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Rivarolo

A scuola si crepa di freddo: gli studenti scendono in strada a protestare

"Siamo arrivati a un livello imbarazzante" recita un messaggio che girava nelle chat prima della manifestazione

Gli studenti rivarolesi stamattina in protesta

Gli studenti rivarolesi stamattina in protesta

"Dato il lungo periodo al freddo arrivato ad oggi senza miglioramento, e che non vede sbocchi per la poca considerazione della Città metropolitana di Torino, invito tutti i rappresentanti a comunicare nelle classi che alle ore 10.05 ci ritroveremo tutti nel cortile dell’Itis per stare un’ora fuori e valutare tutti insieme se rientrare oppure no".

Questo è l'incipit del messaggio che ha cominciato a circolare stamattina tra gli studenti dell'Aldo Moro di Rivarolo durante le prime due ore di lezione, quando gli allievi hanno capito che anche oggi avrebbero battuto i denti dal freddo. Così scrivevano e così hanno fatto: si sono ritrovati alle 10.05 di fronte all'Istituto per dare forma tangibile alla loro richiesta e alla loro rabbia.

Questa foto lo mostra più di tante altre: gli studenti in strada erano davvero tanti

Perché se hai 16, 17 o 18 anni e vieni a scuola, va da sé, non puoi morire di freddo. "Ci siamo stancati anche noi di stare al freddo e abbiamo l’autorizzazione di protestare anche dai piani alti - scrivevano gli studenti nello stesso messaggio -. La temperatura minima scolastica per legge non deve scendere sotto i 17 gradi ed oggi siamo tutti testimoni del fatto che siamo arrivati ad un livello imbarazzante".

Chi ha scritto il messaggio ci ha tenuto anche a sgomberare il campo dalle solite insinuazioni paternaliste che i più boomer, prevedibilmente, avranno pensato a vederli tutti lì, riversati di fronte all'Istituto: "Nessuno di noi lo fa per saltare scuola - hanno scritto - ma solo per essere ascoltati perché, a detta del preside, nulla fino a Natale cambierà. È l’unico modo di essere ascoltati, a scuola nessuno può farci nulla. Crediamo nella massima collaborazione di tutti e soprattutto buona educazione".

"Stare in classe era come stare fuori"

Elia ha diciott'anni. Da qualche mese è stato eletto rappresentante di istituto all'Aldo Moro. Un compito complesso, che richiede la capacità politica di saper ascoltare e canalizzare le esigenze dei compagni e delle compagne di Istituto. Stamattina, anche lui era lì tra gli altri studenti per dire basta al freddo in classe.

"Siamo entrati in classe stamattina - racconta - e i termosifoni erano freddi. Così ci siamo riuniti alle 10.05 e siamo scesi in strada. Perché tanto stare dentro o stare fuori non faceva differenza". In entrami i casi si crepava di freddo. "Dentro dobbiamo stare col giubbotto - racconta Elia - ma per la Legge non si potrebbe scendere sotto i 18 gradi".

Gli studenti hanno fatto tutto il possibile. Lo fanno da anni, perché da anni dura il problema. Gli hanno detto che il problema sta in una perdita nelle tubature. Hanno contattato prima il preside e poi Città Metropolitana. Nulla è cambiato. "Abbiamo pensato che l'unico modo che avevamo per farci vedere era organizzare una protesta simbolica in modo da farci sentire" dice ancora il rappresentante.

Per ora, sono stati sommersi solo di tante parole e pochi fatti. "Veniamo sempre rimandati alla prossima settimana - prosegue Elia - ma la settimana successiva non cambia nulla". L'esasperazione è tanta, e si è tradotta tutta in protesta: "La risposta alla manifestazione è stata altissima, almeno il 70% degli studenti sono scesi in strada con noi".

È il piccolo - grande dramma delle scuole, e delle scuole di provincia soprattutto: dimenticate, lasciate a sé stesse, abbandonate. Assieme agli studenti che, tra quelle mura gelide, provano a costruirsi un futuro.

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