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22 Giugno 2018 - 15:45
Nel 1679 il Marchese D’Oria acquistò il vetusto edificio un tempo fucina, prospiciente alla bealera di San Maurizio sulla strada per Robassomero. Ridare dignità alla decadente struttura convertendola in un filatoio di seta era nelle intenzioni del nobile signore nel 1692. Propositi che rimasero però tali. Conferma ne viene da un documento del 1752 dove l’antico luogo in cui si arroventavano i metalli era chiamato “Mulino della Fucina” e dunque riferimento per le cascine del territorio per la macina dei cereali. Vocazione che rimarrà immutata almeno fino al 1868: un’indagine storica allegata al piano regolatore della Città di Ciriè ratifica che il mulino a due ruote macinava grano, segala e meliga. Nel 1874 il nuovo proprietario il Cav. Antonio Remmert, nato ad Entrup nel 1823 in Prussia, alla macina delle granaglie sostituì la sua prima fabbrica di nastri e trecce, conosciuta in zona più tardi come la“fabrica veja”. Che il marchese nel pensato progetto di un filatoio di seta come nuova attività industriale al posto di quella agricola esistente, fosse stato all’epoca un antesignano lo dimostra il Casalis nel suo dizionario storico che ci fa sapere che “nel 1839 vi erano a Ciriè che aveva poco più di 3500 abitanti, tre filatoi di seta che davano lavoro a 256 persone. Una filatura di cotone con 24 operai. Tre filature di bozzoli, la prima con 66 fornelletti, la seconda con 40 e la terza (un miglio fuori dall’abitato) con 70 fornelletti. Due biancherie della tela che ne potevano contenere 6500 pezze, con venti persone addette a tale lavoro” (Notizie storiche di Ciriè-A.Sismonda). Allo stabilimento di via Robassomero la famiglia Remmert aggiunse nel 1884 in regione Vesco l’opificio “San Michele”, all’inizio del ‘900 in via Fratelli Remmert quello”Del Battandero” e “La Biancheria” in quella che è l’attuale area Ciriè 2000, fornendo a quell’epoca lavoro a 2400 operai addetti. Il Cav. Antonio Remmert morì il giorno di Natale del 1902. Il 14 luglio 1907 in suo onore “davanti a quelle fabbriche che prosperarono sotto la sua guida, fu inaugurato un busto in bronzo che porta la seguente iscrizione: “Perché più vivo rimanga il ricordo di chi, fra i primi, importò in Italia l’industria delle trecce, fonte precipua del benessere della Regione”(Notizie storiche di Ciriè-A.Sismonda). Secondo il censimento del 1921, Ciriè contava 8100 abitanti. Nella metà degli anni ’60 del secolo scorso i Remmert, cessata da tempo la produzione, cedettero lo stabilimento che lottizzato diede opportunità di apertura a diverse tipologie lavorative. Nei primi anni ’90 il complesso venne acquistato da NovaCoop che trasformato nell’odierno Centro Commerciale lo aprì al pubblico nel 1998.
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