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CIRIE. Ipca, come sarà utilizzato quel milione di euro

CIRIE. Ipca, come sarà utilizzato quel milione di euro

L’impermeabilizzazione della bealera per limitare l’alimentazione della falda acquifera inquinata e la sperimentazione di due tecnologie diverse che serviranno per portare a compimento la bonifica. Durante la seduta di Commissione Ambiente di giovedì scorso, l’assessore Alessandro Pugliesi e il tecnico dell’ufficio comunale Piero Bergamasco hanno spiegato come sarà impiegato quel milione di euro che il Ministero, in accordo con la Regione Piemonte, ha stanziato per la bonifica del sito dell’ex Ipca.

Siamo alle fasi iniziali - ha anticipato Pugliesi -. Aspettiamo che la Regione ci contatti per definire come muovere le risorse. Un milione non basterà per la bonifica, ma potremo partire con tutta una serie di interventi”.

Come tutti sanno, il sito è stato interessato negli anni da importanti fenomeni di contaminazione legati all’Ipca e alla successiva attività di gestione rifiuti dell’Interchim. “Attività - ha spiegato Bergamasco - che hanno lasciato una pesante impronta sull’ambiente, situazioni in buona parte già affrontate e risolte grazie agli investimenti del passato. Con una serie di indagini di caratterizzazione del sito, comunque, siamo arrivati a definire quali sono oggi le conseguenze, cioè la contaminazione del suolo interno al complesso con l’interessamento della falda acquifera superficiale che scorre sotto lo stabilimento”. La bonifica è complessa per l’estensione dell’area e per la composizione variegata dei contaminanti. “Delle aniline dell’Ipca, che hanno causato molti decessi, non c’è più traccia ormai - ha proseguito il tecnico -. Oggi abbiamo sottoprodotti legati più che altro all’Interchim. Sappiamo cosa c’è e dove, i terreni intorno alla fabbrica per fortuna non risultato inquinati e sono utilizzabili. Invece la falda superficiale trasporta le sostanze inquinanti dalla fabbrica verso lo Stura”. Ora, con quel milione di euro, il Comune potrà limitare l’alimentazione della falda, intervenendo sul canale che passa di fianco allo stabilimento. Limitare la penetrazione dell’acqua aiuta infatti ad avere una falda meno attiva. “Valuteremo poi i sistemi di trattamento all’interno dello stabilimento, con l’individuazione di un’area di prova e la perforazione di pozzi per l’estrazione dell’acqua dal sottosuolo - ha aggiunto Bergamasco -. Insieme al Politecnico abbiamo studiato due possibili tecnologie di intervento. Una riguarda un impianto di ventilazione, cioè l’iniettare aria nella falda per portare in superficie le sostanze inquinanti e aspirarle. L’altra, più innovativa, riguarda invece l’utilizzo di additivi chimici che modificano direttamente le proprietà degli agenti inquinanti e li neutralizzano”. Insomma si tira fuori l’acqua, si aggiungono gli agenti chimici e si rimette in circolo per permettere la “purificazione” della falda.

Dopo la prima fase di test, su un’area limitata, i tecnici e l’amministrazione sceglieranno quale tecnologia utilizzare per completare la bonifica su tutto il sito.

Con i due impianti pilota, peraltro, puliremo già una parte” ha sottolineato Pugliesi.

L’impermeabilizzazione del canale sarà il primo passo, mentre le due tecnologie di bonifica saranno attivate per due anni. I dati saranno analizzati durante il percorso e nei 6 mesi successivi dalla fine della sperimentazione. Per completare la bonifica bisognerà muoversi su tutte le altre aree del sito. E i costi? Dipende dalla sperimentazione che si rivelerà più utile. Con l’impianto di ventilazione la somma totale sarebbe di circa 2,5 milioni di euro, con l’utilizzo degli additivi invece si arriverebbe a 8 milioni.

Con questi soldi - ha concluso Bergamasco - sarà risolto il problema dell’esternalizzazione dell’inquinamento dell’Ipca, cioè il movimento dei contaminanti verso il territorio circostante. Per quanto riguarda l’utilizzo della struttura, invece, bisognerà poi fare ragionamenti successivi non particolarmente onerosi. Le zone più impattate potranno essere utilizzate ad esempio per i servizi, visto che la gente starebbe qui tra le 8 e le 10 ore al giorno, mentre le parti meno impattate potranno diventare residenziali”. Uno delle destinazioni ipotizzate, ad esempio, è quella di polo museale.

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