manca (“faremo, diremo, provvederemo) della quarta telecamera non s’è saputo più un bel cavolo niente.

La decisione se e quanto verrà presa sarà comunque squisitamente politica.

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